America Latina. Amicizia con il popolo venezuelano

Il volantino delle comunità di Comunione e Liberazione del Sudamerica di fronte alla crisi sociale, economica e politica che da tempo affligge il Venezuela

La radiografia di un Paese sta nella vita quotidiana dei suoi abitanti. È paradossale il fatto che il Venezuela, che possiede le maggiori riserve di petrolio del pianeta, non riesca a risolvere i problemi più basilari dei suoi cittadini, che da anni vivono con servizi insufficienti - come l’acqua, l’elettricità, il gas e i trasporti pubblici - uniti alla mancanza di cibo, medicine e altri prodotti di prima necessità. Lo stato di generale penuria, in aggiunta alla situazione politica, ha generato un esodo che ha coinvolto più di tre milioni di persone. Tutti i giorni, attraverso le frontiere con Colombia e Brasile, abbandonano il Paese migliaia di persone che si muovono in condizioni di estrema precarietà, dando vita alla crisi migratoria più importante del secolo in questa regione.

Questa crisi sociale e politica è in corso da anni, ma ha acquistato una dimensione internazionale da quando, nel 2017, la maggior parte dei Paesi occidentali non ha riconosciuto l’Assemblea Nazionale Costituente, composta unicamente dal partito di governo, né le elezioni presidenziali anticipate da essa convocate, nelle quali nel maggio 2018 è risultato vincitore Maduro. Di conseguenza, dopo che Maduro ha prestato giuramento il 10 gennaio per il suo secondo mandato, non ha avuto il riconoscimento da parte dell’Assemblea Nazionale eletta nel 2015 dalla maggioranza del popolo venezuelano. Sulla base dell’art. 233 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Juan Guaidó, si è proclamato presidente provvisorio con l’appoggio degli Stati Uniti, del Gruppo di Lima e più tardi dell’Unione Europea.

Maduro, per parte sua, continua la lotta per mantenere il potere, con il favore delle forze armate e grazie all’appoggio di Cina, Turchia, Russia, Cuba, Nicaragua e Bolivia; nello stesso tempo ha rifiutato tutte le offerte di aiuti umanitari ed esige che la comunità internazionale non interferisca negli affari interni del suo paese.

Di fronte a tutto questo, alcuni Paesi - che si dichiarano neutrali - capeggiati da Messico e Uruguay, si sono riuniti a Montevideo insieme a rappresentanti dell’Unione Europea per offrire proposte di dialogo davanti a questo conflitto.

La Santa Sede è stata nuovamente chiamata a prendere posizione o a essere mediatrice del dialogo, e ha risposto ricordando che, perché quest’ultimo si possa avviare, occorre il consenso di entrambe le parti; papa Francesco ha anche manifestato in più occasioni la comunione con i Vescovi venezuelani; in particolare spicca quanto dichiarato nella Visita ad limina apostolorum del settembre 2017, quando ha affermato: «Nella voce dei Vescovi venezuelani risuona anche la mia». Allo stesso modo ha ripetutamente espresso il proprio dolore per le sofferenze a cui è stato sottoposto il popolo venezuelano, auspicando che regni la concordia.

Il Cardinale di Caracas, Baltazar Porras, lo scorso 14 febbraio, in una intervista al quotidiano El País ha dichiarato che «la situazione è irreversibile. Irreversibile non significa che vinca una parte o l’altra. Se questo regime si consolida, certamente porterà una maggiore repressione e maggiore povertà. Questa è una finestra aperta a una realtà che può essere diversa». D’altro lato, la Conferenza Episcopale Venezuelana il 21 febbraio 2019 ha sollecitato il Governo e le Forze Armate «ad ascoltare il grido della popolazione e lasciar entrare e distribuire pacificamente gli aiuti umanitari».

In questo complesso scenario, in cui quasi tutta la comunità internazionale ha preso posizione, sorge la domanda riguardo a come offrire vicinanza e amicizia al popolo venezuelano. La soluzione del conflitto non passa né attraverso messianismi né attraverso la violenza: una transizione pacifica necessita di semi di riconciliazione che uniscano tutti i venezuelani come popolo in un cammino di unità nazionale.

Partire sempre dall’incontro con la persona, con la sua storia particolare, i desideri e le sofferenze, le gioie e le speranze, permette di capire cos’è ciò che cambia la persona e l’intera società. Allo stesso modo è necessario e urgente riflettere su come ci interpella la sofferenza di quanti rimangono in Venezuela e di tanti altri che decidono dolorosamente di partire, lasciando dietro di sé la loro famiglia in condizioni di miseria.

1 Di fronte a una realtà così sofferta, complessa e piena di incertezza, è fondamentale sapere quali sono le certezze su cui poggia la nostra vita, e come da queste circostanze possiamo scoprire quale è il compito concreto che ci chiede il Signore. La speranza di quanti vivono in Venezuela o ne sono usciti passa attraverso un incontro con volti concreti che offrano loro un’amicizia che rimandi a qualcosa di più grande di loro stessi, e che serva a scoprire ciò di cui veramente abbiamo bisogno per vivere.

2 È indispensabile far crescere il tessuto di amicizie operative e creative per dare risposte a bisogni specifici orientate al bene comune, rispetto a soluzioni che propongono solo la denuncia o il confronto ideologico.

3 Chiamiamo tutti a essere protagonisti del cambiamento in Venezuela attraverso gesti semplici ma di grande valore, che partano dall’incontro con persone concrete:

> Adotta una famiglia, aiuta una persona a conservare il lavoro in Venezuela. Da una parte è fondamentale l’aiuto immediato perché tanti venezuelani possano avere accesso al minimo per vivere, e per questo la Chiesa ha organizzato numerose “pentole comunitarie”. Dall’altra, è evidente la necessità di fare un passo in più, che favorisca la crescita delle persone, collaborando e puntando sulla creatività, sulla capacità imprenditoriale e sul desiderio di lavorare di ogni venezuelano. Abbiamo già sperimentato che persone coinvolte in progetti di aiuto al lavoro hanno ricominciato a vivere, perché la vita esige un obiettivo e una responsabilità. In questo senso stiamo promuovendo iniziative con l’obiettivo di sostenere il lavoro di amici in Venezuela. Potete scrivere per questo all’indirizzo:

amistadconvenezuela@gmail.com

> Invita a pranzo a casa tua una famiglia di emigranti venezuelani. Sono tanti i venezuelani che sono emigrati e che sono lontani dalla loro terra per vicende sfavorevoli. Ti proponiamo di accogliere una famiglia venezuelana a casa tua per offrirle un pranzo e condividere con lei l’abbraccio e l’accoglienza di Cristo.

La speranza per i venezuelani è possibile se noi ci lasciamo attraversare dallo sguardo di Cristo per uscire incontro all’altro, abbracciandolo anche nella diversità, perché possiamo diventare compagnia alla sua sofferenza nella preghiera e nei gesti, guardando insieme il grande orizzonte che abbiamo davanti e il lungo percorso di ricostruzione di una società ferita.

Tutto ciò sarà possibile se torneremo a incontrarci, scommettendo a favore di ogni persona, sulla sua dignità e del bene comune.

Comunione e Liberazione America Latina