La copertina del libro.

A MOSCA, A MOSCA! Quelle luci nel grigiore del potere

Grandi scrittori, giovani dissidenti, nuovi ricchi... Serena Vitale racconta la Russia di ieri e di oggi. Un'umanità al di là di ogni schema. Come quell'"angelo" che portava cibo (e compagnia) alle vecchine rimaste vedove...
Fabrizio Rossi

Certo, ci voleva dell’ironia. Per sopravvivere in un mondo che sembrava aver trasformato Kafka in realtà. È l’Unione sovietica prima, e la Russia poi, descritta nel nuovo libro di Serena Vitale, docente di Lingua e letteratura russa all’Università Cattolica di Milano, traduttrice e scrittrice. Il suo legame con l’Est inizia negli anni Sessanta, quando alla Sapienza diventa allieva del grande slavista Angelo Maria Ripellino («il Professore»), che nel 1967 la manda a Mosca per studio. Da allora, andando e tornando in viaggi sempre più rocamboleschi, quel legame non si è più spezzato. E l’ha portata a conoscere quella realtà come pochi altri. Oggi, in A Mosca, a Mosca! (Mondadori), raccoglie quarant’anni di ricordi, storie e fatti per raccontare un Paese e i cambiamenti che l’hanno coinvolto fino a oggi.
Dal primo impatto con l’orrore di una società che prometteva il Paradiso in terra ma faceva mancare il pane in tavola, all’incontro con i tanti che, schizofrenicamente, servivano il Partito e al tempo stesso già speravano che, prima o poi, sarebbe crollato. Come quel pezzo grosso dell’Unione degli scrittori che un giorno si presentò ubriaco all’appuntamento con la Vitale, e che - in vodka veritas - si mise a parlare al proprio cappotto, prendendolo per chissà chi: «Perché mi spii? Io sono potente e ricco. Potrei vendere quello che so a qualche giornale americano...». Così, il vuoto lasciato da un’ideologia sempre più debole, veniva occupato dalla burocrazia. E persino i famigerati membri del Kgb, in fondo, erano in molti casi dei poveri impiegati che, pur di mostrarsi attivi contro chi minacciava il regime, trattenevano la Vitale quattro ore in aeroporto per controlli inutili tipo ricopiare (a mano!) la sua agenda e fare un disegno dell’asciugacapelli... per poi dimenticare i fogli nel bagaglio della malcapitata.
Ma il cuore del libro non è il racconto delle assurdità di un tempo, o della volgarità dei nuovi russi che oggi affollano faraonici centri commerciali. La cosa più interessante è entrare, pagina dopo pagina, nelle vite dei tanti amici incontrati dalla Vitale. Studenti vietnamiti, grandi scrittori, giovani dissidenti... Gente che spesso viveva nelle kommunalki, le case di coabitazione: 22 metri quadri abitabili per lui, lei, due figli e a volte anche venti ospiti, dove i pianerottoli erano sempre bui («la lampadina veniva sistematicamente rubata e gli inquilini avevano ormai rinunciato a sostituirla»). Gente, però, capace di portare una luce nel grigiore del sistema. Come Aljosha, capelli biondi e occhialoni con una stanghetta incerottata, figlio di un diplomatico che «aveva voluto servire fino in fondo la causa del socialismo» ed era stato fucilato dagli stessi socialisti. Da lui la Vitale s’era sentita rivolgere uno strano invito: «Viene con me per vecchine?». Finendo così in una commovente catena di carità: dalle sei alle nove di sera, dopo la fabbrica, Aljosha faceva il giro dei negozi, dove le commesse gli avevano messo in serbo mezzo pollo, un pezzo di lardo, due banane... Così, con una cartella di finto cuoio sempre gonfia, andava a trovare le vedove dei “nemici del popolo”. Come quella sera del 12 gennaio, il San Silvestro prerivoluzionario: «Nella poca luce di un abat-jour velato da uno scialle scorsi un divano-letto... Più difficile fu distinguere sotto le coperte la sagoma di una donna. Tutto in lei era bianco: i capelli, gli occhi che un giorno dovevano essere stati azzurri, le braccia scarne. “Caro Aljosha, si è ricordato di me anche oggi?” “Come avrei potuto altrimenti, Tat’jana Al’bertovna?”, ed estrasse dalla borsa una bottiglia già aperta, una mela, tre mandarini...».
Un mondo che oggi sembra scomparso, lasciando il posto a nuovi ricchi, grattacieli ed Expocenter avveniristici. Dove «la “guida ai piaceri di chi ha già tutto” aggiorna sui “trends della Lifestyle Delux, le mostre, l’attività dei VIP, le novità Luxury, le migliori automobili e i migliori yacht”, propone “sconvolgenti interviste e viaggi da capogiro...”». E ad accompagnare la Vitale nei nuovi gironi danteschi non è più il buon Aljosha, ma «Roman, un designer di bagni per nababbi» che cerca casa in Italia. Salvo poi scoprire che non era vero: «Ho messo in giro la voce che compro una villa in Italia perché lo fanno quelli da cui dipendo. Per il mio imidzh» «Che diavolo è?» «L’immagine pubblica, o qualcosa del genere. Per restare nel giro, altrimenti addio alla mia seletta clientela e ai loro cessi...».


SERENA VITALE
A Mosca, a Mosca!
Mondadori

pp. 238, € 19