Un'assemblea sul Donacibo in una scuola di Seregno (Milano)

Donacibo. «Perché sei così contento quando uno è felice?»

Torna, dal 25 al 30 marzo, la raccolta di generi alimentari in 2500 scuole di oltre 100 città. Un'occasione di incontro per i volontari della Federazione Banchi di Solidarietà con i bambini, i ragazzi e le loro domande. Ecco qualche esempio
Massimo Piciotti

Una platea di classi di terza media in una scuola statale di Seregno, riunite in un grande auditorium. L'ennesimo gruppo di studenti di diverse età di fronte ai quali Giovanni si era trovato quel giorno a presentare il gesto del Donacibo che avverrà dal 25 al 30 marzo. Un incontro che inizia con le domande canoniche, quelle che ogni "buon" volontario si sente fare spesso in queste circostanze. E di fronte alle quali risponde quasi meccanicamente. «Come fate a incontrare le famiglie bisognose? Siete sicuri che sono davvero poveri? Perché non gli portate più pacchi se la famiglia ha veramente bisogno?». Poi, d'un tratto, si alza un ragazzo che si chiama Ayub e riapre il cuore di Giovanni con una domanda diversa dalle altre: «Perché sei così contento quando uno è felice?». Altro che risposte meccaniche, commenta Giovanni: «In questa domanda ho avuto una rilettura della mia esperienza che è quella del miracolo della contemporaneità di Cristo ora, nella mia umanità. Il gesto della caritativa, quello che faccio al Banco di solidarietà, sta aiutando la mia vita a tenere aperta la domanda a che questo miracolo accada in ogni istante della vita».

È forse sufficiente questa semplice testimonianza, per intuire quale grande occasione sia il Donacibo, il gesto promosso dalla Federazione Banchi di Solidarietà che ogni anno, durante la terza settimana di Quaresima, invita i diversi Banchi locali che lo desiderano ad incontrare i ragazzi delle scuole, dall'asilo alle medie superiori, chiedendo a loro, agli insegnanti e ai genitori di raccogliere e donare alimenti che saranno poi distribuiti ai poveri.

Questa la modalità. Dietro ad essa, però, non c'è altro che il desiderio di testimoniare come Gesù rende bella la vita. La domanda di Ayub, colpito dalla gratuità lieta di chi aveva incontrato, ne è la prova: il "cuore" del gesto non è un tentativo nobile e comunque non risolutivo di alleviare le sofferenze del prossimo, ma la necessità di cercare risposta al bisogno di speranza che ognuno, chi dona e chi riceve, condivide.

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Non c'è da sorprendersi del fatto che in tutta Italia l'iniziativa del Donacibo abbia avuto un notevole successo, raccontato dai numeri, per esempio, del 2018: al di là delle tonnellate di cibo raccolto – che, ovviamente, non sono secondarie e che danno un fondamentale sostegno all'opera dei Banchi – sono 2500 le scuole che hanno partecipato in oltre 100 città, e più di 500mila i bambini e ragazzi incontrati nel corso dei momenti di presentazione.

Come accaduto ad Andrea, un volontario del Donacibo: «In una scuola superiore, durante la presentazione, sono emerse una serie di provocazioni su chi siano i “poveri”. Un ragazzo affermava che non sono solo quelli senza soldi, ma le persone che non hanno emozioni. Sembrava uno slogan su cui passare oltre, come sembrava voler fare l'insegnante. Ma dietro a quella frase, forse banale, si nascondeva una profondità che poteva essere una ricchezza per tutti. Ne è nato un bellissimo dialogo con gli studenti dove è venuto fuori chiaramente che tutti siamo "poveri" perché bisognosi di essere felici ed il fare questo gesto è una possibilità di guardare questo bisogno per cui il cuore è teso a cercare chi lo soddisfa».