Londra, il palazzo del Parlamento

Regno Unito. La speranza e la necessità di un dialogo attivo

Il 12 dicembre, in mezzo alla crisi per la Brexit, il Paese si trova ad affrontare le elezioni generali. La comunità di Comunione e Liberazione ha pubblicato un documento in vista del voto

Le elezioni generali del 12 dicembre lanciano una sfida formidabile per i cittadini chiamati alle urne: resistere all’aggressività diffusa, al cinismo e alla perdita di speranza, condivisa da tutti i partiti. Si tratta di un compito cruciale, soprattutto se si considerano le decisioni importantissime che i rappresentanti eletti si troveranno ad affrontare. In gioco non c’è solo il nostro futuro con l’Unione europea, ma anche la coesione del Regno Unito, il suo modello sociale e lo sviluppo economico.

Tali questioni rivelano le divisioni che oggi segnano la società britannica. Ferite profonde, come ha detto la Regina nel messaggio di Natale dell’anno scorso, in cui ha osservato che «anche con le differenze più profondamente radicate, trattare l’altra persona con rispetto e come un essere umano è sempre un buon primo passo verso una maggiore comprensione».

Possiamo approssimarci a questo momento di scelta e divisione senza cadere preda di piccoli interessi personali o di impulsi ideologici? È realistico o addirittura opportuno, nel 2019, parlare di bene comune?

1. Anche se spesso lo dimentichiamo, tutti abbiamo sperimentato, nella nostra storia individuale e collettiva, la ricchezza di un incontro personale con l’altro, almeno in una certa misura. Incontri che distruggono gli stereotipi (favorevoli e contrari alla Brexit, nativi e immigrati) e che rivelano un’umanità condivisa e bisogni condivisi. Non c’è argomento a favore dell’apertura che sia più forte delle nostre esperienze positive con colleghi, amici e familiari di mentalità diverse. Piuttosto che sposare un piano di immigrazione, vogliamo sottolineare come l’apertura sia al centro dei tanti rapporti di cui godiamo, nonostante le loro difficoltà. Troncare il rapporto con l’altro non è una risposta alla dilagante povertà di risorse, ideali e identità: anzi, aggrava questi problemi e ci preclude la possibilità di arricchirci attraverso un dialogo con persone diverse, ma vicine a noi.

2. Il dialogo è infatti l’unico punto di partenza realistico per superare la ferita della divisione. Ma deve essere un dialogo che non sia fatto solo di parole, come ha detto papa Francesco: «Ricordatevi (…) che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di fare progetti (…) E senza paura di compiere l’esodo necessario ad ogni autentico dialogo. Altrimenti non è possibile comprendere le ragioni dell’altro, né capire fino in fondo che il fratello conta più delle posizioni che giudichiamo lontane dalle nostre pur autentiche certezze».

3. La necessità di un dialogo attivo, come quello imposto da un parlamento in stallo, non compromette necessariamente le prospettive della nazione. Al contrario, potrebbe condurci ad abbandonare gli slogan e a lavorare insieme per il bene comune, per rispondere alle esigenze più pressanti della nostra società divisa. Per questo motivo ci riesce difficile obiettare a qualche forma di rapporto stretto con i nostri vicini europei. Nonostante tutti i limiti dell’Unione Europea e del mercato unico, sarebbe dannoso per noi smettere di “fare progetti insieme” con le altre nazioni europee. Non si tratta solo di ciò che il Regno Unito perde lasciando l’Unione Europea, ma anche di ciò che l’Unione Europea perderà con l’uscita del Regno Unito.

4. Il dialogo può anche ispirare direttamente la nostra scelta di voto. La politica del Regno Unito gode ancora del privilegio di un legame diretto tra i deputati e le loro circoscrizioni elettorali. La ricerca di un dialogo con i candidati è un’occasione da non perdere. E la disponibilità del candidato ad appoggiare il contributo di persone con opinioni e background diversi è un fattore chiave da considerare. Questo può essere anche più importante dell’appartenenza politica del candidato.

5. Un dialogo autentico non richiede mai il sacrificio delle proprie convinzioni, ma piuttosto le offre, con umiltà, per il bene comune. Pertanto, appoggiamo calorosamente l’appello della Conferenza episcopale cattolica a difendere la vita umana e il matrimonio. La solitudine di molti dei nostri fratelli e sorelle è alla base del crollo di questi valori, precedentemente condivisi da tutta la società; nessuna politica può aiutare a superare questa situazione, può farlo solo un vero abbraccio. In definitiva, in questo periodo di difficili decisioni politiche, vogliamo offrire alla nostra società ferita l’esperienza di quell’abbraccio, che sostiene la speranza.

Comunione e Liberazione Regno Unito