Benedetto XVI durante l'intervento al Parlamento tedesco il 22 settembre 2011

Tre Papi e la "casa comune"

Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Un percorso nei richiami della Chiesa sui temi al centro del Sinodo sull'Amazzonia. Perché in gioco non c'è solo «un’ecologia "fisica", ma anche un’ecologia "umana", che renda più dignitosa l’esistenza»

Alla vigilia del Sinodo per l'Amazzonia, proponiamo alcuni interventi degli ultimi tre Pontefici sull'ecologia e la custodia della "casa comune", tra i temi chiave dell'Assemblea straordinaria dei Vescovi che apre il 6 ottobre.
Dalla
Redemptor hominis alla Laudato si', passando per il discorso al Bundestag, lo sguardo della Chiesa sul cambiamento climatico, lo sfruttamento delle risorse naturali, i modelli di sviluppo: «una sfida di civiltà» che riguarda alla radice la dignità dell'uomo e «il senso del nostro passaggio su questa terra».


«L'uomo d'oggi sembra essere sempre minacciato da ciò che produce, cioè dal risultato del lavoro delle sue mani e, ancor più, del lavoro del suo intelletto. Deve nascere, quindi, un interrogativo: per quale ragione questo potere, dato sin dall'inizio all'uomo, potere per il quale egli doveva dominare la terra, si rivolge contro lui stesso? L'uomo sembra spesso non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo. Invece, era volontà del Creatore che l'uomo comunicasse con la natura come "padrone" e "custode" intelligente e nobile, e non come "sfruttatore" e "distruttore" senza alcun riguardo».
Leggi la Lettera enciclica Redemptor hominis (1979) di Giovanni Paolo II

«Il carattere morale dello sviluppo non può prescindere neppure dal rispetto per gli esseri che formano la natura visibile e che i Greci, alludendo appunto all'ordine che la contraddistingue, chiamavano il "cosmo".
Non si può fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri viventi o inanimati - animali, piante, elementi naturali - come si vuole, a seconda delle proprie esigenze economiche. Al contrario, occorre tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato, ch'è appunto il cosmo».
Leggi la Sollicitudo Rei Socialis (1987) di Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

«Si avverte ai nostri giorni la crescente consapevolezza che la pace mondiale sia minacciata, oltre che dalla corsa agli armamenti, dai conflitti regionali e dalle ingiustizie tuttora esistenti nei popoli e tra le nazioni, anche dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura, dal disordinato sfruttamento delle sue risorse e dal progressivo deterioramento della qualità della vita.
Di fronte al diffuso degrado ambientale, l'umanità si rende ormai conto che non si può continuare ad usare i beni della terra come nel passato. L'opinione pubblica ed i responsabili politici ne sono preoccupati, mentre studiosi delle più diverse discipline ne esaminano le cause. Sta così formandosi una coscienza ecologica, che non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete».
Leggi il Messaggio per la XXIII Giornata mondiale della pace (1990) di Giovanni Paolo II

«Alla radice dell'insensata distruzione dell'ambiente naturale c'è un errore antropologico, purtroppo diffuso nel nostro tempo. L'uomo, che scopre la sua capacità di trasformare e, in un certo senso, di creare il mondo col proprio lavoro, dimentica che questo si svolge sempre sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio. Egli pensa di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non avesse una propria forma ed una destinazione anteriore datale da Dio, che l'uomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire. Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell'opera della creazione, l'uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui.
Non si tratta, infatti, solo di dare il superfluo, ma di aiutare interi popoli, che ne sono esclusi o emarginati, ad entrare nel circolo dello sviluppo economico ed umano. Ciò sarà possibile non solo attingendo al superfluo, che il nostro mondo produce in abbondanza, ma soprattutto cambiando gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società».
Leggi la Lettera enciclica Centesimus Annus (1991) di Giovanni Paolo II

«L’aspetto di conquista e di sfruttamento delle risorse è diventato predominante e invasivo, ed è giunto oggi a minacciare la stessa capacità ospitale dell’ambiente: l’ambiente come “risorsa” rischia di minacciare l’ambiente come “casa”. A causa dei potenti mezzi di trasformazione offerti dalla civiltà tecnologica, sembra talora che l’equilibrio uomo-ambiente abbia raggiunto un punto critico».
Leggi il Discorso a un Convegno su ambiente e salute (1997) di Giovanni Paolo II

«Occorre, perciò, stimolare e sostenere la “conversione ecologica”, che in questi ultimi decenni ha reso l’umanità più sensibile nei confronti della catastrofe verso la quale si stava incamminando. L’uomo non più "ministro" del Creatore. Ma autonomo despota, sta comprendendo di doversi finalmente arrestare davanti al baratro.
Non è in gioco, quindi, solo un’ecologia "fisica", attenta a tutelare l’habitat dei vari esseri viventi, ma anche un’ecologia "umana" che renda più dignitosa l’esistenza delle creature, proteggendone il bene radicale della vita in tutte le sue manifestazioni e preparando alle future generazioni un ambiente che si avvicini di più al progetto del Creatore».
Leggi l'Udienza generale (17 gennaio 2001) di Giovanni Paolo II

Papa Francesco

«Tra le questioni essenziali, come non pensare ai milioni di persone, specialmente alle donne e ai bambini, che mancano di acqua, di cibo, di un tetto? Lo scandalo della fame, che tende ad aggravarsi, è inaccettabile in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine. Esso ci spinge a cambiare i nostri modi di vita, ci richiama l’urgenza di eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente e uno sviluppo umano integrale per oggi e soprattutto per domani».
Leggi il Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede (2007) di Benedetto XVI

«Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale. Questo è stato donato da Dio a tutti, e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera. Se la natura, e per primo l'essere umano, vengono considerati come frutto del caso o del determinismo evolutivo, la consapevolezza della responsabilità si attenua nelle coscienze.
Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Ciò richiama la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano».
Leggi la Lettera enciclica Caritas in veritate (2009) di Benedetto XVI

«L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei però affrontare con forza un punto che – mi pare – venga trascurato oggi come ieri: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana».
Leggi il Discorso al Deutscher Bundestag (2011) di Benedetto XVI

«Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole.
In questo sistema, che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta.
Si rende necessaria un’evangelizzazione che illumini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con l’ambiente».
Leggi l'Esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013) di Francesco

«Se i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi», la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore (...) che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana.
Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra».
Leggi la Lettera enciclica Laudato si’ (2015) di Francesco

«Il problema del cambiamento climatico è legato a questioni di etica, equità e giustizia sociale. L'attuale situazione di degrado ambientale è legata al degrado umano, etico e sociale, come sperimentiamo ogni giorno. E questo ci obbliga a riflettere sul senso dei nostri modelli di consumo e di produzione e ai processi di educazione e di sensibilizzazione per renderli coerenti con la dignità umana. Siamo di fronte a una "sfida di civiltà" in favore del bene comune. E questo è chiaro, com’è anche chiaro che ci sono una molteplicità di soluzioni che sono alla portata di tutti, se adottiamo, a livello personale e sociale, uno stile di vita che incarni l’onestà, il coraggio e la responsabilità».
Leggi il testo del Videomessaggio in occasione del Climate Action Summit all'Onu (2019) di Francesco