Il “Concerto per la pace e l’amore fra i popoli” al Centro congressi Papa Luciani di Padova

Padova. Nel buio della tragedia, la luce della speranza

A 25 anni dall'evento che sconvolse la comunità di CL e l'intera città, una messa ha ricordato le vittime, i feriti e i tanti miracoli accaduti. E un concerto ha legato la memoria di quei fatti al dramma della guerra
Eugenio Andreatta

Fu un evento che segnò la città di Padova. Venticinque anni fa, il 5 gennaio 1998, mentre un gruppo di famiglie legate al movimento si era ritrovato per il ritrovo del “pan e vin”, il tradizionale falò dell’Epifania, nel cantiere di quello che poi sarebbe diventato il Centro congressi Papa Luciani, un’improvvisa esplosione causò la morte di una bimba di 8 anni, Giulia Vianello, e di un uomo di 32, Massimo Paulon, di professione cuoco, e il ferimento di oltre quaranta persone.

Un evento tragico, luttuoso, ma che creò immediatamente una catena di preghiera e di solidarietà che si è prolungata fino ad oggi, grazie anche alla vicinanza di don Giussani, don Giacomo Tantardini ed Enzo Piccinini. Una guida per tutti furono le parole del breve messaggio di don Giussani all’indomani della tragedia. Ciò che è successo, scriveva, «(…) senza che possiamo capire la modalità con cui Dio sugli uomini agisce, è un richiamo alla conversione nostra, perché ognuno di noi dia il suo apporto nella sua storia alla gloria di Cristo, crocifisso e risorto. Viviamo perciò tutti insieme il dolore di questo momento».



Per ricordare l’evento, ancora molto vivo, la comunità di Padova ha invitato la cittadinanza a partecipare a una Messa in ricordo di Giulia e Massimo e in ringraziamento per la guarigione dei numerosi feriti, che si è tenuta giovedì 5 gennaio nella basilica del Santo, che nel 1998 fu il luogo della supplica di tutta la comunità per gli amici coinvolti.

«Tutto sarebbe rimasto assurdo e incomprensibile se in quel buio non avesse fatto irruzione una luce amica», ha ricordato don Lucio Guizzo nell’omelia. «Come “un faro e un punto di svolta”. Gli occhi si aprono e il cuore schiantato dal dolore e in angoscia per chi lotta tra la vita e la morte, ricomincia a respirare con speranza. Allora dobbiamo essere pieni di gratitudine per questi volti che il Signore ci ha mandato per impedirci di soffocare nella disperazione. Sono stati giorni di dolore e pieni di miracoli. Chi li ha visti con i suoi occhi può raccontarli. Ed è vero che il cuore si è dilatato. La misteriosa morte di Gesù, unico senso possibile di ogni morte e di ogni dolore, e compiuta nella risurrezione, ha aperto la strada alla conversione».

Antonietta Assini al pianoforte

Il 5 gennaio anche la stampa locale ha dato un ampio rilievo alla ricorrenza. Il Mattino di Padova ha dedicato una pagina intera all’intervista a Sara Vianello, sorella di Giulia, che ricorda i giorni terribili del ’98. «Da un lato c’erano la tristezza e il peso di avere i miei sempre al capezzale di mia sorella», racconta Sara, «dall’altro c’era la sensazione di essere supportata, il fatto di sapere di non essere mai sola in un momento difficile». Anche vedere come i genitori, Vincenzo e Mara, affrontavano la situazione è stato di aiuto. «Mai ho sentito nelle loro parole rancore o desiderio di rivalsa», spiega Sara. «In loro ho sempre visto una grande dignità, fede. Il loro modo di essere mi ha dato grande serenità e il loro atteggiamento ha evitato che a devastazione si aggiungesse altra devastazione. Alla tristezza e alla fatica di quel periodo si è contrapposto il sostegno del movimento, che pur segnato dalla tragedia è sempre rimasto unito e non ci ha mai lasciati soli, a partire da don Tantardini. Sono nate tante amicizie».

Oltre alla Messa, per iniziativa di un gruppo di genitori, con l’aiuto delle scuole “Romano Bruni” e della cooperativa sociale Work Crossing, sabato 14 gennaio al Centro congressi Papa Luciani è stato proposto il “Concerto per la pace e l’amore fra i popoli”, con composizioni di Scarlatti, Ginastera, Chopin, Rachmaninov, Barvinsky, Brahms. Il concerto è nato da un’idea della pianista Antonietta Assini, per esprimere in un momento storico caratterizzato da conflitti persistenti e diffusi (la “Terza guerra mondiale a pezzi” tante volte evocata da papa Francesco), un grido di pace e di fraternità che prorompe dai compositori classici di ogni età e nazione.

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«I brani che sono stati scelti», così ha introdotto il concerto Eleonora Ferrari, figlia di Guido, ferito gravemente nello scoppio del ’98, «illuminano aspetti diversi della convivenza pacifica tra popoli e nazioni: dal cuore dell’uomo, luogo in cui nasce il fondamento di una pace duratura, all’amore alla propria terra, all’aspirazione alla libertà fino alla lotta contro l’oppressore, al senso di libertà irriducibile simboleggiato dai popoli gitani». Con un gioco molto libero di associazioni, ad ogni brano è stata collegata una poesia (da Jacopone da Todi a Neruda, da García Lorca a Mickiewicz) che ne esprime lo spirito.

«Mi ha molto colpito, una volta composto il programma del concerto», aggiunge Antonietta Assini, docente di pianoforte al Conservatorio di Aosta, «scoprire che gran parte degli autori prescelti avevano fatto l’esperienza dell’esilio o comunque della lontananza forzata dalla propria terra. Da Chopin, esule per tutta la via dalla sua amata Polonia, a Ginastera, oppositore della dittatura argentina, all’ucraino Barvinsky, confinato per dieci anni nei gulag, la cui carriera fu spezzata dal regime sovietico. Sono autori che con la loro potenza espressiva raccontano molto bene cos’è la “profezia per la pace” che il Papa ci ha chiesto il 15 ottobre scorso».