Il cardinale Bassetti con papa Francesco

Perugia. «I testimoni che il mondo attende»

L'anniversario della morte di don Giussani celebrato l'11 febbraio nel capoluogo umbro con una messa presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della città e presidente dei Vescovi italiani. Ecco la sua omelia
Gualtiero Bassetti

Fratelli e sorelle, carissimi amici,

la celebrazione eucaristica di questa sera ci vede raccolti intorno all’altare del Signore per ricordare don Luigi Giussani, nel quattordicesimo anniversario della morte e nel trentasettesimo del riconoscimento della Fraternità.

Due anniversari densi di ricordi e di commozione, ma anche pieni di riconoscenza al Signore per quanto ha operato nella vita di don Giussani e della Fraternità. Lo Spirito del Signore sempre suscita nella Chiesa nuovi cammini di vita alla ricerca della verità, nella piena adesione al Vangelo e agli insegnamenti del Magistero. Ripensare a questa storia, che si dipana nella Chiesa e coinvolge tanti fratelli e sorelle nella fede, ci fa ringraziare la provvidenza di Dio Padre e Creatore.

Con questa celebrazione eucaristica si riapre da capo la Bibbia: riprende oggi la lettura del primo libro del Pentateuco; di nuovo ascoltiamo l’annuncio che la creazione è un dono di Dio, e l’uomo è la sua creatura più amata. A guardar meglio, il resoconto della creazione dell’uomo - scritto in stile sapienziale - sarà proclamato dal lezionario domani, quando ascolteremo che «Dio creò l’uomo a sua immagine…». Ma già da quanto abbiamo letto oggi si comprende che ciò che Dio ha creato è stato un dono per l’uomo, un mondo bello da abitare e da custodire.

È proprio il Salmo 103 che ci permette di riconoscere la bellezza della creazione. Nel recitare le parole: «Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature», ringraziamo Dio per la vita da lui ricevuta.

La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice, però, che nell’esperienza della creatura vi è anche il male. Gesù, prima di approdare a Gennèsaret, ha appena camminato sulle acque del lago di Galilea, un vero e proprio “mare”, che nell’immaginario simbolico di Israele rappresentava le forze misteriose avverse all’uomo. Ma Gesù è capace di dominarle, così come sa liberare dalle malattie coloro che incontra appena sbarcato sulla riva.

Le letture che abbiamo ascoltato, in sintesi, ci dicono che, se Dio ha creato il mondo, non lo abbandona, e anzi continua ad agire in esso con i doni della sua Provvidenza. Dio non lascia solo il mondo creato da lui, e suscita ancora, mediante lo stesso Spirito creatore, uomini e donne che accolgono il suo appello a custodire la creazione intera.

Mi torna alla mente quanto ebbe a dire il santo papa Giovanni Paolo II, parlando dei movimenti ecclesiali - tra i quali quello nato dall’intuizione di don Luigi Giussani - come ispirati dalla Provvidenza di Dio. Ecco le esatte parole del Papa: «Nel nostro mondo, spesso dominato da una cultura secolarizzata che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio, la fede di tanti viene messa a dura prova e non di rado soffocata e spenta. Si avverte, quindi, con urgenza la necessità di un annuncio forte e di una solida e approfondita formazione cristiana. Ed ecco, allora, i movimenti e le nuove comunità ecclesiali: essi sono la risposta suscitata dallo Spirito Santo a questa drammatica sfida di fine di millennio. Voi siete questa risposta provvidenziale» (Tracce n.4, Aprile 2011, p. 19).

Vale ancora quanto Giovanni Paolo II diceva alla fine dello scorso millennio: in un mondo che sembra non mostrare più le tracce del Dio creatore, non solo le opere da lui compiute - come si legge nella Lettera ai Romani (1,20) - segnalano la Sua presenza, ma essa viene efficacemente indicata da uomini che, come don Giussani, si sono impegnati a riattivare la forza del Vangelo nel mondo.

Don Luigi Giussani, carissimi, ha aperto una strada, ci ha indicato un percorso nel quale bisogna calarsi, vivere la storia umana portandovi la testimonianza di una speranza nuova; condividere con i fratelli il cammino quotidiano, avendo come meta finale la vita in Cristo. Papa Francesco, nel messaggio al Meeting dell’anno scorso, ricordava come «nessuno sforzo, nessuna rivoluzione può soddisfare il cuore dell’uomo. Solo Dio, che ci ha fatti con un desiderio infinito, lo può riempire della sua presenza infinita; per questo si è fatto uomo: affinché gli uomini possano incontrare Colui che salva e compie il desiderio di giorni felici» (19 agosto 2018).

La ricerca della felicità è il sogno di ogni persona: è insita nel cuore di ciascuno. È talmente forte questo desiderio che per soddisfarlo molto spesso si imboccano scorciatoie che sembrano portare presto alla meta desiderata. Ma la storia è piena di miti illusori che propongono felicità a buon mercato. La piena realizzazione dell’uomo, noi lo sappiamo, è solo nel conformarsi all’umanità di Cristo, come la bellezza della vita umana è solo nella pienezza di vita in Cristo: è dall’incontro con lui che può sbocciare la vita nuova.

Sono tornato da pochi giorni dal grande incontro dei giovani a Panama. Ho ancora negli occhi e nel cuore i volti delle migliaia e migliaia di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. In quei volti ho scorto la bellezza della giovinezza, ma anche la bellezza di una sequela, impegnativa ma certamente esaltante, della vita in Cristo Signore. L’umanità di questi ragazzi e ragazze si percepiva arricchita di quel tesoro che è il dono della fede. Papa Francesco li ha richiamati ad essere il «presente della Chiesa», «l’adesso di Dio», in un mondo che attende di vedere all’opera i testimoni di un’esperienza decisiva.

Don Luigi Giussani, padre e maestro di molti giovani, ha sempre educato all’impegno concreto nel vissuto della società. Il presente accolto con passione e intelligenza, nel segno di una fede che si fa storia, nella vita professionale, nello studio, nella prova del dolore, nella carità operosa, alla quale tutti siamo chiamati.

Carissimi, la gioia dell’incontro con Cristo ricolmi sempre il vostro cuore e siate sempre pronti a dare ragione della speranza che è in voi, con dolcezza, rispetto e retta coscienza (cfr. 1 Pietro 3,15-17), perché il mondo creda in Cristo Gesù, Signore della storia, attraverso il quale tutto è stato creato, il Dio invisibile si è fatto carne ed è divenuto uomo come noi, per farci capaci di essere come lui. Amen!