L'attore Sandro Lombardi.

I Promessi sposi e la "prova" di Testori

Torna in scena al Piccolo Teatro di Milano il capolavoro manzoniano riletto da Giovanni Testori. E dal 16 ottobre a Lecco, una mostra riporta in vita i volti dei suoi personaggi
Giuseppe Frangi

Per Giovanni Testori Manzoni è stato un padre molto amato, per quanto fosse un padre complicato. Testori sentiva di essere fatto della stessa pasta del suo grande predecessore. Ne condivideva l'origine geografica - radici lariane per tutt'e due -; ne condivideva il mondo, la visione della vita, drammatica, ma carica di slancio affettivo. Ma il grande confronto con Manzoni, Testori lo attuò soprattutto sul piano della lingua. Se il grande autore dei Promessi Sposi aveva cercato di uscire di Lombardia per assestarsi su una grande lingua nazionale, Testori vive sulla sua pelle il declino di quel sogno. L'italiano di fine ’900, è una lingua omologata, inadeguata a "dire" la realtà: così Testori nel 1972 con la trilogia degli Scarozzanti aveva fatto l'operazione linguisticamente più antimanzoniana che si potesse immaginare, reinventando completamente la propria scrittura, con un mix potente e travolgente stipato di francesismi, latinismi e scorie dialettali. Ma dopo questa immersione, nel 1984, volle tornare a misurarsi con il suo "padre complicato" e scrisse un testo in cui immaginò, con un un'invenzione pirandelliana, di mettere in scena non tanto i Promessi Sposi quanto l'invenzione dei Promessi Sposi. I Promessi Sposi alla prova furono un testo di grandissimo successo, portato in scena da Franco Parenti, e replicato a sala esaurita per mesi all'allora Salone Pier Lombardi di Milano. Oggi quei Promessi Sposi tornano con un'edizione che non ha nulla da invidiare alla precedente: nei panni del maestro c'è Sandro Lombardi, il più grande attore testoriano di questi anni, con la regia di Federico Tiezzi. Lo spettacolo andrà in scena al Piccolo Teatro di Milano di Via Rovello, a partire dal 26 ottobre.
Per Testori I Promessi Sposi alla prova rappresentarono un ritorno al teatro in lingua italiana, ma la "prova" consiste in una sfida continua ed emozionante sulla tenuta delle parole manzoniane, a cominciare dal "quel ramo" attorno al quale il Maestro (il protagonista dell'opera) sfida tutti i personaggi: sarà possibile pronunciare ancora quelle parole, facendo sì che in quelle parole ci sia ancora oggi tutto il contenuto di realtà e di commozione che avevano mosso Manzoni? È questa la sfida dell'opera: la lingua italiana che cerca di riagganciarsi alla realtà e all'energia umana che la realtà stessa suscita.
Ma per indagare sul rapporto tra Manzoni e Testori c'è anche un'altra importante opportunità. A Lecco, nella Villa dove il Manzoni visse per oltre vent’anni, verrà ospitata una mostra costruita su una straordinaria intuizione di Testori: trovare nei volti della grande pittura lombarda del ’600 e ’700 i volti dei protagonisti dei Promessi Sposi. Lui stesso aveva fatto una grande selezione in occasione della mostra del 1984 a Palazzo Reale. Oggi quei capolavori, con alcuni arricchimenti segnalati successivamente dallo stesso Testori, vengono raccolti in questa mostra: svetta in particolare la serie di capolavori di Giacomo Ceruti.
Ma la mostra non si chiude solo sul passato: transita, infatti, attraverso Giovanni Segantini, nei cui laghi Testori aveva visto il corrispettivo figurativo dell'"Addio monti manzoniano" e soprattutto approda alla serie dedicata all'Adda che Ennio Morlotti dipinse tra 1956 e 1957, serie che rappresenta un vertici della pittura italiana del secondo ’900. A Lecco se ne vedranno insieme 12 e sarà come sentire il tremore di Renzo in fuga che intravede nel fiume la salvezza.
La mostra, curata da Davide Dall'Ombra, apre il 16 ottobre e resterà aperta sino a fine gennaio. In catalogo due affascinanti saggi di Giovani Agosti e di Luca Doninelli.

Info: associazionetestori.it