Argentina. La vera partita si gioca in farmacia
Sabato 10 novembre, sotto una pioggia torrenziale (che ha fermato una finale di calcio ma non loro), Semper, Agustina, Andrea e altri volontari hanno invaso le farmacie di Buenos Aires per la Giornata di raccolta del Farmaco...«Cari amici, è sera e sono stanco, ma felice. Mi sento come uno che ha preso parte a una festa durata ore e adesso ricorda alcuni momenti particolari». Ciò che scrive il nostro amico Semper riassume quello che abbiamo vissuto sabato 10 novembre. È qualcosa che ha avuto inizio in marzo, quando abbiamo cominciato a organizzare il nostro grande evento annuale, la Giornata di raccolta del Farmaco curata dal Banco Farmaceutico dell’Argentina, mettendoci in contatto con le istituzioni con cui avremmo collaborato per fare l’elenco dei bisogni. A giugno avevamo già l’adesione delle farmacie partecipanti, in agosto erano pronte le locandine, grazie a una donazione ricevuta, e le pettorine erano già in fabbricazione.
Il sabato della Giornata non è come tutti gli altri. Non solo perché sulla città di Buenos Ayres cade una pioggia torrenziale, ma perché questa sera si gioca una partita di calcio che monopolizza tutta l’attenzione del paese: Boca Junior contro River Plate, le due squadre più popolari dell’Argentina, nel duello finale per la Copa Libertadores. C’è attesa, nervosismo, dettagli dell’ultimo momento, messaggi via chat… Nessuno lo dice però, tutti pensiamo la stessa cosa, come scrive Semper: «Da qualche giorno avevo il presentimento che questa che questa sarebbe stata la peggiore giornata della nostra storia, dal punto di vista dei risultati. I pochi volontari, il clima, la partita, tutto sembrava cospirare contro di noi. Ma il messaggio provvidenziale che mi ha trasmesso Enrica mi ha cambiato lo sguardo: mi ha ricordato che la cosa importante non sono i risultati numerici. Davvero ho affrontato il sabato con un altro volto».
È questo che ciascuno decide dentro di sé senza dirlo. Io cerco di offrire persino la pioggia, perché quest’anno sono più consapevole un Altro che si farà presente durante la Giornata, che io devo solo offrire me stessa e consegnare il mio tempo e ciò che sono perché Lui agisca. Nel pomeriggio, poi, sarà con me Agustina, una ex-alunna che non ha esitato ad accettare il mio invito.
Anche per Andrea è la stessa cosa: «Essere volontaria del Banco Farmaceutico ha reso lieta tutta la settimana. Abbiamo cominciato venerdì con Guillermo distribuendo gli scatoloni nelle farmacie. Mi piaceva molto sentirmi parte di una storia comune e di questo progetto in particolare».
Il rapporto con i volontari, provenienti dalle città di Chascomús, Don Torcuato, Quilmes, è iniziato nei mesi precedenti alla Giornata; si è costituito un gruppo su WhatsApp e si sono svolti degli incontri perché tutti comprendessero a fondo la natura del Banco Farmaceutico. E la mia ex alunna Agustina è una dimostrazione del loro impegno. La osservo meravigliata, quando comincia il turno e scopro che, se in passato sono stata io la guida della ragazza che oggi mi accompagna, oggi è lei che guida questo pomeriggio: sorridente, vivace, amabile, amorevole, prende l’iniziativa di presentarsi e di spiegare quello che stiamo facendo a ogni persona che entra in farmacia. E io mi arrendo e la seguo, contagiata dal suo entusiasmo, seguendo il suo esempio quando, imperturbabile davanti al rifiuto di alcuni clienti o al gesto di fastidio di altri (pochi per fortuna), rinnova il suo slancio per avvicinare il prossimo cliente che entra malgrado la pioggia torrenziale e il vento che non cala.
Non è facile accostare i clienti per “chiedere”. Viviamo in un Paese in cui si ha sfiducia di tutto e dove c’è gente che chiede l’elemosina ai semafori, in treno, alla cassa del supermercato… Eppure accade una delle grazie più grandi: la trasformazione delle persone anche solo nei pochi metri che vanno dall’entrata al bancone della farmacia. Cosa succede in questo breve tratto? Cosa fa sì che uno che entra di fretta, fradicio e quasi scocciato perché lo fermiamo per invitarlo a collaborare, che ci guarda prima con fastidio, poi con attenzione, sia lo stesso che prima di uscire ci viene vicino e sorridendo ci lascia una saponetta, uno spazzolino da denti, un pettine? Il miracolo di un gesto.
Ancora, le parole di Andrea dicono bene tutto questo: «Mi è toccata la stessa farmacia dell’anno scorso. Quello che mi ha colpito di più è stato un ragazzo che mi ha detto di avere i soldi contati, per cui io non ho insistito. Eppure, prima di uscire, mi ha avvicinato e mi ha detto: “Voglio donare lo stesso”. Questa esperienza ha a che vedere con le nostre esigenze più profonde di dono e di amore».
Due volontarie si sono offerte di fermarsi quattro ore in più, vedendo che chi avrebbe dovuto coprire il turno successivo non arrivava; Ancora, altri in una farmacia che si era allagata non hanno voluto trasferirsi in un’altra perché quella era affidata a loro. Hanno dato una mano e in un’ora la farmacia era nuovamente in funzione. Ha scritto una donna, Betty: «Mi sento lieta per aver dato quel poco tempo a questa occasione umanitaria. Io sono arrivata in Argentina per un trattamento di fecondazione in vitro, che poi è fallito. Oggi sono contenta che quel poco che faccio è per il bene di un altro».
Dopo molta incertezza e attesa arriva la notizia che la partita tra Boca e River è stata rimandata. Fuori diluvia, e per qualche minuto la farmacia resta vuota. Mi stupisco che le commesse continuino a muoversi, si chiamano tra loro, si consultano… Intuisco che stanno raccogliendo i soldi per dare il loro contributo. Sono sei, e tutte partecipano per fare l’acquisto. Entuasiaste, desiderose di collaborare, liete. Alcune di loro mettono in bella vista sul bancone il nostro volantino. E diventano anche loro volontarie, un tassello fondamentale di questa Giornata.
Lo stesso accade in altre farmacie, come quella di Semper: «I commessi ci hanno domandato cosa stavamo facendo. Quindi, uno a uno, sono venuti a donare. Persino il simpatico ragazzo della sorveglianza».
I risultati della raccolta sono stati inferiori a quelli dell’anno scorso. La pioggia torrenziale, la partitissima da seguire a casa, il costo dei prodotti… Il saldo finale è stato di 1050 prodotti donati, poco meno di duemila euro. Eppure, nulla ha potuto impedire che si potesse svolgere un gesto bello, in cui si sono aperti i cuori generosi delle persone.
Finisce il giorno. Sono le 8 di sera e ha smesso di piovere. Mi fanno male i piedi e il mio animo è lieto. Salgo sull’autobus e vado a prendere il treno, che tarda ad arrivare. Salgo, mi siedo, il treno parte, mentre comincia a piovere a dirotto. Mi rendo conto di aver dimenticato l’ombrello sulla panchina del binario. E è tardi per recuperarlo. Mi consolo pensando nel mio cuore che questa perdita è niente in confronto al guadagno e alla ricchezza della giornata. Come dice l’amico Oscar: «Nella nostra esperienza l’uomo si commuove di fronte a una Bellezza, a qualcosa che si presenta nella vita di ciascuno, che rende possibile il cambiamento del cuore; uno si sorprende più umano e così tutto cambia. Questo è ciò che abbiamo visto sabato: donare noi stessi fa bene. Per questo la Giornata è stata un successo totale».