Il cardinale Kevin Joseph Farrell celebra la messa agli Esercizi della Fraternità di CL. Rimini, 15 aprile 2023 (Foto Roberto Masi/Fraternità CL)

«Il fondamento della nostra fede è un fatto: Cristo è risorto!»

L'omelia del cardinale Kevin Farrell agli Esercizi della Fraternità di CL (video e testo). Qui anche il video del ringraziamento di Davide Prosperi e il saluto del Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita
Kevin Joseph Farrell*

Cari fratelli e sorelle,
in questa ottava di Pasqua viviamo ancora della pienezza di luce, di pace e di gioia che promana dalla vittoria di Gesù Cristo sulla morte. Il Vangelo che abbiamo ascoltato è tratto dalla cosiddetta “finale canonica di Marco”, assente nei più antichi manoscritti del secondo Vangelo, ma ricca di contenuti per la nostra fede. Ricorre più volte il tema dell’incredulità degli Apostoli: essi non credono alla testimonianza di Maria Maddalena che dice loro di aver visto Gesù vivo, non credono neppure alla testimonianza di altri due discepoli che hanno incontrato Gesù: «Mentre erano in cammino verso la campagna». Gesù stesso, infine, apparendo loro «mentre erano a tavola», li rimprovera «per la loro incredulità e durezza di cuore».

Questa persistente e quasi ostinata incredulità degli Apostoli è un aspetto importante che la rivelazione neotestamentaria ci ha trasmesso, senza eliminarlo né “addolcirlo”. Tante volte nella storia si è cercato di attaccare il credo cristiano dicendo che la risurrezione di Gesù sarebbe un mito creato dalla comunità dei suoi primi discepoli, frutto di esaltazione collettiva o della glorificazione postuma del maestro, come avvenuto in molte altre credenze religiose del passato.

In realtà, proprio la sorprendente testimonianza dei racconti evangelici contraddice tutte queste ipotesi. Il gruppo dei discepoli di Gesù non si trovava affatto in uno stato di “esaltazione collettiva”. Al contrario, i Vangeli ci dicono che erano timorosi, angosciati e abbattuti. E neppure si riscontra in loro un atteggiamento di facile credulità o di inclinazione al misticismo religioso. È chiaro, infatti, come abbiamo ascoltato dal Vangelo odierno, che l’idea stessa che Gesù fosse ancora vivo sembrava incredibile per gli Apostoli. Fu estremamente difficile per loro convincersi che Gesù aveva vinto la morte!




Dunque, proprio l’incredulità degli Apostoli è un segno forte di credibilità del Vangelo. Al cuore della nostra fede non c’è un mito, non c’è un’illusione collettiva, non c’è una leggenda creata dalla comunità a scopo consolatorio. No! Il fondamento della nostra fede è un fatto: Cristo è risorto! Cristo ha veramente vinto la morte! Cristo, risorgendo, è entrato con la sua santa umanità nella dimensione stessa di Dio e dell’eternità! Questo avvenimento inaspettato e stupefacente è stato riscontrato da molti testimoni oculari, come stiamo ascoltando in questi giorni nei racconti delle apparizioni del Risorto che la liturgia ci propone.

Sono convinto che anche voi abbiate fatto esperienza di Cristo risorto nella vostra vita, per questo siete qui, per questo siete nella Chiesa, per questo cercate di vivere da cristiani nel mondo di oggi. Cristo risorto lo avete incontrato nella comunità cristiana che vi ha trasmesso autorevolmente la Sua parola: nella parola della Chiesa, infatti, riconosciamo la voce stessa di Cristo vivo che parla al profondo del nostro cuore. Nella comunità cristiana avete riconosciuto Cristo risorto «allo spezzare il pane», come avvenne per i discepoli di Emmaus. Nella comunità cristiana avete incontrato il volto misericordioso di Gesù risorto che ha risposto con il perdono al nostro peccato, alla nostra indifferenza, alla nostra superbia, come avvenne per san Paolo sulla via di Damasco. Nella comunità cristiana avete incontrato Cristo risorto che ci ha donato il suo Spirito che è diventato in noi fonte di rinnovamento, di rinascita, di illuminazione e di infinite energie creative da mettere al servizio dei fratelli, come avvenne per i discepoli a Pentecoste.

Carissimi, la comunità cristiana nella quale avete incontrato Cristo risorto ha assunto per voi il volto concreto della Fraternità di Comunione e Liberazione. Qui forse vi è capitato di incontrare una «Maria Maddalena» che vi ha parlato di Gesù con gratitudine e trasporto. Qui vi siete imbattuti nei due discepoli «di ritorno dalla campagna» che con entusiasmo vi hanno detto di aver fatto un incontro sconvolgente.
Forse anche voi all’inizio avete reagito con «incredulità» e «durezza di cuore», ma poco a poco la serenità, la ragionevolezza della fede e la gioia di chi vi ha portato l’annuncio vi hanno conquistati. Quei cristiani si mostravano certi di un destino buono che sta all’origine e al culmine della nostra esistenza, un destino che ci è venuto incontro e che si è fatto conoscere. Questo vi ha affascinato. Il modo di vivere e di stare insieme di coloro che dicevano di aver incontrato Cristo, il loro coinvolgimento appassionato con la vita, che non escludeva niente dai loro interessi, tutto questo vi ha sorpreso e ha fatto nascere in voi il desiderio di vivere anche voi a quel modo. Avete pensato che se Cristo è colui che aiuta le persone a vivere in modo così pieno e felice, e così autenticamente umano, allora vale la pena accoglierlo e seguirlo.

Ed effettivamente, incominciando a seguire Gesù e a vivere nella compagnia dei suoi discepoli, avete cominciato a sperimentare una grande pace, avete cominciato a scoprire con sorpresa che in Cristo c’erano le risposte alle vostre domande e ai vostri desideri più profondi, e che il vostro sguardo sulla vita, la vostra umanità, il vostro lavoro, le vostre amicizie, la vostra capacità di amare, tutto ha acquisito una nuova profondità e una maggiore “verità”. Questo, in effetti, significa incontrare Cristo risorto. È un evento di rinascita, di trasformazione, di rappacificazione interiore ed esteriore.



Conservate sempre gratitudine al Signore per questa immensa grazia e anche per quegli “strumenti” concreti dei quali il Signore si è servito: le persone, il carisma, la comunità. Conservate anche la lucidità e libertà di ritenerli strumenti per l’incontro vero e proprio, ossia quello con Cristo risorto.
Nel racconto di Marco abbiamo ascoltato che proprio ai discepoli così «increduli e duri di cuore» Gesù affida la missione di «proclamare il Vangelo ad ogni creatura». A tutti noi, anche se deboli e con una fede spesso vacillante, Gesù affida grandi compiti. Mi ha colpito il passaggio di una lettera, che mi è capitato di leggere di recente, scritta da don Giussani nel 1960, quando sognava di partire missionario in Brasile assieme ad un gruppo di giovani.

«Solo “il mondo intero” è l’orizzonte del cristiano e “chi lavora senza questo ideale potrà essere accanitamente onesto, riccamente asceta, magari eroico, ma non cristiano vero”». Sono vere queste parole di don Giussani! E così anche tante altre sue parole, ancora da valorizzare e da assimilare appieno. Vi invito perciò a tornare all’integrità di insegnamento di don Giussani, che costituisce una grande ricchezza per la Chiesa oggi.
Davvero l’incontro con Cristo risorto allarga i nostri orizzonti e ci apre al «mondo intero», ci mette nel cuore il desiderio di raggiungere ogni uomo e di portare a tutti la gioia della Buona Notizia. Anche voi non perdete mai questo sguardo universale, questo impulso missionario e questo amore grande verso tutti gli uomini che Gesù indica ai suoi discepoli e che don Giussani ha sempre sentito ardere dentro di sé.

Questa missione universale della Chiesa, anche se portata avanti con slancio ed entusiasmo, non sarà mai facile, anzi incontrerà opposizioni, come abbiamo ascoltato nella prima lettura. Il racconto degli Atti, però, testimonia che, di fronte alle proibizioni di annunciare Cristo e di operare guarigioni «nel suo nome», Pietro e Giovanni conservano una grande franchezza e libertà di spirito, e affermano: «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato».
Questa testimonianza apostolica è di grande aiuto per noi. Appare qui che il “carisma” di Pietro e degli Apostoli è proprio quello di tener vivo l’annuncio del Vangelo, anche quando questo si scontra con l’indifferenza o addirittura con il rifiuto del mondo. Perciò, solamente se manteniamo salda la comunione con Pietro e con la Chiesa avremo anche noi la forza di dire: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini». Il nostro legame con i successori degli Apostoli conferisce garanzia di ecclesialità e autorevolezza al nostro annuncio, e ci aiuterà a non essere “annunciatori di noi stessi”, bensì persone afferrate dal Mistero, risorti anche noi con Cristo e annunciatori della sua vittoria sulla morte. È il servizio prezioso che noi cristiani siamo chiamati a svolgere per amore agli uomini e alle donne del nostro tempo: mantenere il mondo aperto al mistero di Dio, annunciare con la vita il “fatto” indubitabile della risurrezione di Cristo, con tutta la luce e la speranza che da essa promanano.

Che la Vergine Maria vi sostenga nel vostro cammino cristiano e nella missione che il Signore affida alla vostra Fraternità e a ciascuno di voi individualmente. Amen.

*Cardinale Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita