Il crocifisso ligneo di Michelangelo, <br> in mostra a Venaria.

IN MOSTRA Da quando il Verbo si fece carne, la visione aspetta

Mauro Grimoldi

In occasione dell’Ostensione della Sindone, alle Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria, in provincia di Torino, è allestita la mostra: Gesù. Il corpo, il volto nell’arte. Siamo andati a visitarla. Qui vi proponiamo un percorso originale attraverso le Stazioni in cui è suddivisa la mostra. Il filo conduttore è la persona fisica di Gesù: il Suo corpo nell’arte occidentale. Opere di pittura e scultura, dal Paleocristiano al Barocco. Capolavori, prestati dai più importanti musei e da collezioni italiane ed europee, che interrogano sul legame tra l’umano e il divino. Fra gli altri: Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Correggio, Giorgione, Tintoretto, Annibale e Ludovico Carracci, Guercino, Donatello, Rubens e Michelangelo. La mostra, ideata e curata da monsignor Timothy Verdon, è aperta fino al primo agosto.


Domenica mattina, fredda e piovosa. La strada verso l’ingresso delle Scuderie Juvarriane è terra bianca, piena di pozze. A destra un lungo edificio bianco sfibrato dall’abbandono: attraverso i vetri rotte delle finestre si intravede il lavorìo implacabile del tempo. A sinistra il blu cupo dei monti vince a fatica la coltre grigia del cielo. Si entra nella citroniera ampia e impeccabile, restituita a se stessa da un minuzioso restauro. Non ci accoglie lo splendore delle umili pepite, ma, almeno dalla memoria, vien su qualcosa che pare il dilagante profumo dei limoni: è qui il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità? Si cammina costeggiando un deserto teatrino di sedie disciplinate, docilmente protese verso un palco su cui un musicista, venuto da qualche remota galassia, siede al clavicembalo provando un’aria di Haydn. Entriamo nell’orto degli ulivi. Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte, dicesti a Pietro e a noi, tuoi amici, che protestiamo la nostra incrollabile fedeltà. Tristis est anima mea usque ad mortem: nel frastuono del mondo, il Tuo appello ci trova assopiti (Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?). Poi la spada, l’orecchio che cade, il sangue che scorre sulla cruenta polvere della storia. La farò io la giustizia, io! È ormai tempo. Ah, povero Renzo, e come te poveri anche noi! Come procedendo a ritroso ci ritroviamo a camminare tra le palme: il trionfo, i mantelli stesi a terra, il grido festoso che Ti proclama re, le stesse voci che urleranno la Tua condanna. Non viene dalla palma il legno della croce. Dulce lignum, dulci clavo, dulce pondus sustinens!
Ingresso alle Scuderie, si entra nell’insostenibile.

Prima stazione: Il corpo, la persona
Dal fondo d’una stanza chiara, che ricorda il colore della mandorla, ci viene incontro la Trinità con Cristo morto di Ludovico Carracci. La visione aspetta l’immagine. Da quando il Verbo si fece carne, la visione, da allora, aspetta. Il piede trafitto, la mano trafitta, gli angeli, la colomba in volo e il Padre (Elì, Elì, lemà sabactàni?) in trono tiene tra le braccia il Figlio morto.
Parla Jacopone:
Lo Patre onnipotente, en chi è 'l potere,
al so figliol fa dolce parlamento;
«O figliolo meo, summo Sapere, (…)
d'araquistare l'omo né 'n placere
a tutto quanto lo nostro convento;
tutta la corte farà' resbaldire
se tu vorrà' sonare esto stromento».

E Tu, Figlio, hai suonato questo strumento: hai amato i tuoi e li hai amati fino alla fine. Fino a morire.
A destra e a sinistra, due quadri, l’effusio sanguinis: dal fianco aperto di Cristo schizza fuori il sangue, e l’acqua.

Seconda stazione: Dio prende un corpo
Nella stanza dipinta da Savoldo. L’angelo porge il fiore alla destra di Maria, che china il capo sopra la mano aperta; dallo squarcio della finestra il Padre libera il volo della colomba. Il mondo pare trattenere il fiato:
O Vergen, non tardare
al suo ditto assentare!
La gente sta a cclamare
che per te sia adiutata.
Adiutane, Madonna,
cà 'l mondo se sperfonna,
se tarde la responna...

In fondo, la Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini. Guardi i volti e vedi le parole di Dante, figlia del tuo figlio. Dietro il ghepardo accucciato sul cippo, due figure (innamorati?) presso la pianta, dall’altra parte un cavaliere; infine un pellegrino o viandante o mendicante (si sta alzando? Si sta sedendo?). Sono le età della vita che dominano la stanza. Il bimbo in braccio alla mamma in braccio alla nonna; la carezza del figlio; il sogno di Maria: Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa dum pendebat Filius; la mamma che allatta il figlio e piange abbracciando i piedi inchiodati al legno; l’adorazione dei Magi e il sangue di Cristo che ci inonderà.

Terza stazione: L’uomo Gesù
Il più grande tra i nati da donna, più piccolo del più piccolo nel regno dei cieli: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?… Un uomo avvolto in morbide vesti? E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. L’acqua del Giordano scorre tra i capelli del Figlio e il mantello di Giovanni è rosso, sotto lo sguardo attento dell’angelo, testimone e messaggero. In fondo, l’ultima cena di Giovanni Claret: Cristo guarda il Padre, gli apostoli guardano Lui, tutti, tranne due: uno guarda un suo compagno, l’altro, Giuda, rivolto verso di noi cosa guarda? Un servitore se ne va, esce di scena voltando le spalle, la tavola è sgombra, solo pane, vino, qualche tovagliolo e due candele accese. Dall’altra parte del tavolo, la nostra parte del tavolo, il giovane amato discepolo fissa l’Amico. Tra questi due inizi, il commiato del figlio dalla mamma. Figlio, pur m'ài lassato! Figlio bianco e biondo, figlio volto iocondo.

Quarta stazione: Un corpo dato per amore
C’è la luna nell’oscurità che fascia l’orto degli ulivi; il Figlio, in ginocchio, accetta il calice, l’ostia, la croce che l’angelo gli porge. Et eo comenzo el corrotto. Flagellato, schernito, deriso, incoronato di spine, battuto. Ecce homo: ecco il volto; vera icona, Veronica: Il tuo nome nacque da ciò che fissavi. Cristo si volge verso le donne: Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?
Infine, la crocifissione.
Clamore che risuona nel cuotre di ogni umanità;
Clamore che risuona nel cuore di ogni cristianità;
O clamore culminante, eterno e valevole.
Grido come se Dio stesso avesse peccato come noi;
Come se perfino Dio si fosse disperato;
O clamore culminante, eterno e valevole.


Quinta stazione: il corpo risorto
…dalle tenebre
la diva spoglia uscita,
mise il potente anelito
della seconda vita.

Così il Cristo risorto di Rubens, e il suo volto benedicente, scuro, nascosto tra mille bagliori di luci maldestre riflesse dal vetro, ci guarda dal dipinto d’una mano anonima che ha lavorato tra la fine del mille e l’inizio del millecento.
…È questa l’unica vera rivoluzione nel mondo: la fede come conoscenza e la carità, guardare in faccia Cristo, come morale.

Sesta stazione: il corpo mistico
Sotto il grembo della Madonna della misericordia c’è un popolo di Santi, la resurrezione coincide con l'inizio di uno stream nuovo nel mondo, di un flusso nuovo nel mondo, di un flusso di umanità nuova. San Francesco, San Girolamo, Santa Caterina, San Guglielmo, Sant’Ignazio, San Francesco Saverio, Santo Stefano, Santa Chiara…

Settima stazione: il corpo sacramentale
...San Bartolomeo, San Rocco, Sant’Onorato, San Bernardo… E tutti i santi del passato, del presente, del futuro di cui neppure sappiamo il nome... Infine noi. Statue con i vestiti d’epoca, uomini e donne che vanno a vedere la Veronica. Dai Santi al popolo, senza interruzione. È la Chiesa. L’ininterrotta processione del Corpus Domini lungo le strade di questo mondo.

Commiato.
E il Figlio dell’Uomo non fu crocefisso una volta per tutte,
Il sangue dei martiri non fu versato una volta per tutte,
Le vite dei Santi non vennero donate una volta per tutte.
Ma il Figlio dell’Uomo è crocifisso sempre
E vi saranno ancora Martiri e Santi.
E se il sangue dei Martiri deve scorrere sui gradini
Dobbiamo prima costruire i gradini;
E se il Tempio dev’essere abbattuto
Dobbiamo prima costruire il Tempio.

…Alzatevi, andiamo via di qui.




LA MOSTRA
Dove

Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria (Torino)
Quando
Dal 1° aprile al 1° agosto 2010
Orari
Mar-Ven: 9 - 18.30; sab: 9 - 21.30; dom: 9 - 20. Lun: chiuso (tranne i Festivi che hanno gli stessi orari della domenica). Apertura eccezionale: tutti i lunedì dal 10 aprile al 23 maggio
Info e prenotazioni
Tel. 011 4992333; www.lavenaria.it
Biglietti
Il biglietto per la mostra consente anche l’ingresso ai Giardini
Intero: € 10
Ridotto: € 7 (over 65, under 18)