«A Trieste un clima nuovo. Al centro educazione e pace»
Il vicepresidente della Fraternità di Cl, Cesare Pozzoli, intervistato su "Avvenire": «Dobbiamo saper cogliere le opportunità che si aprono, senza pregiudizi. Se si torna a parlare di quoziente familiare dobbiamo confrontarci entrando nel merito»«A Trieste ci siamo ritrovati come popolo: ognuno con la propria responsabilità, il proprio carisma, ha risposto all’appello del Papa, nella “Fratelli tutti”, a rendere visibile e incontrabile da tutti la grazia ricevuta con la fede cristiana». Per Cesare Pozzoli, avvocato giuslavorista, vicepresidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, dalla Settimana sociale scaturisce un «impegno comune, con modalità nuove, per rimettere al centro la persona nel suo rapporto originale e irriducibile con Dio, in una società che vede l’uomo sempre più connesso eppure sempre più solo. Ma nuovo ho trovato soprattutto il clima, in cui i cristiani si sono riscoperti fratelli».
Con quali implicazioni?
L’approccio, anzitutto, che ho visto rilanciato a Trieste, è quello di San Paolo – che don Giussani amava evocare -: «Vagliate ogni cosa e trattenetene il valore». Mossi da una passione per l’uomo siamo chiamati a sperimentare soluzioni concrete ai vari bisogni sociali, a partire da una concezione integrale della persona. Ma la soluzione , ha ricordato recentemente il Papa, non può ridursi a mero assistenzialismo. Penso al lavoro: c’è bisogno di favorire nuove opportunità, ad esempio nel campo della formazione, così che la persona ritrovi una sua strada professionale. Non basta una rendita fittizia.
La terribile vicenda di Paderno Dugnano ci ha riportati alla drammatica realtà della “banalità” del male che irrompe in una famiglia “normale”.
Quel dramma ci riguarda, non può lasciarci indifferenti, abbiamo pensato e ne è nata una riflessione dal titolo “Il male e l’amore che salva”. Di fronte a un’emergenza educativa che chiama in gioco famiglie e insegnanti ci siamo chiesti se davvero la libertà è assicurata dall’assenza di legami e non invece da un serio impegno con il senso della vita. Ma abbiamo voluto cogliere anche l’aspetto positivo che anche una vicenda come questa ci mostra: i nonni che non hanno lasciato solo quel ragazzo, Riccardo, affermando un legame con lui, pur dentro quel male sconfinato. Come cristiani siamo chiamati a dare testimonianza del bene trasmessoci da Colui che ha dato la vita per noi. Ma questa vicenda ci dice anche che, se il male è fra noi, la guerra non si vince solo con la diplomazia.
Sulla pace il documento di Trieste ha segnato un bel momento di unità.
È un cammino di lavoro per tutti. Al Meeting, ad esempio, sono intervenuti Bassam Aramin e Rami Elhanan, un israeliano ed un arabo, ricevuti anche dal Papa, che, anni fa, hanno perso a causa del terrorismo e della guerra le figlie di 10 e 13 anni, ma sono stati capaci di perdonarsi a vicenda. La pace nasce così, dal riscoprirsi uomini, parte di un destino comune, come testimoniato dal cardinale Pizzaballa a Rimini. E ognuno nei suoi gesti quotidiani può mettere il suo tassello, ha ribadito il cardinale Zuppi sempre al Meeting.
Ma anche le istituzioni debbono metterci del loro.
Anzitutto l’Europa per la sua storia e l’origine da cui è nata. Ma a nel contesto Ue non la si è messa davvero a tema, men che meno nei primi atti del nuovo Parlamento europeo. Nostro compito è anche fare di tutto per riportare la pace nell’agenda dei governi e delle istituzioni internazionali.
Centralità della persona vuol dire anche aiuti alle famiglie.
La famiglia è l’asse portante della società, a prescindere dall’esser credenti o meno la lotta alla denatalità è un’assoluta priorità. Il governo è tornato a parlare di sostegno fiscale a chi fa figli. Ecco, è importante che si approfondiscano nel dettaglio le proposte emerse, da parte di tutti. Evitiamo di perdere buone occasioni a causa delle contrapposizioni. Ma sono tanti i punti in cui, come cristiani, possiamo dare il nostro contributo insieme. Penso all’emergenza carceri. O al recupero dei giovani segnati da problemi psicologici, dall’emarginazione o da dipendenze distruttive.
Dall’esperienza di Cl nasce anche il Banco Alimentare.
È un’opera interessante non solo perché offre una risposta tangibile al bisogno di ben 6 milioni di italiani, ma anche per il metodo sussidiario, che coinvolge imprenditori, supermercati, volontari e associazioni. E per la compagnia che viene offerta a chi è sostenuto. Il giorno della colletta alimentare è un gesto di carità molto significativo per il nostro Paese, che coinvolge anche decine di migliaia di amici credenti e non per contribuire al bene comune.
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A Trieste è venuta fuori anche una rete di amministratori che intendono confrontarsi ora anche a livello locale, oltre gli schieramenti.
È il metodo giusto, analogo a quello seguito dal Meeting, che chiede ai politici che hanno un ruolo istituzionale di confrontarsi sui singoli temi, senza steccati o pregiudizi. L’impegno politico è una forma di carità che noi sosteniamo offrendo un punto di paragone per giudicare ciò che accade, lasciando alla responsabilità e all’intelligenza di ciascuno le singole scelte.
Il “clima” di Trieste infine. Perché lo definiva nuovo?
Penso ai rapporti di stima e amicizia, anche personali, instaurati con i responsabili di movimenti e associazioni. Alcuni sono venuti al Meeting da amici, come semplici visitatori, altri ci hanno invitati ad iniziative davvero interessanti. A Trieste si è vista all’opera una Chiesa viva: storie, valori, esperienze. Il Signore ha molta fantasia, nel nostro piccolo e in dialogo con tutti proviamo a collaborare al Suo disegno.
Da Avvenire, 22 settembre 2024