I bambini della "Casa della Misericordia",<br> una delle tappe del pellegrinaggio.

Diario di un pellegrinaggio a Oriente

Padre Romano Scalfi, con il coro di Russia Cristiana, in Ucraina. Quattro giorni di liturgie, canti e visite, vissuti a contatto con la comunità greco-cattolica di Leopoli e di Ivano Frankivsk
Maria Rosa Bianchi e Claudio Cristoni

Dal 1° al 4 giugno, il coro dell'associazione Russia Cristiana - realtà fondata da padre Romano Scalfi nel 1957, per far conoscere all’Occidente le ricchezze della tradizione spirituale, culturale e liturgica dell'ortodossia russa e favorire il dialogo ecumenico - era in Ucraina in pellegrinaggio. Due dei partecipanti al viaggio raccontano così ciò che hanno vissuto

1 giugno
Malpensa ore 5 del mattino. Con padre Romano Scalfi e alcuni amici di Russia Cristiana siamo diretti in Ucraina. Già alla partenza si capisce che questo viaggio sarà una conquista. La Lufthansa cancella il volo e, per raggiungere Leopoli, nel nord-ovest dell'Ucraina, ci propone delle soluzioni a nostro avviso troppo avventurose e incerte. La decisione oscilla, qualcuno è già convinto di tornare a casa, ma padre Romano, che non brontola e non si agita, dice: «Ci aspettano…». Così, in silenzio, accogliamo il suo richiamo e si parte.

2 giugno
Arrivati a Ivano Frankivsk, a un centinaio di chilometri da Leopoli, ci accolgono le suore della congregazione del Verbo Incarnato, fondata circa trent'anni fa dall’argentino padre Carlos Miguel Buela. Le abbiamo conosciute lo scorso anno vicino a Roma dove hanno una casa e il rapporto è maturato fino a concretizzarsi in un invito. Per due giorni staranno con noi, per accoglierci, ospitarci, farci conoscere le loro opere, entusiaste dei tanti aspetti che le nostre esperienze, da lontano e con origini molto diverse, hanno in comune: l’amore all’unità della Chiesa e il desiderio che si possa respirare con il polmone occidentale e quello orientale. Al mattino celebriamo la Liturgia dell’Ascensione cantata da noi e dal coro della cattedrale greco-cattolica alla presenza del Vescovo. È un giorno lavorativo, ma la chiesa è piena di fedeli. Siamo colpiti dalla partecipazione alla Liturgia, dall’intensità della preghiera, dall’amore per le icone, dal normale saluto: «Sia lodato Gesù Cristo», da una devozione che non è ritualismo, ma un modo di vivere. Infatti la Chiesa greco-cattolica vive intensamente la propria fede, radicata saldamente nella memoria dei propri martiri.
Alla sera teniamo un concerto di canti occidentali, salutati da grande commozione e gratitudine: «Grazie, abbiamo partecipato a un riflesso di bellezza spirituale». Questo è il ritornello che si ripete ogni volta dopo le Liturgie e i concerti dei giorni successivi.

3 giugno
Nella “Casa della Misericordia” 25 bambini vestiti della festa cantano e suonano per noi. La regola prevede l’accoglienza di tutte le situazioni di bisogno, per questo il monastero si è subito aperto alla mamma malata di una novizia, poi a dei bimbi orfani o abbandonati, poi a ragazze madri fino a gremire tutti gli spazi. Visitiamo l’asilo, le stanze dove dormono i bambini con i loro educatori, quelle con le culle riservate alle ragazze madri. Lo spazio è tutto occupato, ci sono letti anche sui pianerottoli, tutto è bello e ordinato. Ci colpisce la precisione dell’impostazione educativa che propone a tutti, anche ai più piccoli, la preghiera perché «ciò che guarisce le ferite sono il tempo e il balsamo spirituale».
Al pomeriggio visitiamo la parrocchia dei Santi Cirillo e Metodio e quindi il monastero di Santa Sofia, dove quattro suore contemplative pregano insistentemente «affinché la Chiesa impari a respirare con due polmoni». Poi, con tre pulmini guidati con disinvoltura da madre Maria delle Lacrime e dalle sue consorelle sulle terribili strade ucraine, ci trasferiamo a Leopoli: alle 19 è previsto un nostro concerto. Arriviamo affannati, con pochi minuti di anticipo. Fuori della chiesa non è esposto nessun invito: «Non ci sarà nessuno», pensiamo. Invece, al termine della messa, il sacerdote annuncia il concerto e i fedeli si risiedono e stanno in ascolto per un’altra ora.

4 giugno
Incontriamo padre Mychajlo Dymyd, direttore dell'Istituto di Diritto canonico dell’Università Cattolica Ucraina. Dopo la Liturgia e una bella lezione sulla storia dell’Ucraina, ci presenta sua moglie Ivanna che sta affrescando la cappella. Sulle pareti raffigura i martiri della Chiesa antica e quelli della storia recente, parenti ed amici, di cui copia sul muro i volti guardando le fotografie. Alle 19 concerto nella chiesa di San Giorgio. Dopo i Vespri solenni il vescovo Igor (consacrato in clandestinità), i celebranti e molti fedeli si fermano. Siamo un po' in imbarazzo perché il livello del coro appena sentito è eccellente e noi ci sentiamo inadeguati, soprattutto nel cantare canti liturgici bizantini. Ma i presenti ci ascoltano commossi, si segnano quando nel canto nominiamo la Trinità e al Padre Nostro tutti si alzano in piedi: chi ci ascolta è commosso perché gente lontana migliaia di chilometri, di tradizione e cultura così diverse, ha coltivato una passione per l’oriente bizantino tanto da cantare e pregare in modo «quasi perfetto» (come, in modo simpatico, dirà il Vescovo alla fine).

Quattro giorni di preghiera, canti, racconti, testimonianze. Abbiamo incontrato la vita, la fede, i volti di gente che ci ha detto con semplicità chi e che cosa la fa vivere. Nuovi incontri, quindi nuovi progetti: articoli sulla rivista La Nuova Europa, il convegno annuale di Russia Cristiana, il Meeting. Chissà che cosa costruiremo con questi nuovi amici. Certamente li aspettiamo.