Andrea Riccardi (©Ansa)

Riccardi: «Ma chiedere il dialogo non è utopia»

Su "Avvenire" parla il fondatore della Comunità di Sant'Egidio: «Papa Francesco ha chiesto a Putin di fermarsi per il bene del suo popolo e a Zelensky di aprire al negoziato: ecco l'obiettivo»
Luca Liverani

Una «profonda preoccupazione» per il rischio nucleare. La necessità vitale di «riaprire il dialogo per il bene degli ucraini, dei russi, degli europei». E l'opportunità di una «grande manifestazione apartitica per dare voce al diffuso sentire popolare che esprime desiderio di pace». Per Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, bisogna ripartire dall'appello del Papa ai presidenti russo e ucraino lanciato domenica scorsa.
«Viviamo una grande, profonda preoccupazione. L'Ucraina è dilaniata e 6 o 7 milioni di suoi cittadini sono fuggiti dalla loro patria. Anche i giovani russi soffrono per la guerra. Ma c'è dell'altro: abbiamo la sensazione, e speriamo sia solo una sensazione, di essere sull'abisso di uno scontro nucleare. Mai siamo stati in questa situazione. Ricordo, ero piccolo, la vicenda di Cuba, Kruscev contro Kennedy. Ma era una situazione molto diversa. Oggi questo rischio nucleare sembra permanente, viene evocato, minacciato. Molti dicono che è solo un fantasma, ma chi può esserne certo?
Mi chiedo se stiamo costruendo una prospettiva futura per l'Ucraina, la Russia, l'Europa e per il mondo. Oppure ci facciamo trascinare dagli avvenimenti in cui nessuno ha un disegno, ma ci troviamo in una catena perversa di azione e reazione. Questa è la grande e profonda preoccupazione condivisa da tanti in Italia e nel mondo»...

Continua a leggere sul sito della Comunità di Sant'Egidio (Da Avvenire, 9 ottobre 2022)