La copertina del dvd.

ROCCO E I SUOI FRATELLI La speranza di un mondo che non c'è più

A 50 anni di distanza riproponiamo il classico di Luchino Visconti: la trepidazione di una società in pieno cambiamento, vista dagli occhi di cinque fratelli finiti nella Milano del boom economico
Luca Marcora

Il 1960 è stato un anno particolare per il cinema italiano, un “anno di grazia” in cui tutti i maestri della settima arte hanno dato un contributo fondamentale, imponendo la nostra cinematografia tra le più importanti al mondo. Abbiamo già ricordato il cinquantesimo anniversario de La dolce vita di Federico Fellini; simile per grandezza e potenza visiva, ispirato ad alcuni racconti de Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, è il coevo Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, pellicola avvicinabile ai grandi romanzi di Thoman Mann, Giovanni Verga o Dostoevskij. Il regista milanese, animo marxista e sguardo aristocratico, mette in scena un ideale seguito del suo La terra trema (1948), già ispirato ai Malavoglia di Verga: se in quell’estremo capolavoro del cinema neorealista aveva raccontato la vita quotidiana dei pescatori siciliani, in Rocco trasporta una famiglia del sud povero e improduttivo nel cuore del nord ricco e industrializzato, e ne racconta l’inserimento in una Milano in pieno cambiamento, che il regista stesso stenta quasi a riconoscere. Lino Micciché ha riassunto con efficacia le varie facce di questo processo d’integrazione: il film è la «storia di cinque fratelli lucani emigrati a Milano con la loro madre; del loro tentativo di inurbarsi adattandosi alle abitudini della grande città; del loro disperdersi in essa, chi cercando recuperi in una disponibile bontà (Rocco), chi compensazioni in una crudele violenza (Simone), chi imborghesendosi (Vincenzo), chi riuscendo a salvarsi con una relativa chiarezza di prospettive (Ciro), chi sperando un giorno di fare ritorno nella terra dei padri (Luca)». Simbolo invece dell’impossibilità d’integrazione in una delle forme sopra descritte è proprio la madre, che Visconti relega sempre tra le pareti domestiche caratterizzate da continui rimandi ad una tradizione familiare impossibile da eliminare - uno su tutti la foto di famiglia che sembra quasi incombere dietro ai giovani, pesando come un fardello che condiziona le loro scelte più importanti.
Il dramma dei fratelli Parondi si gioca tutto in questo tentativo di distacco da una tradizione che va sempre più delineandosi come un mondo ormai scomparso, incapace di dialogare con il presente perché chiuso sia alle nuove istanze della società moderna, sia alla domanda di compimento, umano e lavorativo, dei giovani, ai quali questa tradizione risponde con formule, doveri e imposizioni dettate da un’ormai sterile consuetudine. Visconti dedica un capitolo del film ad ognuno dei fratelli, scolpendo così dei personaggi reali nella loro drammatica umanità, eroi quasi mitici in questa tragedia cui sembra fare da filo conduttore la figura di Nadia, spregiudicata e apparentemente senza moralità, tuttavia anch’essa carica della loro stessa speranza di cambiare, di poter vivere una vita dignitosa. Questa speranza è incarnata da Rocco, figura cardine - anche nell’economia del racconto - e vero cuore del film: «Rocco», scrive Luciano De Giusti, «è la bontà senza riserve, il candore astorico, attaccato ai valori della civiltà agraria nel cui seno aspira a rientrare», ma proprio per questo il pessimismo viscontiano lo condanna ad essere il vero perdente, colui che più di tutti dovrà pagare l’impossibilità di essere ciò che vorrebbe, di realizzarsi secondo quanto la sua bontà avrebbe desiderato, di dare compimento alla speranza sua e di tutta la famiglia.
Rocco e suoi fratelli fu presentato al Festival di Venezia come favorito per il Leone d’Oro, ma ricevette solo il "Premio speciale della Giuria", mentre la censura chiese il taglio di alcune sequenze riguardanti il personaggio di Nadia, indubbiamente forti per il 1960, ma essenziali per l’intera architettura del racconto. Come Fellini e Michelangelo Antonioni, anche Visconti ha saputo cogliere la trepidazione di una società nel pieno del suo cambiamento, realizzando un’opera in anticipo sui tempi e sui gusti del pubblico. Un capolavoro, insomma, come tutti i film che sanno raccontare dell’umano e del suo estremo bisogno di trovare il senso della propria esistenza.


Rocco e i suoi fratelli (Italia/Francia 1960)
di Luchino Visconti
DVD: O1 Distribution