Il corpo di Gregorio VII conservato nella cattedrale<br> di Salerno.

GREGORIO VII «Ho amato la giustizia, perciò muoio in esilio»

Continua la serie sui più significativi Papi della storia. Gregorio VII, all'epoca della lotta per le investiture, difese la libertà della Chiesa dalle pretese di re e principi. Fino a costringere Enrico IV a un cammino di penitenza attraverso le Alpi...
Eugenio Russomanno

Papa Ildebrando nacque in Toscana intorno al 1020 e fu eletto al soglio pontificio il 22 aprile 1073. «Uomo di abilità, determinazione e esperienza eccezionali, la cui statura intellettuale traspare dalle sue lettere [Registrum], Gregorio fece della riforma il nodo centrale del suo programma. La sua altissima, mistica concezione del papato esposta nelle ventisette proposizioni del Dictatus papae (1075) contemplava non solo la personale santità del Papa derivante direttamente da san Pietro, ma anche la sua supremazia su tutte le autorità, tanto temporali quanto spirituali», scrive lo storico John Kelly. La libertas ecclesiae era lo scopo principale della riforma gregoriana: il movimento riformista, che prese il nome e l’impronta da Gregorio VII, combatté il modo con cui venivano conferiti da re, principi e nobili i vescovati e le abbazie (investitura laicale) e gli abusi che si creavano nella concessione di queste dignità ecclesiastiche (simonia).
«Gli ideali di Gregorio VII furono nobilissimi: la riforma dei costumi e l’affermazione dei valori morali; la libertà della Chiesa da ogni contaminazione mondana e da ogni soggezione laica; il trionfo della giustizia nel riconoscimento dei diritti di Cristo e della sua Chiesa… San Gregorio VII fu l’assertore della libertà dell’uomo e della Chiesa: lottò per la giustizia, e per essa seppe anche morire in esilio», ha scritto Giovanni Paolo II.
Eletto Papa per acclamazione popolare, Gregorio per prima cosa ripristinò i decreti dei suoi predecessori contro il matrimonio dei chierici e la simonia e dichiarò la proibizione delle investiture laicali vietando l’ingerenza dei laici nelle nomine ecclesiastiche. Il giovane re Enrico IV (1056-1106) non poteva stare a guardare: sia il Dictatus papae che le prime iniziative del nuovo Papa avevano evidentemente una incidenza politica fortissima. Con il re Enrico IV (1056-1106) e Papa Gregorio VII (1073-1085) entrano nella storia gli uomini che, in quanto esponenti di due visioni contrapposte (il punto di vista dell’impero e il punto di vista del papato), portano a conclusione la lotta per le investiture.
Quando Enrico IV fece valere il suo diritto regale nel decidere l’elezione vescovile nella diocesi di Milano (1072), senza obbedire alla proibizione del pontefice, Gregorio ribadì il divieto dell’investitura laicale e minacciò il re di scomunica. Ma il re non tenne in conto la presa di posizione del Papa. Gregorio reagì immediatamente, colpendo Enrico IV con la scomunica e sciogliendo i sudditi del re dal giuramento di fedeltà. Le cose si mettevano seriamente male per la stessa autorità politica di Enrico IV. Si giunge così al celebre fatto di Canossa. Come scrive lo storico August Franzen: «Nell’inverno del 1076-1077, Enrico iniziò il suo cammino penitenziale verso Canossa. Accompagnato dalla moglie e dal figlioletto, e con un seguito limitatissimo egli passò le Alpi, fra gravi pericoli. Nel frattempo anche il Papa era partito da Roma per recarsi in Germania. Gregorio VII aveva da poco preso alloggio nel castello fortificato della marchesa Matilde di Toscana, quando Enrico arrivò a Canossa, sul pendio settentrionale dell’Appennino. Vestito del saio del penitente, il re attese per tre giorni dinanzi alle porte del castello prima di poter ottenere il permesso di entrare (26-28 gennaio 1077). Grazie alle intercessioni del suo padrino, l’abate Ugo di Cluny, e della marchesa Matilde di Canossa, egli poté finalmente ricevere l’assoluzione di Gregorio». Gregorio era uscito più forte che mai dalla lotta. Ma nel marzo 1080 Enrico fu scomunicato e destituito per la seconda volta: la sua reazione questa volta fu violenta, muovendo armato alla volta di Roma. Gregorio riparò presso il Normanno Roberto il Guiscardo (1015-1085), nell’Italia meridionale, morendo poi a Salerno il 25 maggio 1085.
Riconosciuto da tutti come uno dei più grandi Papi e una delle personalità più gigantesche del Medioevo, beatificato nel 1584 e canonizzato nel 1606, secondo il Kelly Gregorio rimane oggetto di controversia per il mondo di oggi così come lo era per i contemporanei. Pio XII, nel messaggio radiofonico ai fedeli di Salerno, l’11 luglio 1954 definiva Gregorio VII «un gigante del papato, sicché di lui si può dire con tranquilla verità, essere uno dei più grandi pontefici, non solo del Medioevo, ma di tutte le età». Fuga poi ogni controversia il giudizio di Giovanni Paolo II, che nella visita pastorale a Salerno il 26 maggio 1985 ha detto: «Secondo la testimonianza dei cronisti del tempo, Gregorio VII, sofferente, abbandonato da molti e apparentemente sconfitto, avrebbe pronunciato le parole: “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, perciò muoio in esilio”. Senza entrare in merito alla loro autenticità, esse hanno una profonda verità storica, perché compendiano il senso di tutta l’opera del grande Papa e corrispondono esattamente a quello che fu l’ideale supremo e costante della sua intera vita». Secondo Giovanni Paolo II, la giustizia è per il santo Papa Ildebrando l’ordine di Dio nel mondo; essa comporta che tutte le cose umane, dalle più piccole alle più grandi, siano ordinate secondo la volontà e la legge di Dio, che l’uomo non sia deformato dal peccato ma plasmato a immagine di Dio. Secondo il pensiero di san Gregorio VII, compito primario e tremendo del Papa è di vegliare perché la iustitia Dei si realizzi e la iniquitas sia con ogni mezzo ostacolata. Secondo Giovanni Paolo II, Ildebrando, eletto Vescovo di Roma il 22 aprile 1073, fu per dodici anni l’ardente e instancabile protagonista di quella grandiosa opera di purificazione e liberazione della Chiesa che da lui prese il nome di “riforma gregoriana”. San Gregorio VII agiva così perché amava immensamente la Chiesa, sposa di Cristo, che egli voleva pura, casta, santa, libera. La sua festa si celebra il 25 maggio.