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«Il cristiano dev’essere per forza uno Spartaco»

Indifferenza, estraneità, solitudine. La realtà dei ragazzi è preda di un'omologazione da «abbandono, assenza di idee, mancanza cronica di una proposta da parte degli adulti». In un contributo di Giancarlo Cesana su "Tempi", la risposta di don Giussani
Giancarlo Cesana

«Sono Elena di Firenze. Dopo un mese di scuola una ventina di persone hanno occupato il mio liceo. È successo che il nostro manifesto d’inizio anno è subito sparito, i giornalini che stavamo facendo sono stati strappati perché erano considerati strumenti di plagio e quindi da distruggere, mi hanno impedito di parlare con studenti che venivano a chiedere il mio giudizio, addirittura mi hanno minacciato di non farmi entrare a scuola perché sono di Cl, e io volevo domandarle: perché tanta ostilità nei nostri confronti?».

Questa è una domanda posta a don Luigi Giussani durante una riunione di responsabili di Gioventù studentesca del 1994. Don Giussani decide di rispondere «adeguatamente» e «analiticamente», perché si tratta della domanda che lui stesso si era fatto quarant’anni prima, quando aveva cominciato la sua attività di insegnamento della religione in un liceo pubblico, «salendo i famosi quattro gradini al Berchet tra il marciapiede e l’ingresso della scuola […] entravo per sfatare, per combattere questa domanda: perché tanta ostilità?».

Voglio qui riprendere la risposta perché dura e di forte richiamo alla presenza e al giudizio sul mondo che ci circonda. Mi permetterò di citare con una certa abbondanza, perché non se ne può fare a meno se si vuole rendere il tono e la tensione del discorso. Il testo, tratto da Realtà e giovinezza. La sfida (pagine 105-112), mi è stato segnalato dal mio amico Michele Cantoni, appassionato insegnante in una scuola superiore di Lugano. «Sembra veramente un’altra epoca», dice Michele. Come manifestazione di comportamenti, abbastanza, dico io, come sostanza mica tanto. Vediamo...

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