Pier Alberto Bertazzi

Bertazzi. «L'inizio è qualcosa di vivo ora»

Il messaggio di Julián Carrón per la morte di Pier Alberto Bertazzi, uno dei grandi amici di don Giussani. Da giovane universitario, fu tra coloro che usarono per primi il nome che divenne quello del nostro movimento
Julián Carrón

Amici,
oggi il nostro carissimo Pier Alberto Bertazzi è andato a raggiungere don Giussani, che gli è stato padre, avendolo introdotto fin da ragazzo all’esperienza unica del rapporto con Cristo, al quale si è consegnato totalmente, vivendo come memor Domini un’affezione a Lui più potente di qualunque circostanza avversa: «Rimanere, nel ’68, è stato una pura questione di affetto, perché c’era qualcosa che ci aveva preceduto che anche in quel momento era più determinante di qualsiasi stimolo e più affascinante di qualsiasi progetto e più consolante di qualsiasi compagnia che veniva proposta in alternativa», disse di sé.

Tra le tante cose di cui non gli saremo mai sufficientemente grati, c’è il regalo del nostro nome, che ci ha fatto quando era poco più che ventenne: «Mi venne in mente che noi volevamo parlare di due cose: la liberazione, ovvero l’istanza che condividevamo con tutti; e la comunione, ovvero ciò che secondo la nostra esperienza poteva realizzarla. Comunione/liberazione: le due cose a cui tenere». Don Giussani ne fu subito entusiasta: «Ecco, noi siamo il nome che si sono dati gli universitari», disse nel 1969.

La sua vita dice a noi qualcosa di decisivo, che nel 2014 Pier Alberto espresse così: «L’inizio di cui partecipiamo è per noi l’origine di una cosa che o è vera oggi oppure non è mai iniziata. Il fatto che quell’inizio sia mio non è il prodotto della lunga carriera che posso avere fatto, anche con qualche incarico e responsabilità; io partecipo di quell’inizio non perché c’ero ˗ anche se c’ero anch’io, amici; io c’ero! ˗. Non è questo il motivo per cui quell’inizio è interessante per me; lo è piuttosto se è qualcosa che è vivo ora, anzi, in qualche modo se è qualcosa che nasce oggi per me». Che semplicità occorre per ripetere con le parole di Pier Alberto: «Se c’è Lui, l’importante è che io sia teso a riconoscerLo, che io sia teso a seguirLo. All’inizio si può non cogliere che questo è un lavoro necessario; poi però diviene indispensabile che ci sia tu, con la memoria della Sua presenza, che non è soltanto il ricordo di ciò che ti è successo all’inizio, ma è anche il fatto di riconoscerLo adesso! Questo è il punto».

Alla fine di agosto Pier Alberto aveva voluto essere presente alla Diaconia della Fraternità a La Thuile, nonostante l’aggravarsi della malattia l’avesse molto debilitato. Prendendo la parola in quello che sarebbe stato il suo ultimo intervento, ci ha detto: «Io credo che sia fondamentale che noi teniamo conto del metodo che Dio ha seguito nella nostra storia; è come se ci avesse presi come il popolo ebraico. L’indiscutibilità di un metodo rispetto al quale sentirsi pieni, insomma, sentire che non manca niente, sentire che porta sulla strada giusta». Grazie, Pier, di esserci stato amico fino a questo punto! Fino a richiamarci alla conversione all’avvenimento presente, ricordandoci la strada che lo Spirito ha scelto per noi per portarci al Destino, quel Destino che ora finalmente vedi faccia a faccia.