La copertina del libro.

POPIELUSZKO Non si può uccidere la speranza

Dopo il film, un libro. Per ripercorrere la vicenda del sacerdote martire polacco. Per il suo attaccamento a Cristo, un esempio per la liberazione dell'intera Europa orientale. Capace di interrogarci sulle origini della libertà
Tommaso Ricci

Grazie ad Anna Lia Guglielmi per averci prestato gli occhi e la memoria di testimone ed aver narrato in questo libriccino, anche con l’ausilio di documenti e foto, la storia di un piccolo grande uomo dal nome per noi difficile, Jerzy Popieluszko, sacerdote polacco morto martire per Cristo appena 26 anni fa, il 19 ottobre 1984.
Perché mai c’è continuamente bisogno di figure luminose che testimonino con la vita quel che in fondo è stato compiuto, duemila e più anni fa, una volta per sempre e una volta per tutti, il Sacrificio redentivo di Cristo? Perché paradossalmente la battaglia è vinta ma non è conclusa, perché il fumo delle tenebre sempre aleggiante sulla storia sprigiona il veleno dell’oblio, capace di contagiare talora addirittura quegli stessi che hanno visto e udito fatti straordinari e di fiaccare così la catena della memoria del Bene, àncora di salvezza individuale e collettiva.
È precisamente questo il pericolo che intende scongiurare l’agile volumetto. La vita spezzata di quel giovane prete è stato un prezzo altissimo richiesto alla nazione polacca per liberare se stessa, e con lei tutta l’Europa orientale, dal giogo del comunismo, altrimenti detto socialismo reale. Quindi qui si racconta un evento fondamentale della storia contemporanea, che ha mutato assetti, abitudini, prospettive di milioni di persone. Eppure tutto è partito da un piccolo numero di uomini e donne, attaccate con coraggio e fiducia, alla memoria di Cristo.
Popieluszko non era un prete guerrigliero o un teologo marxisteggiante (et pour cause!) della liberazione. Popieluszko era un semplice figlio della Polonia, educato cristianamente dai genitori, che aveva offerto integralmente a Gesù la sua vita. Lo si capisce leggendo le sue Omelie per la Patria, che tanta forza dettero ai suoi connazionali: un costante incitamento a vincere il male con il Bene, a essere pacifici e non violenti. Ma bastò questo piccolo fendente di luce a spaventare le tenebre del potere, a terrorizzare i vertici del regime, a spingere all’omicidio.
L’intervista conclusiva a Rafal Wieczynski, regista del bel film con lo stesso titolo del libro (che consigliamo di vedere, in dvd, per partecipare anche emotivamente di questa vicenda), riassume a perfezione il rischio cui va incontro quel popolo che dimentica, o archivia frettolosamente in un passato recente, e già muto, una storia come quella di Jerzy Popieluszko.

ANNA LIA GUGLIELMI
POPIELUSZKO. Non si può uccidere la speranza
Itaca

p. 173, € 12