Meeting 2021. Ecco le mostre
La sfida della secolarizzazione, le serie tv, Tolkien, Pasolini, le donne di Rose... Il menù delle esposizioni di Rimini, quest'anno "visitabili" online o in presenza, attraverso la prenotazione con l'AppOltre 40 anni di mostre e ogni anno almeno una rimane nel cuore: una frase, un’immagine, una battuta della guida, che spalanca poi un interesse che dura nel tempo. Nei padiglioni della Fiera di Rimini non ci saranno, neanche quest’anno, le folle di un tempo, ma sarà possibile godere di tutto ciò che il Meeting proporrà anche standosene a chilometri di distanza. Le mostre saranno tutte “visitabili” in modalità virtuale. E in presenza, attraverso la prenotazione dall’App del Meeting di Rimini. Ecco quali aiuteranno ad approfondire in varie modalità il tema di quest’anno: “Il coraggio di dire io”.
L’età secolarizzata in cui viviamo, caratterizzata in molti ambiti da un senso di incertezza, si presenta come una opportunità per riscoprire la vera natura della persona, la sua sete di verità, giustizia, bontà, bellezza. È proprio in momenti così che emerge l’irriducibilità dell’umano. Si intitola Vivere senza paura nell’età dell’incertezza un percorso espositivo che è una vera full immersion nella realtà contemporanea attraverso canzoni, interviste, clip di film, poesie, opere d’arte e immagini e, al cuore della mostra, le testimonianze di Julián Carrón, Rowan Williams, già arcivescovo di Canterbury, e Charles Taylor, professore emerito di Filosofia alla McGill University di Montreal.
«Perché siamo così affascinati, colpiti da questo mondo? Cosa ci troviamo di nostro? Perché vogliamo sapere “come va a finire”?». Stiamo parlando delle serie tv: un mondo in cui siamo immersi tutti (o quasi), soprattutto dall’inizio della pandemia. La mostra del Meeting Una domanda che brucia scava in questo recente e potente fenomeno, in cui «grazie a delle storie particolari emergono questioni che ci riguardano tutti». Attraverso Rust di True detective, gli scienziati di Chernobyl o Rue e Jules di Euphoria (per citarne solo alcuni) si andrà a indagare qualcosa di noi. «Vi accompagneremo in questo mondo, per sapere l’esperienza che fa chi lavora all’interno della produzione di un universo così complesso e ricco che ci affascina tanto» è l’invito di Davide Perillo, tra i curatori. E se per il visitatore sarà interessante venire a conoscenza di molti aspetti del “dietro le quinte”, altrettanto lo sarà il poter dialogare su aspetti, personaggi, interpretazioni in uno “spazio conversazione”.
Anche il padre de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli sarà presente al Meeting 2021 con The Tree of Tales. Tolkien e la polifonia della creazione: pochi autori come J.R.R. Tolkien hanno saputo creare personaggi la cui storia individuale collabora in modo attivo alla “polifonia della creazione” (come recita il sottotitolo della mostra). «Esaltare l’io non significa opporlo al noi ma portare l’io a cantare e suonare insieme ad altri, in una musica corale», spiega Giuseppe Pezzini, curatore. Tre le sezioni: la prima dedicata alla vita di Tolkien; la seconda al suo pensiero sulla creatività dell’uomo in rapporto a quella di Dio; l’ultima dedicata a Il Signore degli Anelli, guardato alla luce delle prime due sezioni. «Sarà un’esperienza digitale e immersiva», dice ancora Pezzini: «Ci saranno visite guidate, ma chiede una apertura del cuore e degli occhi per la novità della forma con cui si presenta».
Saranno sei grandi videoproiezioni a spiegare altrettanti capitoli della vita di Pier Paolo Pasolini nella mostra Io, Pier Paolo Pasolini, curata da Casa Testori. «Pasolini è ancora così parola viva che brucia anche a quasi 50 anni di distanza, perché, per destino, si era fatto carico di una ferita collettiva», spiega Giuseppe Frangi: «La sua forza sta dunque in questa coincidenza tra piano personale e piano pubblico. Pasolini è l’intellettuale italiano che come nessun altro ha messo il proprio io al centro della sua professione storico-poetico e letteraria. Ogni sua parola è sempre il tentativo di risposta all’inquietudine che lo pervadeva». Nei video sarà la sua stessa voce a parlare ai visitatori e a raccontare il suo essere un intellettuale senza patria.
Da una delle guerre etniche più sanguinose d’Africa (quella ugandese degli anni Ottanta) fino all’uragano Katrina, che nel 2005 ha messo in ginocchio la Costa del Golfo degli Stati Uniti. In mezzo, una donna, un prete brianzolo, uno degli slam più grandi al mondo, quello di Kireka, a Kampala, e lì due scuole. I lettori di Tracce conoscono già Rose Busingye e le “sue donne” del Meeting Point International, ma la mostra Tu sei un valore, attraverso grandi foto, video e audio, vuole svelare e approfondire una storia che ha dell’incredibile e che in 30 anni ha ridato dignità a gente che era convinta di non valere nulla, ha ridonato il gusto di una libertà nuova.
Il suo significato è “rottura” e indica cambiamenti repentini che portano a modi nuovi e differenti, rispetto al passato, di fare, pensare o interpretare ciò che ci circonda. Disruptive è il concetto che la mostra omonima vuole scoprire. Due anni di lavoro (con in mezzo la pandemia), portato avanti da una ventina di universitari, curiosi di individuare chi oggi voglia ricostruire, e affascinati in particolare dalla figura di Sergio Marchionne. Attraverso interviste inedite a personalità autorevoli, hanno messo sotto una lente un metodo manageriale: esso può raccogliere la sfida della ripartenza del nostro Paese? Per rispondere all’invito del presidente Mattarella, nel suo discorso di fine anno: «Questo è tempo di costruttori».
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Altre due mostre sul lavoro: Costruttori di futuro mette in luce le esperienze di realtà che si occupano di inclusione lavorativa per soggetti deboli, ancor più deboli oggi in tempo di pandemia: disabili, carcerati, Neet, migranti…E Non è mai troppo tardi, su formazione ed educazione, sulla connessione tra scuola, università e mondo del lavoro.
Centovent’anni fa nasceva Gino Cervi. Nel 1971 fa moriva Fernandel. Mentre Peppone e don Camillo iniziavano a calcare le scene della famosa serie nel 1951. Siamo quindi a un crocevia di anniversari dell’opera di Giovannino Guareschi, quel “Mondo piccolo” della Bassa parmense, dove tutto dell’umano è presente. Venti pannelli e un video comporranno la mostra 120 meno 50 uguale 70.
A partire da Ilario Fioravanti, maestro della scultura novecentesca, si sviluppa un percorso artistico fuori dalla Fiera di Rimini, al Part, Palazzo di Arte Contemporanea della città, dedicato alla scultura della figura umana, attraverso l’opera di artisti contemporanei, già affermati maestri o all’inizio di una carriera da consolidare. Opere e video sulla lavorazione degli artisti daranno corpo a Natura umana? A che immagine, a che oscura somiglianza, curata da Davide Rondoni, con inaugurazione il 18 agosto.
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