Anna L'Altrella mentre dipinge.

SPAZIO LUMERA Appuntamento con la realtà

La pittrice Anna L'Altrella, in mostra a Milano fino al 30 aprile, racconta come nascono i suoi acquerelli. I colori vivaci, catturati "en plein air", raccontano di un'attrattiva suscitata dalle cose e del bisogno di afferrarle nel loro significato ultimo
Anna Leonardi

Un tavolo pieghevole, uno zaino pieno di colori e un motorino pronto a raggiungere luoghi sperduti. La maggior parte degli acquarelli di Anna L’Altrella, in mostra a Milano allo Spazio Lumera fino al 30 aprile, viene al mondo così. «Lavorare dal vero per me è una necessità. È l’appuntamento con le cose, con la realtà a cui non posso mancare», racconta la pittrice milanese, che da anni vive e lavora a Varigotti, nel Savonese. E che da questi appuntamenti Anna non torna a casa a mani vuote, te lo raccontano gli ulivi, i movimenti del mare, le rocce e le persone protagonisti dei suoi lavori. «La realtà offre al mio sguardo sempre qualcosa di nuovo, come davanti a una miniera inesauribile. Gli oggetti, la natura, la figura umana per me sono un invito costante ad andare oltre. Per questo non mi basta l’appagamento per una bellezza immortalata su un cartoncino. Più torno alle cose, più sento di dover arrivare al nocciolo dell’attrattiva che suscitano».
L’intento di cogliere il significato che il mondo può rivelare è ciò che sollecita, nelle opere più recenti, la ricerca di un nuovo linguaggio pittorico. Il bisogno di fisicità, il desiderio di fermare la forma nella materia la portano a un uso dell’acquarello sempre più corposo, avvicinandola gradualmente alla pittura ad olio. «In alcuni lavori forzo il colore così tanto da bucare il foglio: è la pienezza d’essere delle cose che si impone prepotentemente». I Melograni e i Pescherecci ne sono un esempio: i colori decisi e il taglio fotografico, ravvicinato, con cui vengono descritti ce li mostrano in tutta la loro consistenza e vitalità, fino a farcene percepire l’ossatura, la loro anima più vera.
«Questa profondità di sguardo è frutto di un cammino - racconta Anna -. Tante volte ho avuto come la tentazione di concludere un lavoro, di chiuderlo dentro un mia misura. Invece, perché nasca qualcosa di vero, occorre consegnare le cose che fai a uno spazio e a un tempo che non decidi tu. Sembra paradossale, ma l’arte affonda le sue radici nel sacrificio: se fuggi da questo, ciò a cui dai forma rimane qualcosa di tangenziale, cioè non arriva a toccare il cuore delle cose».
Sacrificio vuol dire anche aspettare un’alba: svegliarsi quando è ancora buio e, nel freddo pungente del mattino, percorrere a piedi il sentiero sopra Varigotti per appostarsi a picco sul mare, a pochi centinaia di metri dalla chiesetta medievale di San Lorenzo. «L’idea iniziale con cui mi apprestavo a lavorare è stata cancellata in un secondo quando, giù sull’Aurelia, è cominciata la processione dei primi bagnanti che raggiungevano la spiaggia. Come tante formichine, li vedevo muoversi e sistemarsi, mentre il sole cominciava a sorgere dal mare. Il fatto che anche loro, come me, sarebbero stati testimoni a breve di quello spettacolo, mi ha commossa perché mi ha fatto guardare all’alba come a un dono. Non potevo più stare davanti a quel fatto in maniera estetica, ma ne ero diventata il punto cosciente». La registrazione dell’esperienza fatta in quella mattina d’estate si chiama Alba a San Lorenzo. Un acquarello che viene a galla, con la sua luminosità e la sua energia, come quel sole, giunto puntuale al suo appuntamento.