La copertina del libro.

SANT'AGOSTINO Il racconto (e l'incontro) di Papini

Una vita inquieta e la conversione finale: la vita di sant'Agostino e di Giovanni Papini. In questo libro si incontra un uomo vivo. E non si ferma davanti al male, anzi lo scava. Perché è ciò che permette la redenzione
Luisa Cabrini

La ristampa di Sant’Agostino dispone a conoscere l’interesse di Papini per il santo d’Ippona.
La sua vicenda è inseguita dall’infanzia e dalla giovinezza: ne sente parlare dalla zia e agli Uffizi vede una tela di Botticelli, che lo affascina per il «colloquio tra la sacra vecchiezza e l’ingenua puerizia dinanzi al mare chiaro». L’incontro decisivo avviene con la lettura delle Confessioni: «Prima di tornare a Cristo, Agostino fu, con Pascal, l’unico scrittore cristiano ch’io leggessi con ammirazione».
Papini si ritrova in una dimensione quasi a specchio rispetto a quella agostiniana: «Gli somigliavo nel peggio. E che uno così vicino a me fosse arrivato a rinascere, mi rincorava».
In Agostino è tutto l’uomo: gli opposti, che nei più, isolati, generano conflitti, in lui non si distruggono e non distruggono, ma introducono ad una scoperta continua. I suoi peccati sono i peccati di molti, le sue lotte rivelano le possenti radici della sua umanità.
In Papini la conversione di Agostino non è una sfilata di case in cui prende via via stanza prima di irrompere nella dimora di Cristo. L’immagine del labirinto è più consona: Agostino è inquieto, batte a una porta e all’altra, s’inerpica su per un monte e affonda in un pantano, la notte lo guidano le stelle e gli son vicini i demoni, percorre un sentiero e si trova a un fosso, s’accosta alla soglia buona, origlia e guarda, l’allettano i canti, l’abbaglia la luce, ma non si risolve a salire gli scalini. La superbia lo frena, tutto è da ricominciare.
Dal libro esce una presenza palpabile, l’ammirazione è gravida d’affezione, perché nel santo d’Ippona la conversione non è ablazione: l’albero non va bruciato per piantarne uno nuovo, ma potato perché dia frutto. Così Papini racconta il suo Agostino «a differenza di quei panegiristi di poco senno, che si studiano di ridurre la peccaminosità dei santi, non pensando che nell’esser riusciti a risalire dal letamaio alle stelle consiste la loro gloria e si manifesta la potenza della Grazia».

GIOVANNI PAPINI
Sant’Agostino
Cantagalli

p. 260, € 18