Il santuario di Oropa

Oropa. Un popolo di figli regala un vestito nuovo a Maria

Un frammento del vestito di nozze, un pezzo della tuta da lavoro, un grembiule da cucina. Sono cinquemila, finora, i brandelli di tessuto arrivati al santuario per realizzare il nuovo manto della Madonna. Testimonianze di una fede semplice ma profonda
Giorgio Paolucci

Un manto per Maria, un vestito sui generis dove si intrecciano tante storie che parlano della figliolanza che il popolo cristiano vive con la Grande Madre. Una sorta di mosaico della fede composto da migliaia di tessere: l’idea parte da Oropa, sopra Biella, sede di uno dei più antichi santuari d’Occidente, meta da secoli di pellegrinaggi e di devozione popolare. Qui nel 2020 verrà celebrato il quinto centenario dell’incoronazione di Maria, una cerimonia che si ripete ogni secolo a partire dal 1620, l’anno che seguì la costruzione della basilica come gesto di gratitudine dei biellesi scampati alla peste.

Il 30 agosto dell’anno prossimo due corone verranno poste sul capo della statua lignea raffigurante la Madonna e il Bambino Gesù, e un manto vestirà la sacra immagine. Sarà un “vestito” del tutto speciale, che nella parte esterna verrà confezionato da un’azienda del Biellese, mentre l’interno sarà un patchwork realizzato cucendo insieme brandelli di tessuto inviati al santuario da chi desidera testimoniare il suo rapporto con Maria.

In questi mesi sono già arrivati cinquemila pezzi, ciascuno accompagnato da un breve scritto che racconta il significato che l’oggetto porta con sé. C’è chi ha inviato un frammento del vestito di nozze, della tuta da lavoro, di un grembiule da cucina, di un lenzuolo, di una giacca, di una gonna.... Le frasi vergate a mano dai mittenti raccontano squarci di vita e di fede, parlano di una devozione semplice che accompagna l’esistenza di molti, esprimono il desiderio di un rapporto carnale con il Mistero, di un Dio alla portata dell’uomo. «Questo pezzo di stoffa ha un valore affettivo molto grande: fa parte del mio abito da sposa e conta già 53 anni! L’ho conservato come una reliquia perché per me ha significato il formarsi di una famiglia». «È un lembo del taschino della mia uniforme da poliziotto, dove ho sempre tenuto la Tua immagine, ricevendo sempre grande protezione». «Ci ricorda la prima accoglienza a cui abbiamo detto di sì e il desiderio di avere un figlio nostro. Dopo 11 anni di matrimonio, figli naturali non ne sono arrivati, ma abbiamo aperto la casa ad altri e siamo grati per la pienezza di vita che viviamo e per la nostra storia».

Il 24 novembre, solennità di Cristo Re, nella cattedrale di Biella, il vescovo Roberto Farinella aprirà l’anno speciale mariano indetto per l’occasione, mentre due giorni prima verrà presentato alla città il progetto che si è aggiudicato il bando - indetto in collaborazione con l’Ufficio per i beni culturali della CEI - per le due corone da apporre sulla testa della Madonna e del Bambino, durante una cerimonia che prevede anche l’esecuzione della Messa dell’Incoronazione di Mozart, con la partecipazione del coro Verdemar.

Il manto di Maria sta prendendo forma tra le antiche mura del monastero Mater Ecclesiae sull’isola di San Giulio, nel lago d’Orta, dove le suore benedettine - esperte nel restauro di tessuti - cuciono i pezzi di stoffa inviati da Oropa. In una lettera al Rettore del santuario, don Michele Berchi, scrivono: «Ogni frammento di tessuto che passa tra le nostre dita ha per noi una voce arcana, un messaggio silenzioso e vibrante, al punto da crearci un senso di sofferenza nel prendere in mano le forbici per intagliare tessere più piccole del tessuto arrivato. Tutto viene eseguito a mano, cambiando filo in base alla gradazione cromatica di ogni tessera, con piccoli punti quasi invisibili. Tutto viene lavorato a mano e con il cuore orante, perché desideriamo cucire le tessere non solo al tessuto ma anche, attraverso la preghiera, al cuore di Dio».



La devozione mariana si diffuse tra i monti del Biellese a partire dal quarto secolo quando Eusebio, vescovo di Vercelli, fondò alcuni luoghi dove pregare e venerare la madre di Dio, come presidi contro l’arianesimo, l’eresia che negava la natura divina di Gesù e quindi metteva in discussione l’Incarnazione. Per questo, allora come oggi andare in pellegrinaggio a Oropa è un modo per rivivere l’incontro tra il Divino e l’umano, per stare davanti alla Madonna nella cui carne questa sintesi è avvenuta in modo perfetto, per venerare come figli la madre di Dio. «È questo sentirsi figli, amati e voluti, il messaggio che traspare dalle migliaia di messaggi arrivati insieme ai tessuti», commenta don Berchi: «Il santuario è meta di visite anche da parte di chi non è credente ma sta facendo una cammino alla ricerca di qualcosa dove la sua umanità possa trovare risposte alla domanda di senso che abita nel cuore di ciascuno di noi. In questi luoghi per tante persone è cominciato o si è approfondito un dialogo personale con il Mistero: penso ad esempio a migliaia di persone che arrivano in pellegrinaggio, ai giovani che vengono qui a preparare gli esami universitari, ad affidare il loro imminente matrimonio, o a quanti chiedono la salute per una persona cara».

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Entro l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, è possibile consegnare o spedire i tessuti e sul sito santuariodioropa.it è scaricabile il modulo per la spedizione.

Le dimensioni del manto che vestirà la statua della Vergine e del suo strascico non sono prevedibili, essendo legate alla quantità di materiale che arriverà entro quella data e che viene sapientemente assemblato dalle monache di San Giulio. «Sta prendendo forma qualcosa che non deriva da un progetto studiato a tavolino ma è legato al popolo che lo sta generando giorno per giorno», spiega Alessandra Alberto, ideatrice dell’iniziativa: «È un vestito composto di materiali poveri ma ricco di storia vissuta, carico di affetti e di un desiderio di rapporto con il Mistero. Nella storia dell’arte il manto della Madonna è un simbolo di protezione che unisce tutti il popolo: ognuno potrà dire “lì ci sono anch’io”. È un manto che esprime il desiderio di ricucire le divisioni, e in questo senso è qualcosa di attuale per una società frantumata come la nostra e per tante persone che vivono lacerazioni nella loro vita».