Anna Maria Adorni.

NUOVI SANTI «Ero carcerato e siete venuti a trovarmi»

Domenica 3 ottobre è stata beatificata a Parma Anna Maria Adorni. Ebbe sei figli, ma fu anche madre di moltissime donne che la società di allora rifiutava: le carcerate. E tutto a partire da un no
Paola Ronconi

Ha un chiodo fisso: convertire gli infedeli, salvare le anime. Decide così di scappare di casa, da Fivizzano, provincia di Massa Carrara, con un’amica per raggiungere le Indie e divenire missionaria. Ma il viaggio è breve: un compaesano la riconosce e la riporta dai genitori. È il 1812, Anna Maria Adorni ha sette anni.
Quasi duecento anni dopo, domenica 3 ottobre 2010, l’Adorni è stata beatificata a Parma, quale fondatrice delle Ancelle dell’Immacolata Concezione di Parma. Un carisma, il suo, nato quasi come ripiego, caratterizzato dall’aiuto alle carcerate, donne da salvare dal carcere del peccato e dal carcere fatto di sbarre. Un tema caro a Tracce e ai suoi lettori grazie agli incontri con detenuti avvenuti in questi anni.
Dopo quella fuga da bambina, la vita di Anna Maria continua così come quella delle fanciulle della sua età, tra lavori femminili e opere pie. E quando nel 1820 muore il padre e si trasferisce con la madre a Parma, diventa istitutrice delle figlie della facoltosa famiglia Ortalli. Ma quel pensiero d’infanzia rimane. Anzi, diventa desiderio di entrare nell’Ordine delle monache cappuccine. Ma la madre ha altri progetti per lei, soprattutto per risollevare le sorti economiche della famiglia: ed è così che nel 1826 sposa Antonio Domenico Botti, impiegato presso la casa ducale di Parma. È un matrimonio felice anche se combinato, dal quale nascono sei figli. Ma nel ’44 Domenico muore, lasciandola con pochi soldi e quattro figli (due erano morti poco dopo la nascita). Ancora una volta la vita consacrata bussa alla sua porta e ancora una volta Anna Maria vi rinuncia su consiglio del suo padre spirituale, il monaco benedettino Attiliano Oliveros, che le propone, invece, di dedicarsi a un’opera di carità nelle carceri. Decide così, con altre nobildonne, di aiutare le donne carcerate: visitarle in carcere e istruirle nella dottrina cristiana. Nel 1847 nasce la Pia Unione delle Dame Visitatrici delle carceri, che ha l’approvazione di Maria Luigia d’Austria e del vescovo di Parma. A poco a poco, le carcerate capiscono di aver trovato in Anna Maria una madre amorevole che oltre che a dare loro la possibilità di riscattare una vita difficile, le conduce alla fede. Ma una volta terminata la pena, che futuro dare a queste donne, spesso ree per miseria, sole al mondo o ex-prostitute? Come evitare la ricaduta? La prima giovane uscita dal carcere viene messa a pensione presso una famiglia di Parma, e nel ’49 Anna Maria prende in affitto una casa, in via San Quintino a Parma, dove ospitare altre ex-detenute. Con loro vive Pietrina Bergamaschi, maestra d’asilo, che ha il compito di vigilare su di loro. Sono sempre di più le donne seguite dalla Pia Unione, e sempre di più sono anche le Dame che decidono di seguire l’esempio di Anna Maria.
In questi anni muoiono altri due figli. L’Adorni si butta anima e corpo nella sua opera: mattino in carcere, pomeriggio e sera nella casa di riabilitazione. Ma nel giro di pochi mesi l’abitazione non è più abbastanza grande. Una casa in Borgo della Canadella può accogliere una decina di donne. Anche Anna Maria e la figlia, che poco dopo muore, vanno a vivere con loro. La casa di accoglienza prende il nome di Istituto del Buon Pastore, un luogo dove poter ritrovare dignità e fede, a somiglianza di quello fondato ad Angers da Eufrasia Pelletier.
Finalmente Anna Maria ora può seguire quella voce che non l’aveva mai abbandonata: fonda insieme ad altre compagne che si vogliano dedicare interamente a quell’opera di carità, una Congregazione religiosa: il primo maggio 1857 nascono le Ancelle dell’Immacolata Concezione. Dirà: «Come nella Chiesa di Dio vi sono religiose ospedaliere, le quali si dedicano ad avere cura dei corpi malati, così è pur necessario che ve ne siano di quelle le cui case siano altrettanti ospedali aperti a raccogliere anime inferme dove possano recuperare la salute spirituale».
Hanno a disposizione l’ex convento di San Cristoforo, che Anna Maria divide in tre reparti: uno per le suore (in sette seguono subito l’Adorni), uno per le “ravvedute” e uno per le bambine orfane. L’avvento del Regno d’Italia interrompe nel 1860 la loro attività, non si può entrare nelle carceri, ma dietro richiesta delle detenute e della direzione del carcere, nel 1864 riprende. Nel 1867 scoppia il colera a Parma. Costrette a lasciare l’edificio di San Cristoforo, in situazioni disastrose, Anna Maria e le compagne assistono le detenute malate di sifilide, assistono i malati terminali, insegnano il catechismo e preparano i bambini ai sacramenti; ma organizzano anche corsi di economia domestica.Verso il 1875, all’età di 70 anni, l’Adorni inizia ad ammalarsi: prima un’artrosi deformante le limita l’uso delle mani e delle gambe, poi una disfunzione alle ghiandole la rende obesa. Il 26 gennaio 1893 viene colpita da apoplessia con una conseguente paralisi. Due giorni dopo, mentre riceve il Viatico, il Vescovo di Parma approva in via definitiva le costituzioni della Congregazione religiosa. Il 7 febbraio muore.