Monsignor Mario Delpini alla messa per l'anniversario di don Giussani. Duomo di Milano, 11 febbraio 2019

«Dimorare in Cristo». L'anniversario di don Giussani a Milano

L'omelia dell'arcivescovo ambrosiano, monsignor Mario Delpini, e le parole di don Carrón alla messa in Duomo per i 14 anni dalla morte del fondatore di CL e i 37 anni della Fraternità (11 febbraio 2019)

1. Dove abiti fratello? Dove abiti sorella?

Ci sono alcuni che rispondono: «Io abito in un paese chiamato Nostalgia. Mi ricordo com’era bello quando ero più giovane, quando eravamo entusiasti e tutti presi dalle parole e dal carisma di don Giussani, affascinati dalla sua genialità educativa, contagiati dall’impeto missionario che ha caratterizzato la sua vita. Mi ricordo le assemblee che le sale non riuscivano a contenere, e le feste che ci radunavano, le esperienze estive e l’accalcarsi di giovani sconosciuti che diventavano subito amici. E l’audacia delle imprese culturali, sociali, politiche, come se nulla potesse fermarci. Non ho mai trovato un altro paese come quello di quegli anni e continuo ad abitare là: non sono mai stato così felice».

Ci sono alcuni che rispondono: «Io abito in un paese chiamato Militanza. Le sfide mi inquietano e mi impegno, testardo e fiero di quello che ho da dire, di quello che è giusto fare. E combatto: combatto contro le idee strampalate che vogliono snaturare l’umanità dell’uomo, combatto per tener viva l’intensità dell’amicizia là dove studio, là dove lavoro. Combatto contro il tempo tiranno per non perdere occasioni di incontro, per non lasciar mancare il mio contributo là dove si fa cultura, si elabora un giudizio. Combatto per tener vivo il carisma di don Giussani, che ha favorito la nascita e sviluppo di presenze e opere che fossero reale avvenimento di evangelizzazione e di educazione alla gratuità. Io vivo nel paese chiamato Militanza e provo talora il rammarico di constatare risultati stentati e disperdersi di energie e ci sto male».



2. In Gesù Cristo ci ha scelti… in lui abbiamo la redenzione… il mistero della sua volontà che in lui si era proposto

Se domando a san Paolo: dove abiti? Paolo risponde: «Abito nel Signore nostro Gesù Cristo: in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità… in lui abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe… ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo la sua benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose… in lui siamo stati fatti anche eredi… in lui anche voi… avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo (Ef 1,4.7.9-10.11.13).
Dunque anche noi, per il dono dello Spirito possiamo abitare in Cristo, diventare membra del suo corpo. Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23); rimanete in me e io in voi (Gv 15,4).
Ecco dove siamo chiamati ad abitare: nel paese dell’Amore di Dio. Il paese dell’Amore di Dio è dove l’amicizia con Gesù illumina ogni giorno, risponde a ogni domanda con le sue confidenze, ascolta tutte le nostre parole e consola tutte le nostre lacrime. Il paese dell’Amore di Dio è una vita dove chi è perduto viene salvato, chi ha sbagliato è perdonato, dove tutti sono benedetti.
Il paese dell’Amore di Dio è il paese dove ogni sera si innalza un cantico, che è intonato da Maria e accompagnato dalla folla immensa degli abitanti. E tutti cantano: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore» (Lc 1,46-47).
Nel paese dell’Amore di Dio è facile entrare, perché Gesù è la via, Gesù è la porta, Gesù è il pastore buono che ci conduce e ci raccoglie. Nel paese dell’Amore di Dio si riceve il dono dello Spirito Santo per essere davanti a Dio Padre come figli adottivi, santi e immacolati di fronte a lui nella carità.


3. Cambiare nome ai paesi scomodi

Dunque tutti sono chiamati ad abitare nel paese dell’Amore di Dio, anche gli abitanti degli altri paesi. Soltanto cambieranno il nome i paesi della tristezza.
Così il paese chiamato Nostalgia cambierà nome: non sarà più il paese del rimpianto, il tempo felice che non si può più vivere, le stagioni gloriose che ormai sono passate e che non si possono più far rivivere. Come si chiamerà il paese chiamato Nostalgia quando si diventa abitanti del paese dell’amore di Dio?
Si chiamerà Riconoscenza: tutto il passato, tutte le persone amate, tutte le esperienze belle diventano un cantico che dice: grazie! grazie! grazie! quanto sono grandi e belli i doni che ho ricevuto!
Così il paese chiamato Militanza cambierà nome: non sarà più il paese della vita sforzata e del volontarismo combattivo.
Come si chiamerà il paese chiamato Militanza quando si diventa abitanti del paese dell’Amore di Dio? Si chiamerà Donazione. In tutte le condizioni, in tutte le relazioni, in tutte le tribolazioni chi si lascia guidare dallo Spirito di Dio troverà l’occasione per la Donazione, l’offerta gratuita di una testimonianza che edifichi l’unica santa Chiesa di Dio, popolo in cammino verso il compimento, donazione fino alla consacrazione personale totale e definitiva, donazione nella testimonianza discreta e nell’esporsi coraggioso di chi non ha nemici da combattere, ma fratelli e sorelle con cui vuole condividere ciò che ha dato alla sua vita la direzione persuasiva e il significato illuminante conducendo all’unico Signore in cui tutto è stato fatto e tutto è stato salvato.

Mettiamoci allora in cammino: siamo tutti chiamati ad abitare nel paese dell’Amore di Dio e passando per molti deserti semineremo benedizioni, mentre cresce lungo il cammino il nostro vigore (cfr Sal 84).




Il saluto finale di don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, all’Arcivescovo Mario Delpini al termine della celebrazione

Eccellenza Reverendissima,

al termine di questa Celebrazione Eucaristica, desidero ringraziarLa di tutto cuore per aver voluto presiedere questa S. Messa nel ricordo della salita al Cielo del Servo di Dio don Luigi Giussani 14 anni orsono e nel trentasettesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione.

Nella recente Lettera a conclusione del Sinodo minore, Lei ha invitato a riconoscere che «l’esperienza cristiana è una grazia sorprendente. Prima dei doveri da adempiere, prima delle verità da imparare, prima dei problemi da affrontare, è una sorpresa che commuove e trafigge il cuore» (1 febbraio 2019).

Siamo sempre più grati a don Giussani per avere testimoniato e insegnato a ciascuno di noi che «il cristianesimo è una presenza», quella di Cristo, «dentro la tua esistenza, che assicura un cambiamento inimmaginabile», e per averci spronato costantemente a «non essere mai tranquilli», a vivere con passione e fiducia le circostanze della vita come verifica nell’esperienza di questo cambiamento.

Per questo avvertiamo l’urgenza di assecondare con tutto noi stessi il suo paterno richiamo a essere pietre vive nelle mani di Cristo, nella continua edificazione del Suo popolo che vive in questa Chiesa ambrosiana, in mezzo a tutti i nostri fratelli uomini, sapendo cogliere con umiltà e intelligenza le urgenze sempre nuove che una realtà così complessa e, a volte, confusa, ci pone.

Più passa il tempo, più si fa chiaro che il nostro esistere nella storia particolare suscitata dal carisma donato da Dio a don Giussani non ha altra ragione che urgerci, nella gratitudine per il dono della fede, a servire la Santa Chiesa di Dio, portando attraverso la nostra vita la luce di Cristo dove il Signore ci concede di vivere, nelle parrocchie, nelle famiglie, nei luoghi di studio e di lavoro, in tutte quelle situazioni in cui la dignità dell’uomo e del suo bisogno di riconoscimento e accoglienza vengono messi alla prova dall’indifferenza e dal rifiuto.

Eccellenza, nell’invocare la Sua benedizione ci sappia Suoi figli, sempre pronti a essere corretti e a seguirla nel cammino tracciato dal nostro caro papa Francesco, per essere una «Chiesa in uscita», appassionati nel comunicare a tutti i fratelli, specie i più piccoli, i giovani e i bisognosi, la gioia del Vangelo, risposta sicura alla tentazione del nulla che divora l’umana speranza.

Grazie!