La locandina della mostra <br>su Solzenicyn.

DIARIO DA MADRID / 2
Una realtà cruda che fa fiorire l'umano

Solzenicyn e Haiti. Questi i temi della seconda giornata della kermesse madrilena: Adriano Dell'Asta e Jordi Bach hanno raccontato come, pur in circostanze terribili, la dignità umana può rinascere
Yolanda Menéndez

Nel suo secondo giorno, EncuentroMadrid ha assistito allo spettacolo di testimoni in cui la crudezza della realtà, invece di schiacciare l’umano, lo ha fatto fiorire. È successo nei gulag come nel terremoto di Haiti, due circostanze devastanti in cui è rinata la dignità della persona.
È ciò che testimonia Solzenicyn nei testi che fanno parte della mostra principale di Encuentro, “Vivere senza menzogna”, che mostrano la grandezza umana del Nobel per la letteratura russo. «Solzenicyn non è stato grande perché ha denunciato l’esistenza dei campi di concentramento in Unione Sovietica, ma perché ha mostrato come era possibile resistere a questa violenza restando uomini», ha detto Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e letteratura russa all’Università Cattolica di Milano. Una grandezza riconosciuta anche dal grande teologo Urs Von Balthasar, che una volta disse: «Se tutti i libri del mondo fossero sul punto di sparire, quello che dovrebbe essere salvato prima di tutti gli altri è senza dubbio Arcipelago Gulag».
Il titolo, “Vivere senza menzogna”, riflette la capacità di Solzenicyn, pur tra circostanze così atroci da mettere in dubbio il valore stesso della vita, di «superare l’ideologia non con una nuova idea, ma con l’esperienza che rimanda al cuore dell’uomo», spiega Dell’Asta: «Solzenicyn mostra come nonostante tutti gli sforzi del potere, l’uomo può conservare sempre il suo rapporto costitutivo con la verità e vivere, appunto, senza menzogna».
Qualcosa di simile ha testimoniato anche Jordi Bach, direttore degli uffici dell’ong Cesal ad Haiti: «In mezzo a quel caos, era impossibile non commuoversi per la dignità della gente di lì, e che facevano affiorare il desiderio di rispondere a tutte le necessità che venivano fuori». Durante la recente visita del vicepremier spagnolo ad Haiti, ad una riunione tra i cooperanti Bach ha sorpreso i presenti dicendo: «È davvero bello essere qui». A Encuentro, ha spiegato perché: «Questa gente mi ha insegnato molto. Io ho solo dovuto seguirli. Adesso, pensando al futuro, tutti i grandi donatori parlano di ricostruzione delle infrastrutture. Noi pensiamo alla ricostruzione delle persone».