L'ingresso a Loreto, all'alba, dei pellegrini (foto di Leonora Giovanazzi)

In cammino, pieni di bisogno di Lui

Il Pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto. Oltre centomila persone, incoraggiate anche dalle parole del Papa al telefono, in marcia sui colli marchigiani tra fiaccole e luna piena. Dal tramonto all'alba, lasciandosi abbracciare dalla Madonna
Giorgio Paolucci

Se lo aspettavano in molti, e lui non ha deluso le attese. Anche quest'anno, per la quinta volta consecutiva, papa Francesco ha voluto dialogare con i trentamila che affollavano lo stadio di Macerata per la fase iniziale del pellegrinaggio notturno a piedi da Macerata a Loreto, che quest'anno compie 39 anni. Un collegamento telefonico breve ma intenso, alle 20.20 di sabato 10 giugno, con monsignor Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica, pioniere e anima dell'iniziativa, per commentare la frase scelta come titolo per l'edizione 2017: "Mi ami tu?".

Una frase che secondo Bergoglio «ha due sensi, come le strade. Gesù chiede a me se lo amo, ma anche io posso chiedere a Gesù se mi ama». Un invito a non dare per scontato un rapporto che ognuno di noi può vivere come occasione per capire qual è il centro affettivo dell'esistenza. Perché l'amore è reciprocità, è mobilitazione di due libertà, è domanda di compimento.



Quando inizia la messa, il tramonto che si staglia sullo stadio evoca una sorta di benedizione celeste. Lunghe striature di rosso filtrano dalle nuvole regalando uno spettacolo di bellezza che durante il cammino offrirà altre sequenze forti: la luna piena, le stelle, i fuochi artificiali nel cuore della notte, i profili illuminati dei paesi che popolano i colli marchigiani, comprese quelli recanatesi che ispirarono Leopardi.

Il cardinale Kevin Farrell - prefetto del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, che presiede la celebrazione eucaristica - augura che il cammino che sta per cominciare diventi esperienza di una compagnia che permette all'uomo di non sentirsi mai solo di fronte ai drammi che gravano sull'esistenza: «La Chiesa è quel luogo, unico al mondo, dove ognuno di noi scopre che è “ben voluto”», dove «ogni uomo può incontrare lo sguardo buono di fratelli lieti di condividere con lui il cammino della vita».



Nella notte il serpentone umano che si snoda lungo la campagna - centomila le presenze stimate - arriva a misurare diversi chilometri. Sui cartelli portati dalle centinaia di gruppi si ritrova l'Italia intera: in un tratto di strada capita di leggere, una a fianco all'altra, le scritte di Bari, Castelfidardo e Aosta. Ma il pellegrinaggio ha ormai il respiro del mondo, con gruppi provenienti da Svizzera e Germania. E in Colombia, in Brasile e in Croazia si svolgono iniziative gemellate. Ancora, intenzioni di preghiera arrivano da Stati Uniti, Cina, Giappone, Africa.



Quando il corteo entra nei primi borghi dopo Macerata, migliaia di persone sostano in attesa alle finestre, sui balconi adorni di luminarie e scritte che sembrano d’altri tempi: «W Maria». Molti si uniscono al corteo, altri partecipano dai bordi delle strade al canto e alla preghiera. Il pellegrinaggio, proposto dal 1978 da Comunione e Liberazione, è una testimonianza commovente di un popolo in cammino: gente d'ogni età, provenienza e condizione sociale, militanti di associazioni e movimenti, parrocchiani, genitori con bambini, anziani che rivivono gesti praticati in gioventù e sempre più rari nell'Italia secolarizzata e dimentica delle sue radici, ma in cui continua a scorrere una linfa che testimonia come certe esigenze del cuore siano ultimamente incancellabili.



Durante il cammino la recita del rosario, i canti della tradizione mariana e quelli composti in anni recenti si alternano alle testimonianze diffuse dagli altoparlanti che raccontano i drammi del nostro tempo e di queste terre: le guerre, il martirio dei cristiani, i migranti, le gioventù bruciate dalla droga e dall'alcool, le ferite ancora aperte del terremoto. In tutte si ritrova uno scampolo di positività che impedisce che l'ultima parola sia la disperazione. In tutte emerge la coscienza di un bisogno che è infinito, di una povertà costitutiva, di un niente che chiede di essere guardato e salvato - come ha scritto Julián Carrón nel messaggio inviato ai pellegrini -, di una pietà sconfinata con cui Cristo guarda ogni persona e che nessun tradimento umano può bloccare, neppure il triplice rinnegamento di Pietro. Che di fronte alla domanda di Gesù, «Mi ami tu?», si scopre pieno solo del bisogno di Lui.

Quando l’aurora accende il cielo con i suoi primi bagliori, la meta si annuncia vicina. Ma ci sono ancora salite e discese da percorrere. Le più dure, perché la fatica ormai si fa sentire. E, forse, anche le più utili a riscoprire le ragioni di un gesto che potrebbe ridursi a una romantica camminata sotto le stelle in compagnia di amici, o venire contaminato dal virus del già saputo, specie da parte di quanti - come chi scrive, che quest'anno era alla sua diciottesima partecipazione, o come altri ancora più "veterani" - ne conoscono a memoria il percorso e le modalità, i punti più difficili, quelli in cui puoi tirare il fiato e quelli che precedono l'agognato ingresso nella piazza del Santuario di Loreto. Tu, che sai già tutto, rischi di dimenticare la domanda che ti ha portato fin qui e di anestetizzare il desiderio.



È un rischio che non ha corso Ibrahim, giovane di tradizione musulmana, arrivato l’anno scorso in Italia dalla Sierra Leone con un barcone di profughi, uno dei centomila in pellegrinaggio. A Pisa aveva conosciuto Claudio e gli amici della comunità di CL frequentando un corso di italiano, ha visitato la mostra sui migranti del Meeting di Rimini allestita in città, si è commosso e immedesimato nelle storie presentate, si è offerto come guida per spiegarla in inglese ai turisti della città. Affascinato dallo sguardo degli amici che lo accompagnavano nella sua nuova vita, ha chiesto di diventare cristiano. Si sta preparando al Battesimo, ieri mattina è entrato per pochi secondi in quell'angolo di mondo dove è risuonato il "sì" di una ragazza che ha cambiato i destini dell'umanità, la Santa Casa di Loreto. Ibrahim, che ha deciso di chiamarsi Peter, era venuto a dire il suo "sì".