Francesco a Fatima: «Come figli, restiamo aggrappati a Maria»

«Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani». Il Papa, nel centenario delle apparizioni, canonizza Francesco e Giacinta e rinnova l'invito ad anteporre la misericordia al giudizio
Andrea Tornielli

Lo ha definito un viaggio «un po’ speciale» e lo è stato. Le intense ore che il Papa ha vissuto a Fatima dalla sera di venerdì 12 maggio al primo pomeriggio del giorno seguente rappresentano – nell’agenda dei 19 viaggi internazionali di Francesco – quelle in cui il Vescovo di Roma è stato meno protagonista. Nel santuario della Cova da Iria, dove esattamente cent’anni fa la Madonna apparve a tre bambini che pascolavano il gregge, i veri protagonisti sono stati Maria e il popolo dei semplici, più di mezzo milione di pellegrini giunti da tutto il Portogallo ma anche da varie parti d’Europa e del mondo.

Francesco è un Papa profondamente mariano e molto legato alla devozione popolare, come attestano le sue continue visite alla Salus Populi Romani, l’icona conservata nella basilica di Santa Maria Maggiore. Per celebrare il centenario della prima apparizione (13 maggio 1917) e canonizzare due dei tre pastorelli, Francesco e Giacinta, i primi bambini a essere proclamati santi senza il martirio, Bergoglio ha voluto invocare la Madonna chiedendo a lei il dono della «concordia tra tutti i popoli» in un mondo squassato dalle tante guerre. Il 13 maggio ha anche un significato particolare nella vita del Papa: quel giorno di 25 anni fa padre Bergoglio ricevette la telefonata del nunzio apostolico in Argentina, Ubaldo Calabresi, che gli annunciava la nomina a vescovo ausiliare di Buenos Aires.

Appena arrivato sulla spianata del santuario, Francesco si è diretto alla cappellina delle apparizioni, la minuscola chiesetta oggi inglobata in una moderna e più ampia struttura protettiva, che sorge nel punto esatto in cui i pastorelli vedevano la Madonna. Davanti alla statua di Maria ha deposto prima un mazzo di fiori bianchi, e poi una rosa d’oro, dono tradizionale dei Pontefici ai santuari mariani.
Nella preghiera che ha recitato, intercalata dal canto di invocazioni mariane, Francesco si è presentato come «pellegrino della pace»: «Imploro per il mondo la concordia fra tutti i popoli». Ha chiesto alla Madonna di guardare «i dolori della famiglia umana che geme e piange in questa valle di lacrime». «Fa’ che seguiamo l’esempio dei beati Francesco e Giacinta», ha continuato: «E di quanti si consacrano all’annuncio del Vangelo. Percorreremo così ogni rotta, andremo pellegrini lungo tutte le vie, abbatteremo tutti i muri e supereremo ogni frontiera, uscendo verso tutte le periferie, manifestando la giustizia e la pace di Dio». E ha concluso: «Saremo, nella gioia del Vangelo la Chiesa vestita di bianco, del candore lavato nel sangue dell’Agnello versato anche oggi nelle guerre che distruggono il mondo in cui viviamo».



Due ore dopo, di fronte a un mare di candele accese che illuminavano la fredda notte di Fatima, Francesco ha partecipato al Rosario. Ha salutato i pellegrini, dicendo loro di portarli «tutti nel cuore», «specialmente quelli che più ne hanno bisogno», come l’apparizione aveva insegnato ai tre pastorelli dopo aver mostrato loro la visione dell’inferno. Ha chiesto che su «ciascuno dei diseredati e infelici ai quali è stato rubato il presente, su ciascuno degli esclusi e abbandonati ai quali viene negato il futuro, su ciascuno degli orfani e vittime di ingiustizia ai quali non è permesso avere un passato, scenda la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo». Dopo aver ricordato, con le parole di Paolo VI, che «se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani», il Papa ha voluto sgomberare il campo da modi di guardare alla Madonna, e di rapportarsi a lei, non consoni al Vangelo. «Pellegrini con Maria... Quale Maria? – si è chiesto - Una Maestra di vita spirituale, la prima che ha seguito Cristo lungo la “via stretta” della croce donandoci l’esempio, o invece una Signora “irraggiungibile” e quindi inimitabile? La “Benedetta per avere creduto” sempre e in ogni circostanza alle parole divine, o invece una “Santina” alla quale si ricorre per ricevere dei favori a basso costo? La Vergine Maria del Vangelo, venerata dalla Chiesa orante, o invece una Maria abbozzata da sensibilità soggettive che La vedono tener fermo il braccio giustiziere di Dio pronto a punire: una Maria migliore del Cristo, visto come Giudice spietato; più misericordiosa dell’Agnello immolato per noi?».

«Grande ingiustizia si commette contro Dio e la sua grazia – ha detto ancora Francesco - quando si afferma in primo luogo che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre – come manifesta il Vangelo - che sono perdonati dalla sua misericordia!». «Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio – ha ricordato il Pontefice - e, comunque, il giudizio di Dio sarà sempre fatto alla luce della sua misericordia. Ovviamente la misericordia di Dio non nega la giustizia, perché Gesù ha preso su di sé le conseguenze del nostro peccato insieme al dovuto castigo. Egli non negò il peccato, ma ha pagato per noi sulla croce». Ecco perché «siamo liberi dai nostri peccati» e «mettiamo da parte ogni forma di paura e timore, perché non si addice a chi è amato». Non dunque una fede basata sulla paura, sul rincorrere segreti e visioni, ma fondata sul Vangelo e sull’amore.



La mattina di sabato 13, festa del centenario, dopo aver pregato silenziosamente davanti alle tombe dei due pastorelli che stava per proclamare santi e della terza veggente, suor Lucia, il Papa ha celebrato la messa sul sagrato del santuario.
Nell’omelia, Bergoglio ha spiegato che la Madonna, «presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre». Ha invitato i pellegrini a rimanere «aggrappati» alla Madonna «come dei figli», «come un’àncora, fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel cielo alla destra del Padre».

Ha concluso spiegando che «il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia. Non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”: lo ha detto e lo ha fatto il Signore, che sempre ci precede. Quando passiamo attraverso una croce, Egli vi è già passato prima. Così non saliamo alla croce per trovare Gesù; ma è stato Lui che si è umiliato ed è sceso fino alla croce per trovare noi e, in noi, vincere le tenebre del male e riportarci verso la Luce».