Jesolo. Marco Gallo tra i ragazzi di don Bosco
Hanno letto il libro del giessino morto in un incidente nel 2011. E hanno invitato gli amici e la sua famiglia a raccontare di lui alla loro festa. Ecco cosa è successo al raduno annuale del movimento giovanile dei Salesiani, davanti a settemila ragazziLe cose a volte prendono strade più grandi di quelle che possiamo pensare. Di certo nessuno l’avrebbe mai immaginato, qualche anno fa, che 7mila ragazzi, in gran parte dell’età delle superiori, si sarebbero trovati nel palazzetto di Jesolo (Venezia) per tentare di afferrare la storia di un loro coetaneo ormai morto. Uno spettacolo teatrale con scenografie imponenti, i balli, la messa, una serie di stand sparsi per la città. E l’adorazione eucaristica sulla spiaggia, sotto in un tendone che riporta la scritta: «Cristo o si rifiuta o diventa il punto fermo». Una frase di Marco Gallo, un ragazzo di Gioventù Studentesca morto in un incidente nel 2011, a 17 anni, e i cui scritti sono stati pubblicati in un libro (Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare, Itaca)
Negli occhi di quelle migliaia di ragazzi brilla una grande voglia di vivere e, soprattutto, non c’è nessuna vergogna, dinanzi alla città immersa nel carnevale. Tutto stupisce per la cura, per l’approfondimento che è stato rivolto ad ogni cosa. Una follia, una “gloriosa follia”, avrebbe forse detto san Paolo. Sono appartenenti al movimento giovanile dei Salesiani del Triveneto, e per il loro ritrovo annuale hanno scelto di guardare la storia di Marco. Una vicenda nata “per caso”: don Enrico, sacerdote salesiano, ha “incrociato” il libro, proponendolo come lavoro ai suoi ragazzi. Non un lavoro per modo di dire, si direbbe guardando i libri pieni di orecchie e foglietti dei quattrocento ragazzi che hanno curato l’organizzazione del gesto. Un lavoro, che li ha portati a decidere di contattare la famiglia di Marco, fino a invitarli al loro raduno. Ne è valsa la pena, a detta di uno dei responsabili, anche solo per vedere il cambiamento che questo ha generato in loro e in tanti giovani.
Alcuni amici e professori di Marco, insieme alla famiglia, sono stati arrivati, quindi, come ospiti a Jesolo. Come raccontano, si sono trovati davanti un palazzetto stracolmo e uno spettacolo teatrale, curato fino al dettaglio, sulla vita del loro ragazzo. Sullo sfondo, un gigantesco telone con alcune delle frasi prese dal libro di Marco, e, più grande di tutte, campeggiava la scritta: «Ma tu, sei felice?». E tutti i partecipanti avevano degli occhiali da sole con su scritto: «Ogni giorno scegli tu dove guardare», il leitmotiv del raduno.
Cosa li ha veramente colpiti, fino ad arrivare a quel punto? Non è la straordinarietà della vicenda, perché Marco era un ragazzo estremamente normale, anche nella sua eccezionalità. Forse è la radicalità di quelle domande e la serietà della ricerca, perché la ricerca della felicità non ammette sconti. Forse, più di tutto, la scoperta che una risposta, una vita come quella di Marco, è possibile anche per loro, che davvero “si può vivere così”. Ma, soprattutto, che il nostro cuore è «tatuato della nostalgia di Qualcuno di grande», come ha detto con fermezza don Igino, responsabile salesiano del Nord-Est, durante l’omelia nella messa. La vicenda di Marco mostra a tutti, ha ricordato il sacerdote, che il desiderio di donare la vita è iscritto nel Dna, ed è l’unica maniera per non perderla: «Dio ci ha fatti per l’eternità, per un amore che sarà per sempre. Ci ha fatti per amare all’infinito! La vera tentazione è di pensare che un amore così non esiste». Poco dopo, insieme a don Bosco, si è pregato per don Giussani e per il movimento di Comunione e Liberazione che ha generato la storia di Marco.
Durante la pausa del pranzo, tra i diversi stand nelle vie di Jesolo, molti sono andati a fare domande con una profondità disarmante alla famiglia e a chi ha conosciuto Marco. Sembrava quasi che, sul libro, alcuni dei ragazzi ne sapessero più di loro che hanno vissuto in presa diretta quegli eventi. Così, eccoli a citare episodi minori, colpiti nel vedere che quella storia è fatta di persone in carne ed ossa.
In mezzo a tutto questo era come se ci fosse sempre, nell’aria, una domanda: «Qual è il segreto della felicità?». La giornata si è chiusa con un lascito per la libertà di ciascuno, una proposta, che ognuno potrà leggere se vuole: tra gli scritti di Marco ce n’è uno particolarmente affascinante, che parla di un metodo per vivere pienamente la vita e per rispondere alle domande ultime, scritto per i giovani, raccontato da un giovane. Quei ragazzi l’hanno preso sul serio, al punto che lì a Jesolo si stava già inaspettatamente avverando, come in uno strano disegno che nessuno poteva prevedere.
Tutto ciò che è accaduto ha lasciato stupito chiunque abbia vissuto quella giornata, come una storia sfuggita di mano perché troppo più grande. Grande, perché abitata da Qualcuno più grande di noi. Così, di fronte al lavoro di questi ragazzi, al palazzetto, si può pensare solo a una «gloriosa follia».