L'accoglienza del Papa a Palermo.

IL PAPA IN SICILIA «Non abbiate paura di essere santi»

La visita di Benedetto XVI a Palermo. Davanti a 200mila persone, ha invitato tutti a «affondare le radici nel bene». Per «guardare con speranza al futuro». Ecco le sue parole e la cronaca da "il Giornale"
Andrea Tornielli

«Non abbiate paura di contrastare il male! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo!». Un boato di applausi sommerge le parole di Benedetto XVI ai giovani radunati in piazza Politeama a Palermo. E la Sicilia rivive l’emozione dell’invettiva contro la mafia che Giovanni Paolo II lanciò dalla Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio 1993.
In 200mila, una folla rarissima nei viaggi italiani, hanno salutato ieri Papa Ratzinger durante la giornata trascorsa nel capoluogo siciliano. Una visita che ha avuto uno speciale «santo patrono», non ancora beatificato, don Pino Puglisi, il prete di Brancacaccio assassinato dalla mafia diciassette anni fa. Benedetto XVI, arrivato in un isola che vive come sospesa in un clima di incertezza e di paura a causa della disoccupazione, della malavita e di una politica lontana dai bisogni della gente, è stato accolto come un «defensor civitatis», un pastore capace di ridare speranza.
Nell’omelia della messa celebrata al Foro Italico, Ratzinger ha manifestato la sua vicinanza a coloro che «vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e a causa della criminalità organizzata». Commentando le letture ha ribadito che gli empi sono destinati a cadere. Ha ricordato che la Sicilia è stata tra le prime regioni italiane ad essere evangelizzate, ha detto che essa «è stata ed è terra di santi». Ha rinnovato a tutti l’appello a non avere «timore di vivere e testimoniare la fede», soprattutto nelle situazioni difficili. Quindi ha aggiunto: «Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!». In una terra così martoriata dove ci si rassegna facilmente, pensando che « davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare», Benedetto XVI ha invitato a guardare ai santi e all’esempio di chi non si è arreso, come quello di don Puglisi. L’applauso, alla prima citazione del sacerdote assassinato dai sicari di Cosa nostra, è stato scrosciante. Il Papa è tornato a parlare di lui nel pomeriggio, incontrando i religiosi e le religiose, e ha ricordato il processo di beatificazione in corso: «Vi esorto a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l’eroico esempio». Com’è noto, la causa di don Puglisi ha avuto dei problemi, e fino ad oggi la sua morte non è stata equiparata al martirio, come voleva la diocesi di Palermo.
Il messaggio del Pontefice ai siciliani, è quello del coraggio e della speranza: «Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene!» Un richiamo che nel tardo pomeriggio, prima di lasciare Palermo per fare ritorno a Roma, Ratzinger ripete con forza ai giovani in piazza Politeama: «Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel “fiume” del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo!».
Sulla strada per l’aeroporto, Benedetto XVI si è fermato sul luogo della strage di Capaci per deporre dei fiori dove morirono il giudice Falcone e gli uomini della scorta.
(da il Giornale, 4 ottobre 2010)