Don Carlo Carubelli

«Tutto accade perché Lui accada»

Il 2 maggio è morto a 77 anni don Carlo Carubelli. Sacerdote ambrosiano, ha vissuto intensamente l'esperienza del movimento. «Sono felice perché so che da sempre Cristo mi aspetta e contempla il mio cuore». Qui l'omelia ai suoi funerali
Fabio Coppini

«Parlare di don Carlo significa parlare di un uomo». Così ebbe a dire il mio padre biologico un giorno definendo don Carlo: un uomo maturo, cioè un uomo pronto alla realtà e capace di insegnare ad altri a vivere intensamente la realtà.
Ho sempre pensato che la grandezza e l’autorevolezza di un padre stiano nella capacità e nell’abitudine (intendendo il senso nobile di questa parola) di indicare una paternità più grande. Un padre libera, con un padre fai l’esperienza di un’appartenenza che libera, rende liberi, lascia liberi. Così lui non ci ha mai evitato la fatica del rapporto con il reale, non si è mai sostituito a noi. Questo padre è un sacerdote.

Quando sono venuto qui a Rho a trovarlo, gli ho raccontato delle questioni della Chiesa, della Diocesi, delle fatiche di tanti sacerdoti e laici, e lui mi ha risposto così: «Tutto accade perché Lui accada: sappiamo già della tribolazione, di cosa si lamenta la gente, Lui lavora per rimettere a posto le cose».

In casa di riposo a Segrate quando era evidente il decadimento, in un giorno in cui era lucidissimo, mi ha detto: «Ho desiderato sempre di stare con Lui, adesso mi viene a prendere».

Chi ha conosciuto don Carlo capisce queste parole. Chi l’ha conosciuto ha fatto esperienza di questo: ci ha detto «venite», perché aveva Cristo da farci «vedere». Con lui era evidente che «Gesù non è proprio morto!», come qualche giorno fa mi ha detto una ragazzina dopo un’esperienza intensa di fraternità: «Gesù non è proprio morto!».

Ha aiutato molti, tutti quelli che incontrava, a guardare e usare l’inquietudine del cuore, la tristezza che ci definisce, a viverle come la condizione per aprirci al Mistero. Mentre ci mostrava che noi stessi siamo domanda, ci offriva un’amicizia vera.

Nel 1991 scrive: “L’amicizia vera non ha nulla da invidiare al matrimonio, stesso mistero, l’uno però è sacramento, è esclusivo, l’altro è solo analogicamente mistero». Indicava poi l’abbraccio di san Giovanni Paolo II col Primate di Polonia: teneva la foto nel suo studio e chi ci è stato se lo ricorda benissimo.

Dice ancora: «Sono stupito del tuo stupore, Gesù, per me che ti sto accanto, mi abbracci perché sei risorto, poi mi abbracci nell’Eucarestia, la Chiesa, gli amici, CL, le montagne, il cielo e cerchi sempre il mio cuore. Tu solo Signore Gesù non mi stanchi mai. Sono felice, chissà come sarà bello il paradiso».

Sacerdote del 1972, andava fiero della sua classe, dell’autorevolezza dei suoi amici. Raccontava dello studio e del divertimento fatto di molti scherzi. Proprio lì si colloca l’inizio di una storia nuova, di un’amicizia più matura con Cristo, l’incontro con il carisma di don Giussani, che darà una direzione definitiva alla sua vocazione.

Scrive qualche anno dopo nel 1986: «Sono felice! Felice perché il Signore da sempre mi ha pensato, da sempre mi ha amato, in Cristo per lo Spirito Santo, … e in ogni istante mi ama. Felice perché mi si è fatto incontro col battesimo, felice perché mi ha regalato la Chiesa suo corpo nella quale ho la certezza della sua Presenza e sperimento la sua Compagnia viva. Sono felice perché sono prete, sacramento del suo essere Buon Pastore. Felice perché lui mi ha fatto incontrare CL che mi ha educato al rapporto con la sua misericordia. Sono felice perché tanti sono i segni che mi parlano di lui (Giovanni Paolo II, don Giussani, amici, la realtà che mi è regalata, il tempo che passa)».

Per Don Carlo così la vita diventa dono lieto di sé. Scrive: «Oggi domenica ho corso tutto il tempo. Mi hai consegnato, Gesù, al tuo corpo, mi hai goduto mentre mi consegnavo al tuo corpo. Adesso è sera; mi vuoi totalmente per Te, come se tu fossi geloso, è un po’ di Paradiso. Mi hai sposato Signore Gesù: siamo 1!».
Poi appunta: «Solo la missione esprime la verità dell’incontro». Ecco perché per don Carlo la vita diventa puro dono di sé. Così tutta la vita non può che essere missione per lui sacerdote, come per tutti.

Quello che oggi nella Chiesa è priorità, la Fraternità Sacerdotale, per lui è esperienza viva. La Chiesa è vita che dà vita, rende la vita più vera e quindi utile al mondo. In una piccola introduzione dice così: «Oggi mi offro per te, e quindi per il Papa, per CL, per la Chiesa, per i miei amici, per me e per il mondo intero».

Parla poi della fraternità sacerdotale come luogo dell’abbraccio di Gesù e dell’educazione a Lui. Dice: «Ho una fraternità di preti (cardinale Schuster) luogo fantastico per vedere e vederci. Vorrei che l’Amicizia personale con amici intimi (pochi… uno) sia dimora … Altrimenti meglio non averne! Solo nella santità può fiorire l’amicizia. Tu Gesù sei il mio amico. Prendi la mia vita, per i miei amici, per CL (è troppo bello il movimento)».

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«Ogni sera Gesù sto in braccio a te. Fa che io stia ogni istante in braccio a te specialmente quando mi prendi nelle circostanze del movimento con il quale mi fai stare in braccio a te, sempre, in ogni istante. La mia fraternità di preti (Schuster) luogo certo dell’educazione ad essere te».

Il 22 febbraio del 2005 scrive: «È morto Don Giussani, niente cambia rispetto a prima… Anzi adesso lui è più vicino a ciascuno, perché tutti si abbia a vivere il movimento sul suo carisma. Prima era necessario prendere appuntamento per parlargli, adesso, invece, lo si può fare direttamente. Al suo funerale è un popolo che si è mosso, la responsabilità è che continui il carisma e il popolo: se Dio vuole! Sono infinitamente tranquillo. La fraternità di CL è pedagogicamente l’evidenza più autorevole per me del tuo Corpo Ecclesiale».

Il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo, l’uomo mendicante del cuore di Cristo. Così scrive ancora nel 1986: «Sono felice nonostante quello che sono, nonostante i miei difetti, la mia povertà e i miei peccati…! Felice perché so che da sempre Cristo col Padre e lo Spirito Santo mi aspetta, ogni giorno lui mi contempla, innamorato, il mio cuore, perché io possa contemplarlo in eterno in comunione con il Padre e lo Spirito Santo in comunione con Maria, i santi e con tutti i miei fratelli. Amen».