Papa Pio XII.

TORNIELLI «Pio XII, una firma contro le leggende nere»

Sabato 19 Benedetto XVI ha proclamato le virtù eroiche di Papa Pacelli. E per la prima volta gli ebrei hanno riconosciuto l’aiuto fornito loro durante la Shoah. Con il vaticanista de "Il Giornale" approfondiamo il valore di questa «decisione coraggiosa»
Fabrizio Rossi

«Una sorpresa assoluta per tutti». Così Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale, definisce la decisione di Benedetto XVI di firmare, lo scorso sabato, il decreto che riconosce le virtù eroiche di Pio XII. Una firma che ha richiesto mesi di ricerche e revisioni, per dare il via libera ad un decreto presentato già nel 2007: in questo “supplemento d’indagine” che il Papa stesso ha voluto, sono stati esaminati 27 faldoni di lettere e messaggi. Questa verifica, che ha appurato come Pio XII si sia mosso a favore degli ebrei nella Shoah, ha così sbloccato il processo che porterà alla sua beatificazione. A Tornielli, autore di voluminose opere su Papa Pacelli (la più recente per Mondadori, Pio XII. Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro), abbiamo chiesto un aiuto per capire il valore di questa «decisione coraggiosa».

Come si è arrivati alla firma del decreto?
Il Papa ha colto tutti di sorpresa. La Congregazione delle Cause dei Santi nel giugno 2007 aveva già riconosciuto all’unanimità le virtù eroiche di Pio XII, ma Benedetto XVI ha preferito aspettare a promulgare il decreto. Oltre ad essere tedesco, in quanto teologo ha studiato - più di ogni altro predecessore - il rapporto speciale tra i cristiani e le loro radici ebraiche. Ha così voluto un’ulteriore revisione dei documenti dell’Archivio segreto vaticano, sapendo di avere davanti una causa molto delicata. Quando sabato monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione, ha portato al Papa la lista dei nuovi decreti, si è sentito rispondere che era arrivato il momento di promulgare anche quello su Pio XII.

Quale significato ha oggi questo documento?
È il riconoscimento che Eugenio Pacelli ha esercitato le virtù eroiche per cui è candidato agli altari. Ma non è un caso che Benedetto XVI l’abbia firmato in questa tornata di 21 decreti, tra cui c’è anche quello su Giovanni Paolo II: due Papi diversissimi, affiancati nel processo che li porta alla beatificazione. Così Benedetto XVI ha voluto indicare a tutti il modo giusto di leggere la storia della Chiesa e, in particolare, il Concilio Vaticano II: ha richiamato a quella che già nel 2005 definiva «ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità», contro quella «della rottura». Questo riconoscimento non è, però, un giudizio storico sulle vicende che hanno visto protagonista Pio XII. Come ha detto Giovanni Paolo II, quando la Chiesa beatifica qualcuno «non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute».

Sul pontificato di Pio XII è stata costruita una vera e propria “leggenda nera”...
Per fortuna il clima sta cambiando: è sempre più evidente che Papa Pacelli non è mai stato antisemita, né tanto meno filonazista. Lo documentano gli archivi. Già quando era nunzio a Monaco di Baviera, è stato il primo a denunciare la pericolosità del Partito fondato da Hitler: scrivendo al segretario di Stato, il cardinale Pietro Gasparri, lo metteva in guardia dall’ideologia del nazismo, «l’eresia peggiore del nostro secolo».

Al centro degli attacchi ci sarebbero i presunti “silenzi” di Pio XII rispetto all’Olocausto.
È una falsità, come dimostrano i suoi stessi interventi. Già nel giugno 1943, per esempio, prima dell’invasione tedesca di Roma e della razzia nel ghetto, aveva detto: «Ogni parola da noi pronunciata doveva essere attentamente vagliata, per non provocare - pur senza volerlo - mali peggiori agli stessi perseguitati». La prudenza in quei frangenti era dettata unicamente dal timore di provocare effetti peggiori. Era quindi una decisione sofferta. Ma ha permesso ciò che non è stato possibile a nessun’altra istituzione religiosa o caritativa: in nessuna nazione si sono potute salvare così tante vite.

Anche degli stessi ebrei perseguitati?
Come dimostra una ricerca di Grazia Loparco, lo sforzo della Chiesa è stato enorme: solo in Italia, in più di 100 città e in 102 paesi, 500 case religiose maschili e femminili hanno nascosto degli ebrei. Solo a Roma, i religiosi - a rischio della vita - hanno ospitato circa 4500 ebrei. Altro che singole iniziative: uno sforzo così non si spiega senza una tacita benedizione di Pio XII. Del resto, molti ebrei sono stati nascosti in istituti di clausura e solo un ordine speciale del Papa poteva permettere di violarla.

Il 17 gennaio 2010 è in programma la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma. La firma di questo decreto potrebbe metterla a rischio?
Il Papa ha dimostrato un notevole coraggio, ma la sua visita non è compromessa. Lo prova il comunicato che sabato stesso hanno divulgato Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità di Roma, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità di Roma, e Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane: pur ribadendo una «valutazione critica» sull’operato storico di Pio XII, hanno dichiarato di «non voler interferire su posizioni interne della Chiesa». E hanno riconosciuto, forse per la prima volta, anche l’aiuto fornito dalla Chiesa agli ebrei. Mi pare un segno inequivocabile: il dialogo continuerà.