Osoro: «Giussani ha voluto mantenere l'alleanza con il Signore»
«Sono sicuro che, se accettiamo questa chiamata, Madrid sarà diversa». L'omelia del cardinale arcivescovo della capitale spagnola per l'anniversario (20 febbraio 2021)Siamo qui riuniti un altro anno per onorare la memoria e pregare per monsignor Luigi Giussani nel XVI anniversario della sua morte. La memoria e il ricordo di uomini che hanno camminato per questo mondo e che hanno lasciato il loro segno, il segno di Dio, e la cui espressione più bella è anche la vostra presenza, la presenza del movimento nella vita della Chiesa e nella missione della Chiesa. È per questo che preghiamo per lui, ed è anche per questo che ci riuniamo in occasione di questo anniversario, in questa parrocchia.
Il Signore ci permette di riunirci in questa prima domenica di Quaresima dove, se avete notato, tutti insieme, nel salmo responsoriale, abbiamo detto al Signore: «Le tue vie, Signore, sono misericordia e sono fedeltà per chi osserva la tua alleanza». Giussani ha voluto mantenere questa alleanza con il Signore. E come espressione di quell’alleanza, e di quel movimento che lui, in nome di nostro Signore, o il Signore servendosi di lui, ha voluto dare alla Chiesa, siamo qui stasera, e diciamo al Signore la stessa cosa che abbiamo pregato insieme un momento fa nel salmo: mostraci, Signore, le tue vie, istruiscici, che ci guidi la lealtà, non la meschinità, riconoscendo che Tu sei il Signore, il Salvatore. Ricordati, o Signore, della tua tenerezza e della tua misericordia, e ricordati di noi tutti con bontà. Sei buono. Tu insegni la vera via a tutti gli uomini. Insegnaci a fare quel cammino, proprio qui, in questa chiesa, in questo frammento di Chiesa che cammina a Madrid.
La parola di Dio che abbiamo ascoltato in questa prima domenica di Quaresima potrebbe forse essere riassunta in tre parole: alleanza, ricordo e chiamata. Tre parole che mi sembrano vive nel cuore del movimento, e che uno scopre con il passare degli anni, mentre sono con voi, in questa diocesi, dove la presenza del movimento è, naturalmente, molto più grande che nelle tre diocesi precedenti dove sono stato.
Un patto. L’alleanza di Dio con l’umanità. È di una straordinaria bellezza e forza quello che fate e che vivete, quello che Don Ignacio ha espresso poco fa nel suo saluto iniziale. Non siete dei teorici. Stabilite alleanze con le vostre opere e anche con le parole. Un’alleanza. La stessa che Dio strinse con Noè e con i suoi figli. Riavrete un’alleanza che non distrugge la vita, ed è bello vedere la composizione che fa l’autore della Genesi vedendo quell’arco che unisce il cielo e la terra. In un certo senso, quell’arco lo tendete anche voi, o avete il desiderio di farlo come membri del movimento. Mostrare che Dio non ci ha abbandonato. Dio è con noi. Lui è dalla parte degli uomini. Lui è tra noi. E in questo tempo di pandemia, dove si vive la sofferenza, la solitudine, dove tanti uomini e donne stanno passando circostanze difficili, abbiamo sperimentato la vicinanza del Signore. E lo avete fatto sperimentare a tutti coloro di cui vi siete presi cura, ai quali avete portato la vicinanza, insomma, la tenerezza di Dio nella loro esistenza. Patto.
In secondo luogo, il ricordo. Ricordate sempre colui che ci salva. Quello che facciamo non lo facciamo in nostro nome, non lo facciamo per caso, non nasce da un’idea personale. Lo facciamo per un incontro con nostro Signore Gesù Cristo, un incontro con il Signore che ci invita ad uscire da noi stessi, ad annunciare il messaggio di Gesù a tutti gli uomini; perché quel messaggio ha catturato la nostra vita e ha catturato il nostro cuore; perché è quel messaggio che nasce da quella vita nuova che abbiamo in noi grazie al battesimo. Oggi, l’apostolo Pietro, in questa prima lettera, descrive come il simbolo del battesimo ci ricorda in qualche modo l’arca che fu la salvezza per Noè e la sua famiglia. Oggi il battesimo è la salvezza per noi e per tutti gli uomini. Perciò chiediamo a Dio una coscienza pura attraverso la risurrezione di nostro Signore; una coscienza che ci ricordi permanentemente che l’unico che salva è Gesù Cristo.
In terzo luogo, non solo il Signore ci ripete di aver stabilito un’alleanza tra noi, e che dobbiamo ricordarlo agli uomini in questa storia; non solo ci ricorda che è Lui che salva, e non noi stessi, ma ci chiama anche alla conversione, e ci chiama a credere davvero nel suo Vangelo.
Il Vangelo che abbiamo proclamato ha un potere particolare per tutti noi. Lo Spirito, ci ha detto, ha spinto Gesù nel deserto. Oggi contempliamo Gesù nel deserto e la prima cosa che ci colpisce, se avete notato, è che è lo Spirito che spinge Gesù nel deserto. Spingere indica l’impulso interiore che Gesù sente dentro e che lo porta nel deserto per affrontare la grande lotta della condizione umana. Forse questa parola che il Signore ci offre oggi, in questo tempo che stiamo vivendo, ha anche una forza speciale per noi. Stasera possiamo chiederci: ci lasciamo guidare dallo Spirito o ci lasciamo guidare dalle nostre ambizioni, dai nostri bisogni, dai nostri interessi personali? In fondo, cos’è che muove la nostra vita? Forse questa domanda, leggendo alcuni scritti di don Giussani, ce lo mostra. Cos’è che muove la nostra vita? Il deserto della Giudea, vicino al Giordano, è impressionante, ma è anche un luogo di dibattito contro le forze del male, e nell’incontro con Dio.
Cari fratelli e sorelle, se ci fate caso, l’uomo contemporaneo, il nostro prossimo, fugge dal deserto, ha paura della solitudine, ha paura dell’assenza di suoni, eppure, il deserto è un luogo di incontro profondo con noi stessi e con Dio. Nel deserto, possiamo ascoltare in silenzio e in solitudine la voce di Dio, la voce che veramente libera. Il Vangelo ci dice che Gesù rimase nel deserto per quaranta giorni. I quaranta giorni di Gesù nel deserto sono un riferimento ai quaranta anni di Israele nel deserto sulla via della libertà. Quaranta giorni. La strada verso la liberazione si riflette nel modo in cui Gesù vive la missione nella fedeltà al Padre.
Il Vangelo di Marco, che è quello che abbiamo proclamato, non ci racconta una per una le tentazioni di Gesù, come fanno gli altri evangelisti, le reazioni di Gesù davanti al tentatore. In Marco, se avete notato, così come abbiamo proclamato nel Vangelo, non ci sono presentazioni come negli altri evangelisti, perché presenta la sua vita come una lotta costante contro il male. Durante tutta la sua vita, Gesù resisterà alle istigazioni dell’avversario, di colui che divide, che ci rompe dall’interno e rompe anche le relazioni all’esterno, perché il Vangelo dice che non solo rimase nel deserto per quaranta giorni, ma si lasciò tentare da Satana. Gesù dovrà lottare contro la tentazione del potere simboleggiata da Satana. È il simbolo dell’ambizione di potere che si nasconde in ogni essere umano e che domina il nostro mondo. Satana rappresenta i poteri perversi che a volte si impossessano della nostra umanità. Per questo è impressionante leggere e contemplare Gesù tentato come qualsiasi altro uomo. Possiamo immaginare Gesù nel deserto: debole, soggetto alle crisi, alle tenebre; ma soprattutto, contempliamo Gesù nella sua assoluta fedeltà al Padre. Le tentazioni rappresentano anche i falsi valori che Gesù ha incontrato nel suo tempo e che forse sono anche quelli che oggi riconosciamo in noi, ma Lui rimane fedele al Padre.
Durante tutta la sua vita, Gesù resterà sempre vigile, qualunque siano le circostanze. Perciò oggi il Signore ci invita a chiederci non solo quello che vi dicevo prima, infondo cos’è che muove la mia vita?, ma questa domanda: quali sono le nostre tentazioni oggi, e come cercheremo di superarle in questo tempo di Quaresima, quando il Signore ci invita a dare una nuova direzione alla vita, a credere veramente nella potenza del Vangelo? Il Vangelo racconta che Gesù viveva con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Cosa significa questo? Le bestie selvatiche rappresentano tutte le nostre interferenze personali, le nostre paure, le nostre ambizioni, i nostri bisogni. Tutto ciò che rende difficile vivere nella fedeltà a Dio e rappresenta anche i violenti della terra, i pericoli che minacciano il nostro mondo. Ma ci sono anche gli angeli, che sono le luci, gli inviti di persone concrete, o persone concrete che ci aiutano nel cammino. Anche noi viviamo tra bestie selvatiche e angeli. Ma lasciamoci incoraggiare da quella forza del Signore che ci fa vivere nella speranza.
Questa pagina del Vangelo conclude dicendo: il tempo è compiuto, il Regno è vicino. Convertitevi. Credete.
Il tempo: questa espressione indica che il tempo è arrivato perché Gesù è apparso su questa terra, e tutti noi, come Chiesa di Gesù, corpo e popolo del Signore, diamo continuità alla sua presenza. Le nostre aspirazioni più profonde possono essere realizzate. Il tempo umano è l’opportunità di riuscire a vivere come figli di Dio, cari fratelli e sorelle. E dobbiamo proclamarlo alla gente oggi con più forza che mai. È possibile vivere. C’è di più: è necessario, urge incoraggiarci a vivere come figli di Dio e come fratelli di tutti gli uomini, come ci dice e ci ricorda Papa Francesco nella sua ultima enciclica Fratelli tutti. O prendersi cura di questo mondo, con tutto ciò che implica, come ci ha indicato Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’.
Il tempo si è compiuto, il tempo si è compiuto per me? Possiamo dire, cari fratelli e sorelle, che è l’ora della verità. Il tempo di mettere la verità al centro, anche se ci costa fatica. Infatti, anche se implica contrasti, è necessario portare la verità in questo mondo.
Convertitevi. Il regno di Dio è vicino. Nelle parole di Gesù, nei suoi gesti, questo regno è presente tra noi. La grande speranza dell’umanità è qui e ora, e questo è ciò che Gesù annuncia come qualcosa di presente. Ecco perché insiste: convertitevi, credete al Vangelo. Convertitevi significa: cambiare direzione, cambiare modo di vivere e di vedere le cose. La parola “conversione” potrebbe essere tradotta con “convertitevi”, ma, meglio ancora, io direi: lasciatevi convertire, perché la parola “convertire” sembra che dipenda dalla nostra forza. E dire "lasciatevi convertire" è affermare che Gesù, come ha fatto oggi con la sua parola, come farà con la sua presenza, ci spinge alla conversione. Convertitevi, trasformate la vostra vita.
Guardate: solo il Vangelo del Regno ci converte. Solo la buona notizia di Gesù ci converte. Questo era così evidente per don Giussani che… è vero che stiamo celebrando la messa in suo ricordo, ricordandolo e pregando per lui, ma ricordiamo anche cosa fosse importante per lui. E ciò che deve essere fondamentale per voi. Non i casini del movimento che ha creato. Come sarebbe la vostra vita se, in questa Quaresima, intraprendessimo il cammino della vera conversione.
Il Vangelo ci parla non solo di una conversione morale, personale, individualista, ma anche di un nuovo regno, di nuove relazioni, di una società dove non c’è ingiustizia, né sfruttatori né sfruttati. Quelli che hanno tutto e quelli che non hanno quasi niente. Si tratta di creare un regno di fraternità tra tutti gli esseri umani. Se avete notato, il Vangelo di oggi suggerisce a noi cristiani, durante i quaranta giorni di Quaresima, che siamo chiamati a seguire Gesù nel deserto per affrontare e vincere con lui lo spirito del male. Si tratta, cari fratelli e sorelle, di una lotta che è interiore, da cui dipende l’approccio concreto alla vita, e solo superando il male nei nostri cuori possiamo preparare la strada alla giustizia e alla pace sia a livello personale che sociale.
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Nel contesto attuale di questa pandemia che stiamo vivendo, sentiamo ancora più forte la chiamata a una profonda conversione e a convertire i nostri cuori alla vera pace. Perciò, in questo giorno in cui stiamo pregando e ricordando don Giussani, e ricordando anche quello che lui voleva dal movimento, quello che desiderava dal movimento, e che oggi Julián Carrón affronta in modo particolare e bellissimo, possiamo dire al Signore: Signore, rafforzaci, illuminaci, rafforza i nostri cuori, dacci la tua luce perché possiamo convertirci a te e, nella nostra vita, mantenerci su un cammino di fedeltà. Che possiamo essere capaci di affrontare questo mistero che Tu ci inviti a vivere. Sì. Questo momento in cui ci fai questa domanda: cosa significa per me questa conversione, cosa mi muove nella vita, cosa mi spinge nella mia esistenza, cosa significa per me questo tempo, cosa significa per me dire che è l’ora della verità, cosa significa per me intraprendere il cammino della vera conversione?
Cari fratelli e sorelle: come potete vedere, questa prima domenica di Quaresima è un giorno speciale in cui il Signore ci illumina e ci porta a scoprire che vuole stabilire un’alleanza. Che lo viviamo insieme a lui, da lui, con lui, in questa terra. Che ci ricorda cosa salva veramente, e che insiste nel chiamarci a quella sincera conversione del nostro cuore e della nostra vita.
Sono sicuro che, se accettiamo questa chiamata del Signore, Madrid sarà diversa. Ed è per questo che il Signore viene sull’altare: perché Madrid sia diversa, quando ci sono persone che lo accolgono nel loro cuore e decidono di vivere non di se stessi, ma di Lui, con Lui e per Lui.