VIVALDI Filastrocche che sanno di Brunello

Andrea Milanesi

Il nome di Antonio Vivaldi (1678-1741) rappresenta il più autorevole riferimento a quel Barocco musicale che ha trovato proprio nella Venezia della prima metà del Settecento il massimo fermento vitale e artistico. Al tempo di Gaspare e Carlo Gozzi - saggista il primo e poeta il secondo - e del commediografo Carlo Goldoni, dei pittori Giambattista Tiepolo, Canaletto e Francesco Guardi, di compositori come i fratelli Alessandro e Benedetto Marcello, Tomaso Albinoni e Baldassarre Galuppi, il “prete rosso” - così il sacerdote Vivaldi veniva chiamato a causa del colore fulvo della propria capigliatura - ha affermato con estrema naturalezza il proprio talento e la propria arte al di sopra di ogni limite o convenzione.
Nella sua vasta e febbrile produzione è arrivato a toccare tutti i generi musicali, dall’opera lirica alle sonate da camera, dalla musica sacra ai lavori solistici per i più svariati strumenti, e in ogni campo ha lasciato un segno indelebile e un tratto inconfondibile; un estro e una fantasia impareggiabili, che il violoncellista Mario Brunello e la formazione l’Arte dell’Arco - guarda caso tutti artisti nati e cresciuti tra le terre e le acque del Veneto - sono andati a riscoprire in una manciata di splendidi Concerti.
Lavori scritti nella tradizionale e consolidata forma tripartita - Allegro / Adagio (oppure Largo o Andante) / Allegro - che trovano la loro originale cifra stilistica nella mirabile fusione tra il vigore di un’esposizione sempre piacevolmente raffinata, l’incedere incalzante del disegno ritmico, la distesa tessitura armonica e lo spirito di una tecnica esecutiva comunque all’avanguardia. Concerti per violoncello e orchestra nati probabilmente con intenti didattici (per essere eseguiti dalle celebri “putte”, le orfane allieve di Vivaldi presso il Pio Istituto dell’Ospedale della Pietà), in cui lo stesso Brunello ravvisa ora gli echi di antiche filastrocche e canzoni da battello, ora le serenate nostalgiche cullate dai lenti e regolari battiti del remo sull’acqua o le meditazioni «immerse nell’incantata tristezza veneziana», ora ancora gli spettacolari colpi ad effetto del melodramma e della commedia dell’arte.
Tratti distintivi che questa interpretazione ci restituisce sui riflessi di delicate sfumature paesaggistiche unite a malinconici umori dal forte profumo di laguna, salmastro e penetrante; per scoprire come anche il nostro Settecento musicale abbia un’anima, non necessariamente legata a stereotipati luoghi comuni o cliché da cartolina.

VIVALDI
Concerti per violoncello e orchestra
Egea (2009)
€ 16