Sparagna durante un concerto.

La Santa Allegrezza? Uno spettacolo!

Meeting/Spettacoli. Sul palco un connubio insolito animerà la serata. Dal trio Napolincanto e l'Orchestra di Ambrogio Sparagna è nato un incontro. Esperienze condivise, sulle note delle ballate popolari
Tommaso Ricci

«Quest’anno al Meeting, il 25 agosto, sul palco dell’Arena ci saranno molte sorprese: saremo in tanti, la massa sonora che si rovescerà sul pubblico sarà enorme, non esserne colpiti e coinvolti sarà arduo. Venite a sentirci, perché questo è proprio un concerto del movimento… del corpo e del cuore». Gianni Aversano, anima del Trio Napolincanto, ne ha combinata una delle sue. Per i 30 anni del Meeting ha organizzato un Concerto grosso, tirando in ballo (in senso anche letterale, venite e vedrete) grandi artisti e grandi amici; insieme con lui, Domenico e Nando, ci saranno infatti, a suonare e cantare, Ambrogio Sparagna con la sua Orchestra, le voci del Coro Amarcanto di Laura Amati e quanti parteciperanno allo stage di canto il giorno precedente. Cinquanta e più persone sul palco, una gioiosa macchina musicale per uno spettacolo in prima assoluta intitolato non a caso La Santa Allegrezza.
Parlaci un po’ del “retropalco”, come nasce lo spettacolo di Rimini? «Uno immagina alchimie musicali studiate a tavolino ed invece, come nella vita di ciascuno, certe cose avvengono fuori dai nostri progetti e a noi è lasciata la libertà di accoglierle e accudirle oppure di farle inaridire. Nel mio lavoro di musicista mi capita di avere molti contatti, ma non tutti sono incontri, come quello avvenuto qualche anno fa con Ambrogio Sparagna». Chi è Ambrogio Sparagna? «È oggi il più attivo alfiere della musica della tradizione popolare del nostro Paese. Non a caso la più grande istituzione di spettacolo europea, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, gli ha affidato la direzione di una Orchestra popolare stabile fatta di strumenti popolari, organetti, chitarre battenti, tamburelli, ghironde, zampogne, ecc...». Dunque Sparagna è un barone della scena musicale? «Ma quale barone! Ambrogio, che è etnomusicologo nonché valente organettista, è un’anima semplice e curiosa, avida di umanità. Lui in Auditorium fa quattro grandi spettacoli all’anno, per Natale, per il primo maggio, per san Pietro e Paolo e a ottobre per la vendemmia. Il resto va a suonare nei posti più impensati, in paesetti sperduti, in parrocchie povere; due volte l’hanno chiamato in Cina, si è esibito in Messico ed in Etiopia. E poi è stato l’artefice della rinascita della pizzica con il grande festival della Notte della taranta che lui ha rianimato in Salento. Ci sono andati tutti a cantare con lui, da De Gregori a Dalla, dalla Nannini a Battiato».
Che musica suona Sparagna? Dire popolare è generico, anche il pop è per definizione popolare. «È proprio su questo che ci siamo incontrati e subito intesi. Condividiamo infatti un’idea di popolo che si nutre di valori radicati ed esperienze condivise, non effimere: la passione amorosa, la fatica del lavoro, la fede religiosa. Cantiamo entrambi l’uomo che ama, che lavora, che prega. E lo facciamo pescando nell’immenso patrimonio della tradizione italiana, come dice Ambrogio, i nostri spirituals». Al Meeting sarà la vostra prima volta insieme? «Si, è la prima volta di Napolincanto e dell’Orchestra insieme, ma io ho già partecipato ad alcuni spettacoli di Ambrogio, in particolare ai due ultimi natalizi de La Chiara stella, in cui abbiamo convogliato la comune passione per le canzoncine spirituali di Sant’Alfonso de Liguori. È anche uscito un disco e il secondo uscirà a novembre. Inoltre ho collaborato con Sparagna nello spettacolo con cui ha chiuso a modo suo l’anno paolino, lo scorso 29 giugno all’Auditorium di Roma, Santo Paulu de le tarante». Napoli, Puglia…e il nord? «L’ultimo spettacolo, La Chiara stella, gennaio scorso, era dedicato proprio al patrimonio religioso popolare settentrionale, con bellissimi canti lombardi e friulani riarrangiati da Ambrogio. A Rimini verrà riproposto qualcosa di tale repertorio. Perché facendo questo lavoro si scopre come quello religioso sia uno straordinario, efficace collante delle genti italiane, forse l’unico, visto che il processo unitario risorgimentale è stato vissuto come sappiamo. Ce lo documentano i canti antigiacobini e del cosiddetto brigantaggio, cari sia a me che ad Ambrogio».
Vuoi dirci qualcosa sullo spettacolo al quale assisteremo? «Il meglio del repertorio del Trio Napolincanto si fonderà con il repertorio natalizio, del maggio, delle pizziche di San paolo eseguito dall’orchestra di organetti, tamburelli, ciaramelle, ghironde, coro e tanto altro». E lo spirito che lo caratterizza? «A Natale dello scorso anno, abbiamo fatto un concerto nella chiesa anglicana di Napoli, quella donata da Garibaldi ai protestanti. Durante lo spettacolo, Ambrogio ha detto: “Anche se ci troviamo in un luogo così austero e serioso, non possiamo non “zompare” e gioire per la speranza e la bellezza che questi canti annunciano”, perché, come dice uno di quelli che eseguiremo al Meeting, “Addò ce sta Gesù se sona e canta!”».