Onorio I.

ONORIO I La scomunica e il perdono

Continua la serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia. Nella sedicesima puntata la vicenda di un Papa che si dedicò alla costruzione di numerose chiese e opere pubbliche. E che dovette affrontare una complicata questione...
Eugenio Russomanno

Papa Onorio I (625-638) fu un abile amministratore del «patrimonio di San Pietro», un dux plebis, una guida del popolo, ma, come annota lo storico August Franzen, non molto versato in teologia, in particolare non molto versato nella teologia greca: e il suo pontificato resta storicamente legato proprio ad un problema teologico, alla vicenda del cosiddetto «monotelismo o monotelitismo». Il monotelismo o monotelitismo è un’eresia che sostiene l’esistenza in Cristo di due nature ma di una sola volontà. Usiamo l’ottima Storia della Chiesa di Franzen per comprendere il complesso problema.
Per riconciliare i monofisiti con la chiesa imperiale, il patriarca Sergio di Costantinopoli (610-638) affrontò di nuovo il problema del rapporto delle due nature in Cristo. Per portare a sé i seguaci del monofisismo, cercò di sostituire alla teoria dell’unità delle due nature (monofisismo) la teoria dell’unità della volontà: la natura divina e la natura umana in Cristo erano talmente una sola cosa che in Cristo era attiva una sola volontà.
Nel 634 Onorio ricevette da Sergio una lettera in cui il Patriarca di Costantinopoli lasciava intatte le due nature, ma proponeva la formula dell’unica volontà. La formula «due nature distinte ma una sola volontà e operazione» in Oriente era stata giudicata di grande valore per ricondurre all’unione i monofisiti. Onorio, che era praticamente a digiuno delle sottigliezze della teologia greca, gli rispose privatamente «in un’avventata risposta», accordando la sua approvazione. Occorre precisare che la lettera di Onorio non aveva affatto il valore di una sentenza dottrinale definitiva, pronunciata ex cathedra: la sua lettera di risposta al patriarca Sergio è stata erroneamente invocata nei secoli successivi come prova contro l’infallibilità papale (per esempio, all’epoca della Riforma protestante e durante il primo concilio Vaticano). I teologi calcedonesi orientali e occidentali insorsero contro questa dottrina e il VI concilio ecumenico di Costantinopoli (680-681) condannò il monotelismo e proclamò l’esistenza nel Redentore di due volontà, l’umana e la divina: Onorio I fu formalmente anatematizzato. Papa Leone II (682-683) approvò le decisioni del concilio e ratificò anche la condanna di Onorio. Ma perdonò il suo predecessore: «Egli non aveva soffocato fin dall’inizio il fuoco della dottrina eretica, come sarebbe stato consono alla sua autorità apostolica, ma l’aveva invece favorito per la sua negligenza», scrisse papa Leone.
Ma il pontificato di Onorio non è solo legato a tali controversie teologiche: egli prese a modello papa Gregorio I Magno e il suo pontificato fu ricco di attività di ampia portata. «Non solo si occupò della riforma del clero ma, come Gregorio I, si sobbarcò con successo responsabilità temporali, cui le autorità civili non potevano più far fronte... La sua amministrazione del patrimonio di San Pietro era così efficiente che non si trovò mai a corto di fondi e riuscì a realizzare un notevole programma di costruzioni, riparazioni e abbellimenti delle chiese romane», scrive lo storico John Kelly. Il suo epitaffio lo acclamò dux plebis, guida del popolo.