Io e quei ragazzi presi come me
Tremila studenti che scelgono di passare il ponte dell'Immacolata seguendo gli Esercizi Spirituali degli universitari di CL. Le lezioni di don Francesco Ferrari, l'assemblea con Davide Prosperi... Cronaca di tre giorni sorprendentiChiunque frequenti giovani universitari con una certa regolarità si stupirà della notizia: circa 3.000 ragazzi si sono radunati al RDS Stadium di Rimini per seguire insieme degli Esercizi spirituali, da venerdì 9 a domenica 11 dicembre – usando in questo modo, dunque, il ponte vacanziero dell’Immacolata. Cosa ha spinto questi ragazzi a tale scelta? Cosa li ha mossi fin qui? Nei giorni che ho avuto la fortuna di passare a Rimini, partecipando agli Esercizi di Comunione e Liberazione Universitari, sono stato seriamente colto da questa curiosità. Vorrei allora provare a raccontare quello che ho visto, anche alla luce di alcuni dialoghi che ho avuto prima, durante e dopo questo evento.
Anzitutto, questi giovani hanno una grande e profonda domanda di senso, di felicità, di compimento di sé. Si respira chiaramente come molte soluzioni “facili” proposte dal mondo, dal potere, dal pensiero dominante (il denaro, la popolarità, il successo, lo sballo, ecc.) lascino il cuore insoddisfatto. Nei tanti ragazzi e ragazze che ho visto e che conosco rimane radicata, forte ed esplosiva, una domanda di essere felici – felici davvero. Don Francesco Ferrari (Fra, il sacerdote che ha guidato gli Esercizi) ha chiamato questa domanda “desiderio di libertà”, desiderio di amare e di essere amati (di essere “voluti”!), incondizionatamente e totalmente. Si può dire che ciò che caratterizza il modo con cui questi ragazzi concepiscono sé stessi è la consapevolezza di avere un animo inquieto.
Tuttavia, i giovani che ho visto agli Esercizi non sono accumunati solo da una grande domanda: essi hanno potuto vedere una risposta al loro cuore inquieto. Nel decidere di partire, di investire il tempo in queste giornate, hanno affermato che l’esperienza che stanno facendo nel movimento di CL “vale la pena”, perché ha indicato loro una risposta, da sperimentare e verificare: l’incontro con Gesù. È successo un fatto straordinario e inatteso: qualcuno ha detto che la loro domanda non va dimenticata, sopita, nascosta, perché una risposta esiste, è concreta, è un Uomo realmente esistito e Lo possono incontrare e seguire. Su questa risposta, stanno investendo energie e tempo, e stanno verificando la corrispondenza con la loro grande domanda di senso e di felicità. È stato per me stupefacente vederli impegnati a prendere appunti sulle lezioni di Fra, ascoltare le testimonianze del sabato sera sui martiri cristiani contemporanei, formulare le domande a cui si è risposto in dialogo con Davide Prosperi la mattina di domenica, seguire attentamente la Messa. Io conosco bene molti di loro che erano lì a Rimini: sono come tutti, distratti e superficiali come tanti compagni (e come tanti adulti, come me!), ma hanno sentito l’annuncio di un Uomo (Gesù) che si pone come risposta al loro cuore, l’annuncio di Colui che li può rendere liberi e felici. È l’aver ascoltato questo annuncio, avergli dato credito, che li ha messi insieme e li ha portati a Rimini a seguire gli Esercizi.
Non è tutto, però: nell’andare dietro alla risposta che hanno visto, ciascuno non è solo. Questo è un fattore che si vede subito, osservando come sono vissute certe amicizie tra loro. Se guardo alla mia esperienza, è molto importante non essere soli, per non smarrire la strada incontrata, per non dimenticare l’annuncio ascoltato. Infatti, l’esperienza che questi ragazzi stanno facendo è che anche aver incontrato una risposta alle domande del proprio cuore, e decidere di seguirla, a volte non basta. Viviamo in un contesto sociale e culturale in cui le distrazioni, i messaggi fuorvianti, le “tentazioni di superficialità” sono tante e tali da indurci a distogliere l’attenzione dalle nostre domande e dall’incontro fatto. L’esperienza che questi ragazzi stanno facendo è che la compagnia di amici che vivono con loro il movimento è il più potente aiuto a stare sulla strada, e a verificare continuamente la pertinenza della risposta incontrata a tutte le esigenze della vita: dalla ragazza amata allo studio, dal rapporto con i genitori alla passione per il calcio e le serie TV. Dentro l’amicizia che ho visto tra i ragazzi in questi giorni, c’è una promessa grande, che Fra ha riassunto così: «Le due sponde che custodiscono lo scorrere del fiume che è il nostro cammino sono la preghiera e la compagnia». In un ambiente, come quello universitario, che suggerisce un modello superficiale o funzionalistico delle amicizie, questa profondità di rapporto che invece caratterizza l’amicizia tra i ragazzi del Clu è una possibilità direi straordinaria. Ognuno di loro ha deciso di dare fiducia alla compagnia che ha incontrato, e mi pare una scelta molto saggia vedendoli in azione durante gli Esercizi: aiutarsi a vivere qualche momento di silenzio, fare assemblee per approfondire il contenuto delle lezioni, cantare e pregare insieme in salone.
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Gli Esercizi sono stati un momento potente e convincente per ricordare a ciascuno di noi che vivere facendo esperienza del compimento dei nostri più profondi desideri è possibile. Lo si può fare seguendo gli amici che con noi e più di noi danno credito all’annuncio di un Fatto straordinario che ha abbiamo incontrato nelle nostre vite. L’avventura che ora attende i 3.000 amici universitari che ho visto a Rimini è la stessa che accompagna ogni mia, ogni nostra giornata: che l’incontro con quel Gesù – testimoniato e descritto così bene durante gli Esercizi – possa essere sempre più approfondito, verificato, sperimentato e amato nella vita di ogni giorno, dentro ogni circostanza.