GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA Ritratto di un’umanità concreta

Antonio Autieri

Nella Bologna di metà anni 50, al bar Margherita di via Saragozza staziona un gruppo di personaggi folkloristici e sopra le righe. Tra questi, il giocatore incallito di biliardo e carismatico “capo”, maniaco che impazzisce per ogni donna che passa e vende auto rubate, il sarto che truffa preti e suore, il meccanico che sogna di andare a Sanremo, il candido che si fa “accalappiare” da una fidanzata improbabile (e gli “amici” lo salveranno da un matrimonio che non s’ha da fare), senza contare il povero gestore Walter che tutti chiamano Water… E anche un ragazzino che ambisce a entrare nel giro dei grandi, a ogni costo. Il bar ha le sue regole, misogine e cameratesche. Gli scherzi sono spesso pesanti, ma l’affetto tra i suoi componenti è palpabile, per quanto mai ovviamente esplicitato.
Gli amici del bar Margherita è un film godibile e divertente, ma tutt’altro che superficiale, in cui Pupi Avati - che tira fuori il meglio da un gruppo di attori variegato (ci sono tra gli altri Diego Abatantuono, Luigi Lo Cascio, Katia Ricciarelli, Gianni Cavina, Fabio De Luigi, Neri Marcorè, Laura Chiatti e l’esordiente Pierpaolo Zizzi) torna ai luoghi e alle atmosfere preferite, nella Bologna della sua adolescenza. E lo fa con un piglio brillante e una verve che mancava in altri recenti film analoghi, quelli appunto del filone romantico-nostalgico. Nel tempo il suo sguardo sembrerebbe incattivito, e in effetti possono sorprendere certi scherzacci da Amici miei, certi goliardate crudeli o certe sbandate ciniche dei suoi personaggi. Come il giovane, e solo apparentemente timido, protagonista Taddeo che non esita a occultare la morte del nonno durante la propria festa di compleanno per non interrompere un ballo con la ragazza carina cui aspira. Ma in realtà Avati - che in Taddeo si riconosce: tanto da aver scelto nella sua giovinezza di distanziarsi da quel mondo, come Taddeo nella foto di gruppo finale - è, come sempre, affettuoso e complice verso i suoi piccoli anti eroi, di cui conosce tic e sfumature psicologiche. Il regista emiliano ammira quei rapporti e quei sentimenti, assolve benevolmente le loro cadute e le loro miserie, soprattutto è saggiamente consapevole che l’umanità è questa: reale, concreta e non idealizzata, quindi imperfetta. Nel bar Margherita, da cui comunque appunto Taddeo dovrà allontanarsi se vorrà crescere, si può diventare uomini anche se a prima vista si è solo simpatiche canaglie.

Gli amici del bar Margherita
di Pupi Avati, con Diego Abatantuono, Luigi Lo Cascio, Katia Ricciarelli, Gianni Cavina, Fabio De Luigi, Neri Marcorè, Laura Chiatti e Pierpaolo Zizzi