Papa Francesco al primo Angelus.

«Questo Papa è una scossa anche per me»

Il racconto dei giorni al Conclave per il "Corriere della Sera". «Bergoglio è un rivoluzionario. Ma saprà metterci alla frusta». Le parole più sorprendenti? «Misericordia, perdono. E soprattutto fiducia. Perché lì si va alla vera origine della crisi»
Luca Fiore

È entusiasta, Aldo Cazzullo. La penna del Corriere della Sera non trattiene la felicità per il nuovo Papa. Un piemontese come lui, ma che viene dall’Argentina. Lo si è percepito dalle sue cronache da Roma, nelle quali ha parlato di un «innamoramento collettivo senza precedenti». E poi quel commento in prima pagina, venerdì scorso, dove avvisa: l’elezione di questo Papa non è una novità solo per la Chiesa, ma è davvero «una scossa per tutti». Non è una “cotta” adolescenziale, quella di Cazzullo. Questo Papa è «buono ma non è un bonaccione», «non dobbiamo aspettarci un Papa accondiscendente, ci metterà alla frusta». Gli abbiamo chiesto di raccontarci dei suoi giorni da “inviato al Conclave”.

Che cosa hai capito di più della Chiesa in questi giorni?
Sono stati giorni rivoluzionari. È inutile che ci giriamo intorno: non era mai successo che un Papa si chiamasse Francesco. Basterebbe solo questo. Poi c’è stata la rinuncia a tutti i segni esteriori del potere, a cominciare dalla mozzetta rossa al momento dell’uscita dalla Loggia di San Pietro. Ma anche le sue parole sono state quanto di più prezioso potessimo aspettarci.

Perché?
La crisi mondiale, italiana in particolare, non è soltanto una crisi materiale: è una crisi di fiducia. Papa Francesco dice: abbiate fiducia in voi stessi, sorvegliate l’odio, l’invidia, l’arroganza, la superbia intellettuale. Abbiate fiducia negli altri: rispetto, misericordia e perdono. E fiducia nella Chiesa, una Chiesa povera. Un rivoluzionario. Anche se sarebbe sbagliato contrapporre questo Papa al precedente.

In che senso?
Ogni stagione della Chiesa ha il suo Papa. Se Francesco fosse venuto dopo Giovanni Paolo II, non credo avremmo apprezzato in questo modo il suo stile. Wojtyla aveva anche lui un fortissimo carisma. Benedetto XVI, invece, aveva il carisma dell’intelletto. Ratzinger in questi otto anni ha detto cose meravigliose. Allora occorreva un Papa che ribadisse alcuni punti fermi come il rifiuto del relativismo, ad esempio. Oggi invece, dopo gli scandali della curia, che non sono passati come acqua sul marmo, occorreva un Papa che portasse quel cambiamento radicale di cui Benedetto XVI avvertiva l’esigenza ma che non si sentiva più in grado, per motivi di forza anche fisica, di avviare. I cardinali hanno pensato che l’uomo giusto fosse il cardinale Bergoglio.

Lo conoscevi già?
L’avevo conosciuto prima del Conclave del 2005. Rimasi impressionato dal suo carisma tanto che, dovendo scegliere il nome del sacerdote piemontese protagonista del mio romanzo del 2011, La mia anima è ovunque tu sia, ho deciso di chiamarlo padre Bergoglio. Volevo raccontare di un sacerdote di grande carisma che combatte fascisti e comunisti. Mi è sembrato il nome giusto. Con questo non voglio dire «l’avevo detto», nessuno l’aveva detto. In molti, me compreso, abbiamo sperato in un Papa italiano. Ma il carisma di Bergoglio saltava agli occhi già allora.

Hai scritto un editoriale dicendo che l’elezione di questo Papa è un fatto che riguarda tutti. Perché?
Quando il Papa lancia una sfida al mondo con la scelta del nome e con l’elogio della povertà, sarebbe un errore pensare che sta parlando soltanto alla Chiesa. Sta parlando a noi. Quando denuncia l’egoismo, l’invidia, la mancanza di fiducia, il pessimismo che viene dal diavolo, si rivolge a noi. In questo senso scrivevo che quando suonano le campane di San Pietro è sbagliato chiedersi se suonano per il Segretario di Stato, per lo Ior o per la Curia: suonano per noi. Sarà un Papa dolce, ma non necessariamente sempre amabile. Buono, ma non bonario, tanto meno bonaccione. Sarà un Papa rigoroso con se stesso, ma anche con gli altri. Ci sorprenderà. Non dobbiamo aspettarci un Papa compiacente, accondiscendente. Ci sfiderà, ci provocherà, ci metterà alla frusta. Sarà una grande storia d’amore tra noi e lui, ma come tutti i grandi amori sarà un amore tormentato.

Hai parlato di innamoramento collettivo. Ti ci metti anche tu dentro?
Mio figlio l’ho chiamato Francesco e sono legatissimo ai frati di Assisi: avere un Papa che si chiama così è già di per sé una cosa che mi commuove... Ha questo modo di cavare fuori le parole una a una che sembra proprio che vengano dal profondo. Poi ha questo accento che a noi piemontesi sembra piemontese... è fantastico! Io non ho mai visto tanta gente in Piazza San Pietro come domenica all’Angelus, a parte forse ai funerali di Wojtyla.

Qual è la parola che più ti ha colpito?
Fiducia. Questo è il Papa dei rapporti umani. Questo è un Papa che ha capito che la crisi non è dei beni materiali. La crisi è perdere la nostra vera ricchezza che sono i rapporti umani. Non ci si fida più gli uni degli altri. Non si pagano più i debiti. Chi commette un crimine o un reato non lo confessa più. Lui invece dice: misericordia, perdono, rispetto. Non abbiate paura della bontà e della tenerezza. Stupendo. C’è l’idea che la mitezza non è una forma di debolezza. La cortesia non è un orpello spagnolesco. Sono l’essenza dei rapporti umani.

E il gesto?
L’inchino alla folla per prendere la benedizione. Straordinario.

Qualcuno ha fatto il parallelo tra la facilità con cui i cardinali sono giunti a una scelta e la difficoltà a trovare un accordo nel Parlamento italiano...
È solo una coincidenza temporale. Detto questo, fa impressione pensare come la Chiesa sia riuscita a reagire a un evento senza precedenti come le dimissioni di un Papa trovando la migliore delle soluzioni possibili, mentre la politica italiana invece si trascina nell’impasse.

Noi cattolici pensiamo che una scelta del genere è possibile perché è lo Spirito Santo che agisce. Da laico che spiegazione ti dai per una scelta che appare così azzeccata per questo tempo?
Ma io rifiuto l’etichetta di “laico”. Ho avuto una formazione cattolica, ho servito messa, mi sono sposato in chiesa, i miei figli sono battezzati e stanno facendo il corso per la cresima. Ma neanche voglio essere considerato un giornalista cattolico militante, perché non è così. Detto questo non so se dire se è stato lo Spirito Santo o se è stata la saggezza dei cardinali. Diciamo che il risultato non cambia.