David Horowitz

La musica, la bellezza e gli occhi di David

È morto David Horowitz, musicista e compositore newyorkese e parte della storia di CL negli Usa. Dalla presentazione del "Senso religioso" di don Giussani all'Onu all'amicizia con Claudio Chieffo (raccontata in un video). Il ricordo di un amico
Jonathan Fields

Sia magnificato e santificato il gran nome di Dio in questo mondo che Egli vorrà rinnovare, far risorgere i morti, riedificare la città di Gerusalemme, cancellare l’idolatria dalla terra nostra, ristabilire il regno del Messia nel suo impero e la sua gloria in quel luogo; ciò avvenga in vita nostra ed in vita di tutto Israele prestamente e dite: Amen
Sia il nome di Dio benedetto eternamente, sia lodato, glorificato, innalzato, elevato, venerato, esaltato, magnificato il suo Nome santo e benedetto al di sopra di ogni benedizione, di qualsiasi cantico, elogio e melodia che il mondo abbia mai udito, e dite: Amen.
La vera pace, la salute scenda dal cielo su noi e su tutto Israele, e dite Amen.


Con questa tradizionale preghiera ebraica desidero dare il mio saluto al mio mentore e amico. L’ultima volta che ho visto David è stato alla cerimonia funebre per mio padre, morto lo scorso gennaio. David ha suonato il Kaddish che aveva composto per pianoforte e violino in occasione della morte di suo papà. Commossa dalla sincera bellezza emotiva della musica di David, la mia famiglia è stata molto grata.

Horowitz con l'amico Jonathan Fields

Di professione, David componeva musiche per campagne pubblicitarie. La cosa era paradossale, perché David diceva sempre che la sua musica trasmetteva tristezza e malinconia, non esattamente la sensazione giusta per vendere dei prodotti. Tuttavia, questo acuto senso del cuore umano che David aveva, che anelava alla bellezza con la melodia e l’infinita armonia delle sue composizioni, era desideroso di trasmettere l’emozione adatta a ogni circostanza in cui noi, semplici esseri umani, ci ritroviamo, dall’acquisto di un’auto al lavarsi i denti, al viaggio in una località esotica, agli affari, al bere birra o una bibita… Niente era così banale e frivolo perché David non potesse scrivere qualcosa di commovente al riguardo, mettendo in gioco la sua umanità e il suo genio.

David ascoltava, ascoltava e riascoltava la musica. Mi sembrava che conoscesse ogni brano musicale che sia stato scritto: classica, jazz, pop, folk… Nella sua casa, in Connecticut, aveva una sala d’ascolto, un santuario interiore dove si sedeva per ore e ore ad ascoltare.

Ho passato molte ore con lui come allievo e apprendista. La giornata tipo consisteva in tre sessioni di registrazione di musica di ogni genere con i migliori musicisti di New York. Poi, si pranzava tutti insieme. E la sera andavo a casa sua, dove cenavo con sua moglie Jan e i bambini, Mara e Jesse, per poi ascoltare altra musica.

David era felice di condividere la sua vita e la sua passione con quanti più amici poteva. Riversava il suo spirito generoso e il suo cuore in tutti quelli che amava. A un certo punto ero così entusiasta per l’incontro con i miei nuovi amici di CL a New York, che sembravano condividere questo stesso amore per la bellezza, che li ho presentati a David. Lui ha subito legato con loro e si è messo a leggere i libri di don Giussani come se fosse suo amico da sempre. Ci sono stati molti concerti al Meeting di Rimini, molte cene fantastiche, tra risate e affetto.

Jan e lui, una volta, misero a disposizione la loro bella casa di campagna per un weekend di studio per il nostro piccolo gruppo di studenti universitari. Quale altra persona di successo nell’ambiente culturale sarebbe stata così generosa con dei ragazzi che conosceva a malapena? Ma lui li ha conosciuti tutti ed è diventato una parte molto importante della nostra vita.

Ha aperto lo studio DHMA alla “Bay Ridge Band”, così che potesse registrare con un altissimo livello di produzione. E la sua profonda amicizia con Claudio Chieffo ha prodotto il bellissimo album, Come la rosa. Quando Claudio morì, David e Jan piansero con tutti gli amici al suo capezzale.



Nel suo modo discreto e profondo è stato amico e mentore di molti di noi e della comunità di musicisti qui a New York. Dovreste vedere la miriade di messaggi di conforto a Jan, Mara e Jesse.

Ricordo David come una persona paziente, ma a volte anche no, quando cercava di correggermi come compositore. Pensava che non andassi mai a fondo nelle mie idee e che ascoltassi troppo poco la voce interiore della creatività. Ero l’opposto di David, così istintivo e reattivo, eppure lui mi ha fatto lavorare per oltre venticinque anni, e mi ha tenuto anche quando non lavoravo bene. Avrebbe potuto licenziarmi, e forse ci è andato vicino, ma alla fine ha sempre avuto fiducia in me e ha saputo motivarmi a non smettere di scavare e a migliorare. Non aveva nemmeno bisogno di parlare. Bastava la sua presenza. Probabilmente alla fine rispondevo bene, perché lui aveva motivato la parte più profonda di me, quella che amava, l’eccellenza e le più alte aspirazioni del nostro mestiere.

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David parlò de Il senso religioso di don Giussani nel suo intervento all’Onu nel 1997, quando fu presentato il libro: «L’arte (pensiamo alla musica!), quanto più è grande, tanto più apre, non conclude ma spalanca il desiderio, è segno di altro», aveva detto David citando don Giussani, per poi aggiungere: «Questo “altro” è esattamente ciò che voglio esprimere, riconoscere e cercare in ogni aspetto della mia vita… È il cammino della scoperta». Io questo l’ho riconosciuto in David la prima volta che ho guardato in quegli occhi che mi guardavano e allo stesso tempo guardavano un orizzonte lontano e bellissimo.

«La vera pace, la salute scenda dal cielo su noi» in eterno, anche per te mio caro amico: che ora tu possa trovare la Bellezza che cercavi con ogni nota e accordo che scrivevi.