La Colletta a Catania

Colletta 2021. Catania, un raggio di sole dopo il temporale

La XXV Giornata di raccolta del Banco alimentare ha fruttato 7mila tonnellate di alimenti che verranno ridistribuiti nei prossimi giorni ai poveri. Ecco cosa è successo alle pendici dell'Etna, a poche settimane dall'alluvione
Giuseppe Di Fazio

Piove di primo mattino in questo ultimo sabato di novembre a Catania. Ma oggi non viviamo i momenti di paura di tre settimane fa, quando tutta la città si allagò e il lungomare vicino al supermercato dove ci troviamo adesso per la XXV Colletta alimentare fu invaso dalle acque e chiuso a pedoni e traffico. Di quei giorni dell’alluvione in città restano ancora le ferite. Decine di aule scolastiche inagibili (con gli studenti tornati forzatamente alla didattica a distanza) e molte case del centro storico o della zona Sud lesionate.

Quando, verso mezzogiorno, la pioggia lascia il posto al sole, l’umore della gente cambia e lo vediamo bene nel dialogo con le persone che vengono a fare la spesa. E non solo perché il tempo si è messo al bello. La Colletta stessa è come quel raggio di sole che spunta dopo il temporale. È il segnale che il disagio sociale, la povertà economica ed educativa, l’emigrazione dei giovani e la disoccupazione non sono l’ultima parola. Basta uno sguardo umano, un gesto di gratuità e di condivisione per trovare la forza di ripartire.



A fine giornata saranno 7mila le tonnellate di cibo raccolte in tutta in Italia, con l’aiuto di oltre 140mila volontari in 11mila supermercati, in attesa di vedere anche i risultati della Colletta online e con le Charity Card in vendita sul web e alle casse dei vari esercizi che proseguirà questa settimana. Anche in Sicilia i numeri quest’anno sono stati importanti: 800 supermercati coinvolti, con più di 9mila volontari all’opera e 670 strutture caritative che, in tutta la regione, beneficeranno nei prossimi giorni del cibo donato dai siciliani e raccolto dai volontari. Cifre di tutto conto, ma sempre poca cosa rispetto all’immensità del bisogno, penso mentre vado al supermercato sabato mattina, e trovo speranza soprattutto guardando i volti dei volontari miei compagni di cammino (fra questi, anche mia moglie Graziella) e della gente che dona.

Il capo-equipe del supermercato dove sono volontario è la signora Pina, una nonna con una storia singolare. Ha superato da un po’ gli 80 anni, ma continua ad avere la passione e l’energia di una ventenne. La sua casa dal portone verde nel popolare quartiere Cappuccini è da 25 anni il punto di riferimento del Banco di solidarietà che assiste più di 100 famiglie bisognose della zona. Pina è divenuta volontaria quando la figlia si è trasferita per lavoro a Milano. Era stata la giovane, con l’aiuto dell’allora sua insegnante di religione del liceo - ancora oggi all’opera nel quartiere - ad avviare un’attività di doposcuola per i bimbi del quartiere (Catania, da tempo, ha il triste primato della dispersione scolastica a cui si accoppia l’alto numero di reati minorili). Poi, dal doposcuola, si passò anche alla condivisione dei bisogni delle famiglie, da quello alimentare a quello sanitario.

A sostenere la signora Pina, come volontari della Colletta ci sono tanti amici della Associazione Cappuccini. Anzitutto, il presidente Johnny, con la moglie Ester. Lui è un prof di Educazione fisica e un preparatore atletico di squadre di calcio giovanile. Anche Johnny ha cominciato a frequentare il quartiere e a sostenere la Colletta alimentare da studente dello storico liceo Spedalieri, e da allora non ha mai smesso la caritativa. La maggior parte dei suoi compagni di cammino, nell’arco degli ultimi quattro anni, ha lasciato Catania per ragioni di lavoro: molti sono andati in Lombardia, altri in Emilia, altri ancora a Roma. Tutti, però, sono rimasti legati agli amici di Catania continuando a vivere un momento stabile di caritativa. Come se quel gesto settimanale di gratuità ripetuto per anni avesse segnato la vita al punto da non riuscire a rimanere indifferenti di fronte al bisogno di chi soffre.

Al supermercato, il lavoro per la Colletta è assegnato con metodo. La signora Pina sovrintende a tutto, dal primo momento alla fine. All’ingresso si alternano sei volontari, mentre al punto di raccolta del cibo ci sono i più giovani, che selezionano la merce, chiudono i pacchi quando si riempiono e li trasportano in una zona dedicata, in attesa del furgone che li trasporti alla sede del Banco Alimentare. Tra i giovani forzuti che spostano gli scatoloni con gli alimenti già selezionati c’è Francesco, 26 anni e un lavoro precario. Lui è un ragazzo dei Cappuccini. «Perché fai il volontario?», gli chiedo in un momento di pausa. E lui: «Perché un tempo sono stato dall’altra parte». Da bambino ha sperimentato il doposcuola gratuito dei volontari. Poi si è allontanato e per alcuni anni, a causa di difficoltà familiari, ha vissuto in una situazione di marginalità. Un giorno, è tornato nel cortile dove i volontari del suo quartiere facevano caritativa: «Questa è casa mia», ha detto. Da allora, ogni settimana è fedele nell’aiutare i volontari nella distribuzione delle buste con le derrate alimentari alle famiglie bisognose.

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Con Francesco ci sono anche Teresa, Elena ed Edith, studentesse dell’università; ci sono due prof universitari; c’è Marco, un tecnico specializzato che lavora alla zona industriale, e c’è Salvo, laurea in Giurisprudenza e impiego in un’agenzia di vigilanza. A quanti portano verso la loro postazione derrate alimentari da donare ai poveri essi dicono un «grazie di cuore». Ma, cosa strana, sento spesso da parte di chi dona la replica: «Grazie a voi, che ci siete». Sì, un volto lieto e un gesto di condivisione possono riaprire il cuore di tanta gente alla speranza più di tante analisi e di tanti progetti pur giusti.