La Madonna Nera di Czestochowa

Czestochowa 2019. Il messaggio di Julián Carrón

«Accogliete l’esigenza di pienezza che avete – che abbiamo – nel cuore e portatela alla Madonna anche per me». Alla vigilia del pellegrinaggio di maturati, laureandi e neolaureati di CL (3-14 agosto) le parole del Presidente della Fraternità
Julián Carrón

Cari amici,
perché andare in pellegrinaggio a Czestochowa? Solo chi si rende conto della natura del gesto può avere ragioni adeguate per aderire.
Già è significativo che duri da tanti anni – non è affatto scontato –, vuol dire che la proposta ha intercettato e intercetta tuttora un bisogno, in un momento di svolta decisivo per la vita: la fine del liceo o dell’università.

È difficile che altri gesti possano richiamarci al nostro vero bisogno più di un lungo pellegrinaggio a piedi, per l’impegno e la fatica che richiede. Sempre ricordo una frase di don Giussani: «Un individuo che avesse vissuto poco l’impatto con la realtà, perché, ad esempio, ha avuto ben poca fatica da compiere, avrà scarso il senso della propria coscienza, percepirà meno l’energia e la vibrazione della sua ragione» (Il senso religioso, Rizzoli, Milano 2010, p. 139).
Può aderire alla proposta chi ha intuito che può essere adeguata al proprio bisogno. Ma questa intuizione può essere verificata solo camminando. La Chiesa ha sempre visto il pellegrinaggio come un paradigma dell’esistenza: la vita è una strada, un cammino. I medioevali parlavano dell’homo viator, l’uomo in cammino. Quindi andare a Czestochowa è per rendersi conto della natura della vita, come ha ricordato il Papa nella sua telefonata all’inizio del Pellegrinaggio Macerata-Loreto: «Peregrinare è camminare. È fare in una sera quello che si fa in tutta la vita: andare avanti». Tutta la vita! Ma che cosa vuol dire andare avanti? Papa Francesco è stato molto preciso: significa andare «all’incontro con la pienezza. La pienezza di Gesù» (8 giugno 2019).

Qualcuno potrebbe pensare: «Io ho già delle ragioni chiare sul mio intento, ho una strada delineata, la morosa, praticamente la mia vita è a posto». Ma allora perché andare? Per scoprire che non si è mai a posto, perché il bisogno è così profondo che nessuna immagine fatta da noi è sufficiente a soddisfarlo completamente. Come sappiamo, il bisogno del cuore non è mai estinto dai nostri tentativi solitari.
Il pellegrinaggio vi ricorda che non siete soli, che non siete abbandonati a voi stessi con i vostri tentativi, perché c’è qualcuno che vi dice: «Andiamo, andiamo insieme a scoprire come si fa a vivere». Se darete credito al barlume di consapevolezza che è in voi, consentirete a Cristo e alla Madonna di rispondere al vostro desiderio di vita e di futuro.
Scoprirete così che solo Cristo può rispondere al bisogno sterminato del cuore. Come dice sempre don Giussani: «Cristo infatti si pone come risposta a ciò che sono “io”», cioè al nostro bisogno umano, «e solo una presa di coscienza attenta e anche tenera e appassionata di me stesso mi può spalancare e disporre a riconoscere, ad ammirare, a ringraziare, a vivere Cristo. Senza questa coscienza anche quello di Gesù Cristo diviene un puro nome» (All’origine della pretesa cristiana, Rizzoli, Milano 2011, p. 3).

Perciò, guardate con serietà il vostro bisogno e questo vi riempirà di ragioni per andare. Il pellegrinaggio sarà per ciascuno di voi un grande gesto di domanda: poter vivere all’altezza di quella pienezza che tutti desideriamo e che Cristo ha portato nel mondo. Per partire non dovete essere già a posto, non c’è bisogno di essere a posto. Voi andate incontro alla pienezza proprio perché non vi sentite a posto.
Di recente mi sono imbattuto in una lettera pubblica a Bernard-Henry Lévy, scritta dal romanziere francese Michel Houellebecq: «Mi riesce penoso ammettere che ho provato sempre più spesso il desiderio di essere amato. Un minimo di riflessione mi convinceva naturalmente ogni volta dell’assurdità di tale sogno […]. Ma la riflessione non poteva farci niente, il desiderio persisteva e devo confessare che persiste tuttora». L’autore è l’emblema del nichilismo, per cui tutto sembrerebbe finire nel nulla; il suo pensiero gli dice che è un’assurdità anche solo pensarci, «ma la riflessione non poteva farci niente», perché «il desiderio persisteva e devo confessare che persiste tuttora» («La vita è rara», di F. Sinisi, Tracce, n. 6/2019, p. 65). Il tempo mette in evidenza che il desiderio di pienezza che ci costituisce persiste addirittura in un uomo che pensa che tutto finisca nel nulla. Il tempo rende più palese l’irriducibilità delle nostre esigenze.

Ciascuno deve decidere se dare credito ai propri pensieri o a quello che permane, malgrado tutti i nostri limiti e le nostre fragilità: una irriducibile esigenza di vita. In mezzo al crollare di tutto c’è qualcosa che non crolla. Voi andate a Czestochowa per assecondare questo “irriducibile” che è in voi.
Riflettiamo un po’ sulla nostra esperienza: a volte ci sorprendiamo che certi dinamismi, che non ci appartenevano, cominciano a diventare nostri, rimaniamo stupiti nel vedere certi frutti nella nostra vita. Sono dinamismi e frutti che non ci siamo dati noi, perché sono maturati in noi partecipando a un luogo, la comunità cristiana, dentro la vita della Chiesa.
Camminando verso la Madonna Nera, ricordate che, per aiutarci a capire a che cosa ci chiama – quali frutti vuole generare in noi –, il Mistero non ci lascia senza segni. A volte è molto discreto nei suggerimenti e dipende molto dalla nostra disponibilità assecondare i segni che Lui ci mette davanti. Perciò fate attenzione, per lasciarvi sorprendere da quello che vedrete, dagli incontri che farete.

Vi ringrazio della testimonianza che mi date con la vostra decisione di concludere gli studi liceali e universitari con un pellegrinaggio così sfidante.
Accogliete l’esigenza di pienezza che avete – che abbiamo – nel cuore e portatela alla Madonna anche per me. Grazie.