La presentazione di "Qui e ora".

BergamoIncontra Bergamo (e non solo)

Cinque giorni di incontri, testimonianze e mostre. Cronaca dalla kermesse bergamasca che ha aperto i battenti con un grande regalo: la presenza del vescovo Francesco Beschi. E tanti altri ospiti...
Carlo Dignola

«La carità è la via maestra dell’azione sociale della Chiesa. Ma se la carità ha una forza di liberazione lo deve alla verità». Altrimenti anch’essa finisce per chiudersi in un’esperienza privata: «Senza la verità, c’è solo la mia verità; che, guarda caso, finisce per coincidere poi quasi sempre con il mio interesse». Si è chiusa domenica sera la seconda edizione di BergamoIncontra (30 settembre - 4 ottobre), «una proposta per mostrare la ricchezza culturale nata dall’esperienza cristiana». E forse l’incontro più “incontro” è stato quello con monsignor Francesco Beschi, vescovo da pochi mesi di Bergamo. Un pastore giovane, semplice e diretto, che nella diocesi sta andando a conoscere tutti, con una premura che gli ha subito attirato grande simpatia.
Mercoledì 30 a BergamoIncontra il Vescovo ha presentato l’enciclica Caritas in veritate, insieme a Giorgio Vittadini. Non è stata una serata formale, sull’impegno sociale dei cattolici si è parlato chiaro. Per spiegare «questa lettera che il Papa ci scrive» - già quel “ci” dice qualcosa dell’atteggiamento del Vescovo -, monsignor Beschi è partito dalla musica, una sua passione profonda: venendo da una famiglia di strumentisti, ha parlato di «un testo dotato di una ricchezza degna di una sinfonia. E, come nelle sinfonie, ha un attacco che scuote subito chi legge». Un attacco «che contiene tutta la potenza di Cristo, nel quale verità è carità si coniugano perfettamente: non è un processo astratto, perché la “carità della verità” è il volto della persona stessa di Gesù». Ciò che il Papa propone, quindi, «non è una teoria della società ma una vivente tradizione apostolica che sta cambiando la storia». Secondo monsignor Beschi, oggi in Italia è ancora necessario un impegno sociale dei cattolici, anche se il quadro politico è cambiato. Un impegno che ha come elementi essenziali «la gratuità e la fraternità». Ecco «il cuore della sinfonia: i cristiani, per il mondo, sarebbero brava gente che agisce gratis, mentre le cose importanti della vita consisterebbero in altro». Quello che indica il Papa, invece, è che «prima di queste “cose importanti” viene la carità. Noi - ha insistito il Vescovo - dobbiamo imparare queste parole. Non imparare a dirle, ma a metterle in opera».
Giorgio Vittadini ha preso la palla al balzo: «Ha ragione Sua eccellenza, il punto è proprio qui: il cristianesimo propone un’idea dell’uomo diversa. Oggi siamo alla fine di un’antropologia anti-umana che ha invaso la politica, anche quella di noi cristiani. Per Thomas Hobbes, per Adam Smith l’uomo è un nucleo di pulsioni egoistiche, l’uomo è cattiveria». Il contrario di quell’essere aperto alla relazione descritto dalla cultura cristiana ma anche da quella antica: «È un individuo isolato», e come tale, per non sbranarsi con i propri simili «deve affidarsi completamente al Leviatano. Lo Stato - dice Vittadini - è considerato il punto in cui dobbiamo sottometterci, non l’espressione di forze popolari che agiscono nella storia ma un mostro».
È il singolo uomo, «ci ha sempre insegnato don Giussani, il punto più importante di tutto l’universo», e conta più della crescita del Pil. Se per esempio l’economia riprende slancio ma contemporaneamente la disoccupazione aumenta - dice Vittadini - a noi cattolici non sta affatto bene. «Dalla presenza di Cristo» nasce un’idea diversa dell’uomo e, dunque, anche «una certa imprenditoria, molto ben presente anche nell’esperienza di Bergamo: la ricchezza, lo sviluppo, l’impresa» sono qualcosa che parte dal basso e che lo Stato deve appoggiare e non sostituire, secondo il principio di sussidiarietà. Tra una sinistra ecologista che «sfocia nel panteismo» e una destra economica il cui unico obiettivo sembra essere lo sfruttamento implacabile delle risorse, «la cultura sociale cristiana è quella dei contadini che pulivano i fossi gratis, che raccoglievano la legna nei boschi semplicemente per il bene del paese - osserva Vittadini -. Si può competere, si può anche diventare più ricchi senza distruggere il vicino, come hanno dimostrato tante esperienze del genere di cui abbiamo esempio qui in Lombardia».
Il vescovo Beschi, dopo l’incontro, si è fermato a lungo nel padiglione di BergamoIncontra in cui erano in mostra le opere del movimento. Si è fatto raccontare, nel dettaglio, quello che si sta facendo sul piano sociale, dalle Famiglie per l’accoglienza alla Compagnia delle Opere, all’Avsi.
In cinque giorni BergamoIncontra ha proposto alla città una serie di appuntamenti di livello, da quello con Marco Bersanelli che è venuto a raccontare del Planck, il “suo” satellite che sta cominciando a inviare sulla Terra la fotografia dei primissimi istanti dell’universo, al violinista Marco Zurlo che, con il pianista Giovanni Fornasieri, ha incantato il pubblico suonando Beethoven, agli alunni dei licei della Traccia di Calcinate che hanno portato in scena Leopardi, costretti a una replica per il successo. BergamoIncontra è stato anche l’aperitivo con il sindaco della città Franco Tentorio - che, già che c’era, si è fermato anche per la cena -, e l’incontro con il presidente della Lombardia Roberto Formigoni; il faccia a faccia tra Mara Maionchi, produttrice discografica, e il giornalista Rai Massimo Bernardini, la presentazione del libro di don Giussani Qui e ora (1984-1985) con Jesus Carrascosa e Michele Campiotti, responsabile della comunità locale. C’era anche una bellissima mostra su don Bepo Vavassori, un sacerdote morto nel 1975, amatissimo a Bergamo, presentata dal direttore dell’Eco di Bergamo Ettore Ongis, Gabriele Allevi, don Giuseppe Bracchi e Mario Cavallini. Fulminanti alcune delle sue frasi, come quando descrive la sua partenza, in tarda età, per la Bolivia, dove avrebbe aperto una missione che ha dato grandi frutti. L’impresa all’inizio sembrava un po’ assurda anche a lui: «Si è parlato di andare con un sacerdote e con alcuni giovani ben scelti... Come bambini che credono realizzabile tutto ciò che pensano. Ma a te, o Signore - scriveva - piacciono i bambini, e chissà che piacciano anche i nostri progetti». O quando osservava, la sera, la bellezza del tramonto sentendosi allargare il cuore: «Il bello è come il pane: si mangia ogni giorno».