Il cardinale Angelo Scola nel Duomo di Milano

Scola: «Vi dico grazie, mio popolo»

A Milano, la Messa che ha concluso l'impegno del cardinale Angelo Scola alla guida della diocesi ambrosiana. Una Chiesa di popolo dove tutti «possono fare l’esperienza del "bell’amore" incontrando il volto di Gesù» (da chiesadimilano.it)
Annamaria Braccini

È una Cattedrale piena di luce, in cui si sente il cuore di una “Chiesa di popolo”, quella in cui migliaia di persone salutano il cardinale Scola, dicendo “grazie” per i suoi sei anni di Ministero episcopale a Milano.

Tra le navate, gremite come il 25 settembre 2011 – in una domenica piena di sole, quando vi entrò solennemente come Pastore ambrosiano –, sembra davvero «che il tempo sia volato», osserva qualcuno. Forse, nel suo cuore, lo pensa anche lo stesso ormai Arcivescovo emerito, che presiede, come tradizione l’8 settembre nella Solennità della Natività della Beata Vergine Maria a inizio dell’Anno Pastorale, il Pontificale che conclude il suo generoso impegno sulla Cattedra di Ambrogio e Carlo. Accanto a lui, in altare maggiore, il suo successore, monsignor Mario Enrico Delpini, il cardinale Renato Corti, una ventina di Vescovi tra cui alcuni Pastori delle Diocesi Lombarde, gli Ausiliari di Milano, i Vicari di Zona e di Settore, i suoi più stretti collaboratori nel governo della Chiesa ambrosiana, i membri del Capitolo metropolitano. Molte centinaia i sacerdoti concelebranti che non hanno voluto mancare a questo momento importante, così come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il prefetto Luciana Lamorgese, il questore, Marcello Cardona, il presidente del Consiglio Regionale, Raffaele Cattaneo e tante altre autorità civili e militari.



Tutto, nella Liturgia, parla di solennità, ma quando il Cardinale avvia la sua omelia da «una piccola confessione personale» riguardante l’immagine tradizionale, cara ai suoi genitori, di Maria in fasce – esempio vivo dell’bell’amore universale – si comprende subito la commozione. «Dico grazie alla Chiesa ambrosiana che mi ha generato alla fede e di cui sono diventato Pastore».

Un “grazie” che vorrebbe raggiungere ogni carisma e categoria, gli uomini e le donne della nostra terra ambrosiana, i consacrati, i preti, i diaconi, i giovani e gli anziani ma, soprattutto, «gli ammalati, i poveri, gli esclusi». Tutti coloro a cui l’allora neo Arcivescovo, nella Messa per l’inizio del suo Ministero a Milano, disse, «ho bisogno di voi» e a cui oggi dice: «mi scuso per mancanze ed errori commessi, vi chiedo di sostenermi nella preghiera e nell’affetto»...

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