Padre Jean Marie Lassausse, il religioso che vive <br>nel monastero di Tibhirine.

«Così a Tibhirine ha vinto la vita»

Stasera alle ore 21, al Pime di Milano, l'incontro con padre Jean Marie Lassausse, custode dal 2001 del monastero algerino. Dal ricordo delle stragi di vent'anni fa alla speranza per una nuova comunità. Il "giardiniere" di un luogo di vita
Anna Pozzi

Nel marzo del 1996 sette monaci trappisti del monastero di Notre Dame de l’Atlas a Tibhirine, in Algeria, venivano rapiti e in seguito uccisi. Vent’anni dopo, il loro ricordo è ancora vivo, innanzitutto in Padre Jean Marie Lassausse, il religioso-giardiniere del monastero dell’Atlante. Una testimonianza della possibile convivenza tra cristiani e musulmani.

Le montagne dell’Atlante algerino, nei pressi di Medea, sono coperte da un manto di neve fresca, che rende il loro profilo ancora più morbido e dolce. Il paesaggio di questi giorni non dev’essere molto dissimile da quello di vent’anni fa, quando, nel marzo del 1996, vennero rapiti sette fratelli dal monastero trappista di Tibhirine, le cui teste mozzate furono ritrovate qualche mese dopo, alla fine di maggio. La neve, oggi come allora, rende questo luogo come sospeso nel tempo. Così come lo spirito di Tibhirine continua ad aleggiarvi.

«Per me che ci vivo da quindici anni, questo non è un luogo di morte, ma di vita. Qui ho trovato la pace, la fratellanza tra musulmani e cristiani, vissuta soprattutto attraverso il lavoro, e il senso di una vita donata, come ripeteva spesso il priore, frère Christian de Chergè». Padre Jean Marie Lassausse, 65 anni, prete della Mission de France, è il custode di Tibhirine dal 2001. Da quando, cioè, i trappisti decisero di mettere fine per sempre alla loro presenza in Algeria, trasferendo i due sopravvissuti nel monastero di Midelt in Marocco. Padre Jean Marie – che stasera alle 21 sarà al Pime di Milano, in via Mosè Bianchi, 94 – è anche l’unico erede sul posto di una testimonianza cristiana orante in un contesto esclusivamente musulmano. «Nel solco dei monaci che avevano aperto qui una possibilità di dialogo di vita e spirituale, cerco di continuare a rendere fecondo questo luogo ».

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