La copertina del cd.

PERGOLESI Un repertorio ancora tutto da scoprire

Andrea Milanesi

C'è una ricorrenza che rischia di passare inosservata, oscurata com'è dalle grandi celebrazioni che case discografiche e istituzioni concertistiche stanno dedicando a due illustri maestri come Chopin e Schumann (dei quali nel 2010 si ricordano i duecento anni della nascita): tre secoli orsono, appunto nel 1710, in quel di Jesi vedeva la luce Giovanni Battista Pergolesi, grandissimo compositore il cui astro è brillato nel firmamento musicale quasi quanto il passaggio di una cometa (morì di tubercolosi nel 1736, appena ventiseienne, nel convento dei cappuccini di Pozzuoli). Giusto il tempo per affidare al pentagramma una manciata di opere unanimemente riconosciute come capolavori (su tutte lo Stabat Mater per la chiesa, Lo Frate 'nnamorato e La Serva Padrona per il teatro), lasciando però purtroppo cadere nell'oblio quasi completo il resto di una produzione che è ancora tutto da scoprire.
E così Claudio Abbado, che per sua natura non ama mai sottrarsi alle grandi sfide, nel giro di pochi mesi ha pubblicato tre dischi dedicati in modo particolare al repertorio sacro di Pergolesi, ricostruendo la traiettoria creativa del compositore attraverso il talento della “sua” Orchestra Mozart, la compagine giovanile che guida con impegno e passione sin da quando l’ha fondata, nel 2004. Il punto di partenza coincide ovviamente con lo splendido Stabat Mater, su cui il direttore milanese è ritornato 25 anni dopo la sua prima registrazione discografica (alla testa della London Symphony Orchestra, pubblicata come uscita numero uno della collana Spirto gentil); quello di approdo è invece rappresentato da un trittico che comprende l'adattamento dei Salmi Confitebor tibi e Dixit Dominus insieme con il Salve Regina in la minore.
Nel mezzo, un album che rivela in tutto il suo fascino le molteplici sfumature del linguaggio e della poetica sopra cui Pergolesi ha forgiato la propria originale cifra stilistica: nell'impronta fortemente coinvolgente e spettacolare, quasi scenografica, della Messa di Sant'Emidio, opera colossale che poggia su un organico formato da soprano e contralto solisti, doppio coro a cinque parti e due orchestre, a richiedere l'intervento del santo protettore dei terremoti dopo i terribili sismi che avevano colpito Napoli tra il 1731 e 1732; nell'alta valenza drammaturgica dell'aria «Manca la guida al piè», tratta dall'oratorio La conversione e morte di San Guglielmo di Aquitania, o nel clima festoso e roboante del Laudate pueri Dominum. Ma soprattutto nella sorprendente affinità espressiva che il meraviglioso Salve Regina in fa minore evidenzia con lo Stabat: lo stesso sentimento di devozione e la medesima radice di fede che, con passione e tenerezza, si trasforma in un'autentica preghiera per chiedere l'intercessione di Colei che – come ha scritto don Giussani nelle note di copertina del cd Spirto gentil– «è il punto in cui Cristo non è stato evacuato neanche di un briciolo, neanche di un millimetro cubo, neanche di un grammo; è il punto in cui il dolore del male del mondo è stato più cruciale».

Pergolesi
Missa S. Emidio; Salve Regina; Laudate pueri

Coro della Radiotelevisione Svizzera, Orchestra Mozart / Claudio Abbado
Archiv (Universal)
€ 17