Giacomo B. Contri (Foto Archivio Meeting)

Giacomo Contri. L'amicizia e il "pensiero di Cristo"

Tra i più autorevoli psicoanalisti italiani, compagno di strada di don Giussani fin dalla prima ora. I lettori di "Tracce" lo ricordano per la rubrica che ha curato dal 1994 al 2008. Il ritratto di un amico, a pochi giorni dalla morte
Giuseppe Frangi

Giacomo Contri era persona che metteva sempre al lavoro. Per questo ha detto bene don Gianni Zappa, parroco della chiesa di San Marco, nell'omelia in occasione delle esequie, che una preghiera come L’eterno riposo poco si adatta ad uno come lui. Giacomo Contri è stato un amico e compagno di strada di don Giussani, fin dalla prima ora. Era psicoanalista, tra i più autorevoli in Italia, traduttore degli scritti di Jacques Lacan. Cattolico, si definiva appartenente alla Chiesa come «realtà giuridica e non mistica»: i lettori di Tracce hanno potuto conoscerlo grazie alla rubrica Enciclopedia che ha tenuto dal 1994 al 2008.

Contri è stato amico in senso pieno di tanti. Amicizia per lui è una categoria di prim’ordine; per questo ha sempre provveduto a sgomberarla da ogni cedimento sentimentale («non sta rinchiusa nella fogna intimistica», ha scritto in uno dei suoi quotidiani Think!, il periodico online). Amicizia per lui è mettere o tenere in azione il pensiero nella relazione con chi gli è appunto “amico”.

Il prototipo a cui Giacomo si è sempre rifatto è proprio quello di Gesù, primo tra questi “amici del pensiero”. E all’esplorazione del “pensiero di Cristo” ha dedicato un’attività costante, liberante e generatrice appunto di amicizie, che necessariamente sono amicizie tutt’ora in atto, come ha sottolineato don Zappa nella sua predica. Il “pensiero di Cristo” rimesso in campo da Contri è un pensiero eminentemente economico, legato alla proposta fatta da Gesù stesso del «centuplo quaggiù». È un pensiero legato quindi ad un principio positivo di “convenienza”, plausibile, razionale, incontestabile. Win win, si direbbe oggi. Scrive in uno dei suoi Think!: «C’è l’eccezione di Gesù, un ebreo verace che parlava sempre di soldi: l’albero si giudica dai frutti, cioè dai suoi prodotti, c’è poi la parabola dei talenti (o delle mine) in cui figura anche il capitale finanziario, inoltre estraeva soldi dalla bocca dei pesci, apprezzava le perle, ed era amico di pubblicani e prostitute cioè di gente che faceva soldi in proprio: sono solo alcuni esempi di un rabbino economista».

Contri motivava gli amici a disinnescare il pensiero passivo, quello abitudinario che fa sponda sul sentimentalismo anche nell’approccio alla narrazione evangelica. Ne avevamo conosciuto il metodo con l’esperienza di Sanvoltaire, la rubrica settimanale tenuta su Il Sabato tra 1988 e 1993, poi raccolta in volume (introvabile, ma scaricabile sul sito www.operaomniagiacomocontri.it). Rifarsi a Voltaire e dargli addirittura la patente di santo, con quella punta di ironia che in Contri non manca mai, era un richiamo a “mettere la testa”, a investire sul «pensiero del quale siamo normalmente indotti, magari con la nostra complicità, a rinunciare». Il suo modo di procedere nello scrivere e nel ragionare è sempre preciso, ma volutamente arduo: costringe così ad “aguzzare l’ingegno”, seguendo un detto che certo non gli dispiace. Il pensiero per Contri è esperienza che indaga in ogni contesto: non c’è ambito dell’attualità o della storia che non lo riguardi e che non venga rimesso in gioco nel segno di una chiarezza logica che è frutto e garanzia di una sanità mentale. Infatti ci tiene al riparo dalle derive dell’occultismo, cioè da quello spazio in cui il potere si muove più a suo agio nella manipolazione delle intelligenze.

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Ovviamente con Contri accade di assistere a dei ribaltoni rispetto all’immaginario, anche buono, con cui siamo abituati a convivere. A proposito di ribaltoni mi ha sempre colpito, per esempio, il suo approccio alla figura di Maria, riproposto più volte nei suoi Think! . A proposito dell’episodio dell’Annunciazione, stando proprio alla lettera del testo di Luca, osserva come «questa dodicenne evoluta e smagata, in un processo decisionale rilevante faccia tutto da sola, non chieda consiglio a genitori e preti, senza neanche perdersi in sessantottine “contestazioni”». Osservazione semplice, quasi terra terra, ma oggettivamente aderente alla realtà della narrazione evangelica. Osservazione che oltretutto allarga la stima nei confronti di Maria, ragazza decisamente al passo coi tempi. Eppure non ci avevamo mai pensato. Grazie Giacomo.