«Dio ci sorprende, e l'Africa con Lui»

La conferenza stampa durante il volo di ritorno dalla Repubblica Centroafricana (30 novembre 2015)
Papa Francesco

Padre Lombardi: Santo Padre, benvenuto tra noi per questo incontro che oramai è una tradizione e tutti ci aspettiamo. Siamo molto grati che dopo un viaggio così intenso voglia ancora trovare tempo per noi, e quindi comprendiamo benissimo quanto è disponibile per aiutarci. Prima di cominciare con la serie delle domande, volevo però, anche a nome dei colleghi, ringraziare la EBU, la European Broadcasting Union, che ha organizzato le dirette dal Centrafrica. Le dirette televisive che sono girate per il mondo dal Centrafrica si sono potute realizzare grazie alla European Broadcasting Union, e qui abbiamo Elena Pinardi. La ringraziamo a nome di tutti. La EBU compie il 65° della sua attività, e si vede che serve ancora, e quindi noi le siamo molto grati. Allora, adesso come al solito, abbiamo pensato di incominciare dai nostri ospiti del Paese nel quale ci siamo recati. Siccome abbiamo quattro kenyani, due domande vengono adesso, all’inizio, dal Kenya. La prima è di Namu Name, che è del Kenya Daily Nation.

Bernard Namuname, Kenya Daily Nation: La saluto, Santità. In Kenya Lei ha incontrato le famiglie povere a Kangemi. Ha ascoltato le loro storie di esclusione dai diritti umani fondamentali come la mancanza di accesso all’acqua potabile. Lo stesso giorno, Lei è andato allo stadio Kasarani dove ha incontrato i giovani. Anche loro Le hanno raccontato le loro storie di esclusione, a causa dell’avarizia degli uomini e della loro corruzione. Cosa ha provato mentre ascoltava le loro storie? E cosa bisogna fare per porre fine alle ingiustizie? Grazie.

Papa Francesco: Su questo problema, ho parlato almeno tre volte fortemente. Nel primo incontro dei Movimenti popolari, in Vaticano; nel secondo incontro dei Movimenti popolari, a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia; e poi due, altre due: nella Evangelii gaudium, un po’, e poi chiaramente e fortemente nella Laudato si’. Io non ricordo le statistiche e per questo vi chiedo di non pubblicare le statistiche che dirò, perché non so se sono vere, ma ho sentito… credo che l’80% della ricchezza del mondo è nelle mani del 17% della popolazione; non so se è vero, ma se non è vero è azzeccato, perché le cose stanno così. Se qualcuno di voi conosce questa statistica, lo prego di dirla per essere corretto. E’ un sistema economico dove al centro c’è il denaro, il dio denaro. Io ricordo una volta che ho trovato un grande ambasciatore, parlava francese, e mi ha detto questa frase - non era cattolico – e mi ha detto: «Nous sommes tombés dans l’idolâtrie de l’argent». E se le cose continuano così, il mondo continuerà così. Lei mi domandava cosa ho sentito con le testimonianze dei giovani e a Kangemi, dove ho parlato anche chiaramente di diritti. Ho sentito dolore. E penso a come la gente non se ne accorge… Un grande dolore. Ieri per esempio, sono andato all’ospedale pediatrico: l’unico di Bangui e del Paese! E in terapia intensiva non hanno gli strumenti per l’ossigeno. C’erano tanti bambini malnutriti, tanti. E la dottoressa mi ha detto: «Questi nella maggior parte moriranno, perché hanno la malaria, forte, e sono malnutriti». Il Signore - ma non voglio fare un’omelia! -, il Signore rimproverava sempre al popolo, al popolo d’Israele - ma è parola che noi accettiamo e adoriamo, perché è Parola di Dio - l’idolatria. E l’idolatria è quando un uomo o una donna perde la “carta d’identità”, il suo essere figlio di Dio, e preferisce cercarsi un dio a propria misura. Questo è l’inizio. A partire da lì, se l’umanità non cambia, continueranno le miserie, le tragedie, le guerre, i bambini che muoiono di fame, l’ingiustizia… Cosa pensa questa percentuale che ha nelle mani l’80% della ricchezza del mondo? E questo non è comunismo, questa è verità. E la verità non è facile vederla. Io La ringrazio di aver fatto questa domanda, perché è la vita… (Continua a leggere)