CHOPIN La "Sonata n. 2" secondo Pollini

Andrea Milanesi

Tra la musica di Fryderyk Chopin e il temperamento umano e artistico di Maurizio Pollini c’è molto più di una semplice e fortunata corrispondenza di “interpretativi sensi”. Da quando, nel 1960, ha vinto il Primo Premio al “Concorso Chopin” di Varsavia - con il grande Arthur Rubinstein presidente della giuria - per il pianista milanese la musica di Chopin è divenuta, per sua stessa ammissione, «parte integrante» della sua vita; un punto di riferimento costante, una pietra di paragone, quasi una palestra per la mente e per lo spirito.
«Per me nel suonare Chopin è importante rivelare la grandezza della sua musica, la profondità del suo pensiero»; in queste proposito ideale si può individuare il nucleo germinale da cui Pollini ha attinto per dare vita, nel corso degli anni, a una serie di interpretazioni a dir poco “di riferimento”, in cui, tra rigore, discrezione e severità, il temperamento d’artista ha seguito da vicino il carattere dell’uomo. L’interprete è così voluto recentemente ritornare su uno dei massimi capolavori del maestro polacco, quella Sonata n. 2 in si bemolle maggiore che racchiude al proprio interno la celebre Marcia funebre, pietra angolare scritta nel 1837 intorno alla quale nel giro di due anni è stata edificata l’intera composizione, opera sublime e drammatica che riflette una sorta di concezione nichilistica delle sorti umane.
Pollini ci guida nella foresta intricata della partitura chopiniana con la consueta profondità di analisi e di pensiero: a partire dalla rincorsa accorata di domande e risposte, di fremiti e sospensioni che attraversa il movimento iniziale; passando poi per i forti contrasti che pervadono lo Scherzo successivo, in cui si susseguono eroici spunti quasi beethoveniani, raggelanti danze macabre e oasi di sognante quiete; assecondando l’incedere quasi immobile del canto doloroso e rassegnato che scandisce la Marcia funebre, per approdare infine all’impetuoso Presto conclusivo, di fronte al quale lo stesso Robert Schumann rimase nel contempo attonito e ammirato: «Quello che appare nell’ultimo tempo sotto il nome di Finale è simile a un’ironia piuttosto che a una musica qualsiasi. Eppure, bisogna confessarlo, anche da questo luogo senza melodia e senza gioia soffia uno strano, orribile spirito che annienterebbe con un pesantissimo pugno qualunque cosa volesse ribellarsi a lui…».

Chopin
Sonata n. 2

Maurizio Pollini
Deutsche Grammophon - Distr.: Universal Music Italia, 2008
€ 18