Papa Liberio ritratto da Masolino.

LIBERIO Nel segno dell'unità con l'Oriente

Continua la serie su alcuni tra i più significativi Papi della storia. Nella settima puntata, la vicenda del pontefice che andò contro l'imperatore per difendere l'ortodossia della fede
Eugenio Russomanno

Per comprendere la figura di papa Liberio (352-366) occorre fare qualche premessa. In primo luogo, nel momento in cui Costantino decise di stabilire la Chiesa cattolica cristiana a fondamento del suo Impero, fu costretto a costatare che non era affatto così unita e compatta come egli invece aveva creduto: eresie giudeo-cristiane, sistemi gnostici, manicheismo, marcionismo, montanismo, le eresie dell’arianesimo... Costantino intervenne e indisse un sinodo generale (ecumenico) a Nicea, dal 20 maggio al 25 luglio del 325.
In secondo luogo, conviene soffermarsi brevemente sull’arianesimo. Per quanto riguarda la dottrina della Trinità, per Ario il Lògos non era vero Dio, anzi, nella sua natura era del tutto diverso da lui, né eterno né onnipotente, bensì creato nel tempo, imperfetto e passibile. Il concilio di Nicea, mettendo al bando ogni forma di eterodossia, vide la vittoria della corrente che rappresentava l’ortodossia. Nella cosiddetta “professione di fede nicena” fu definita la retta dottrina: Cristo è «generato dalla sostanza del Padre come l’unigenito, Dio da Dio, luce da luce, vero Dio da vero Dio, generato, non creato, consustanziale (homoùsios) al Padre». Fermissimo e tenace propugnatore della vera fede nicena fu il vescovo Atanasio di Alessandria.
Veniamo a papa Liberio. L’imperatore Costanzo II (337-361), forte dell’appoggio di gran parte dell’episcopato orientale filo-ariano, faceva pressione per convincere l’episcopato occidentale a conformarsi e unirsi a quello orientale nel proclamare l’arianesimo e condannare Atanasio di Alessandria. Papa Liberio non accolse le richieste dell’episcopato orientale e chiese a Costanzo di convocare un concilio per risolvere le questioni discusse fra Oriente e Occidente. L’imperatore convocò un concilio ad Arles, nel quale furono evitate le questioni teologiche e fu riaffermata la condanna di Atanasio. Liberio chiese allora la convocazione di un nuovo concilio, per discutere invece le questioni teologiche che mettevano alla prova il simbolo niceno. Il nuovo concilio, che si tenne a Milano nel 355, in pratica ripeté la scena di quello di Arles. Come scrive lo storico Ammiano Marcellino nel IV secolo, «Costanzo si struggeva dal bruciante desiderio che la sentenza (contro Atanasio) fosse confermata dalla somma autorità del Vescovo della Città Eterna». Liberio rimase fermo nella sua posizione e così fu esiliato, in Tracia. Ma in esilio e con la forza il Papa cedette: accettò di scomunicare Atanasio e di aderire a una versione del credo niceno che ometteva la frase «uno nella sostanza con il Padre».
L’imperatore, con la forza, aveva sostanzialmente vinto. Poiché a Roma l’assenza del Papa metteva in crisi l’ordine pubblico, Costanzo concesse il ritorno di Liberio, a patto però che fosse accettata la contemporanea esistenza di un altro Vescovo di Roma, Felice, vicino all’imperatore. Ma «il Papa ricevette un benvenuto entusiastico dal popolo che, considerando inaccettabile la proposta di un episcopato associato, l’accolse al grido di “un solo Dio, un solo Cristo, un solo Vescovo”», riporta John Kelly nel Grande Dizionario Illustrato dei Papi.
La svolta accadde con la morte dell’imperatore, il 3 novembre 361: Liberio riprese il suo ruolo di “intrepido assertore” dell’ortodossia nicena, e nei suoi ultimi anni ebbe modo di riparare alla passata capitolazione, contribuendo notevolmente al ristabilimento dell’unità fra Oriente e Occidente. A Roma fece costruire la grande Basilica Liberiana, che nel V secolo sarebbe diventata Basilica di Santa Maria Maggiore. È stato proclamato santo e la sua festa ricorre il 23 settembre.